La crisi coniugale, anche se inizialmente appare come un fallimento può diventare «un passaggio di crescita» verso una nuova fase di vita. Lo ha detto il Papa ai partecipanti all’incontro internazionale del movimento Retrouvaille, ricevuti in udienza nella mattinata di venerdì 26 settembre, a Castel Gandolfo. Con loro il Card. Ennio Antonelli, Presidente del pontificio Consiglio della Famiglia, e Mons. Giuseppe Anfossi, che a nome della Conferenza episcopale italiana, ha accolto in Italia questa movimento che si pone al servizio degli sposi in grave difficoltà. Su invito del Vescovo diamo ampio spazio in questo Corriere a questa particolare esperienza convinti dell’importanza della struttura famigliare che, in questa società, appare sempre più fragile.
Per Mons. Anfossi questa esperienza è un richiamo al mondo cattolico, al nostro popolo. «La comunità dei credenti – ci ha spiegato il vescovo - deve avvertire maggiormente la necessità di essere vicini alle coppie in difficoltà. Invece spesso constato che, soprattutto se si tratta di una coppia impegnata all’interno della Chiesa – la comunità non si sente all’altezza e la gente si allontana, lasciandoli soli. Sono convinto che l’esperienza di Retrouvaille ci insegni che si può fare ancora molto. Non si tratta di sostituirsi a consulenti più esperti, ad esempio gli psicologi o chi opera in un consultorio, ma di mantenere viva una rete che, soprattutto in quei momenti,
non deve venire meno». Anche il Papa nel suo intervento (che riportiamo integralmente nel Corriere della Valle che trovate questa settimana in edicola) ha ricordato «come ogni crisi – ce lo insegna la natura – è passaggio ad una nuova fase di vita. Se però questo nelle creature inferiori avviene automaticamente, nell’uomo implica la libertà, la volontà e, dunque, una speranza più grande della disperazione. Nei momenti più bui, la speranza i coniugi l’hanno smarrita; allora c’è bisogno di altri che la custodiscono, di un “noi”, di una compagnia di veri amici che, nel massimo rispetto, ma anche con sincera volontà di bene, siano pronti a condividere un po’ della propria speranza con chi l’ha perduta».
Come già constatato da Mons. Anfossi quando il rapporto degenera i coniugi spesso piombano nella solitudine, sia individuale che di coppia. Perdono l’orizzonte della comunione con Dio, con gli altri, con la Chiesa. «Allora, i vostri incontri – ha aggiunto il Santo Padre - offrono l’”appiglio” per non smarrirsi del tutto, e per risalire gradualmente la china. Mi piace pensare a voi come a custodi di una speranza più grande per gli sposi che l’hanno perduta». Spero che queste brevi pennellate vi diano un’idea della ricchezza di questa esperienza e vi invito a conservare le pagine che riguardano l’attività di questo movimento. In un momento in cui le parole potrebbero apparire difficili suggerirne la lettura potrebbe rivelarsi un buon consiglio per una coppia di amici in difficoltà. Nel buio si può andare oltre se c’è qualcuno a farci luce. (Pubblicato sul Corriere della Valle d'Aosta del 2 ottobre 2008)
Per Mons. Anfossi questa esperienza è un richiamo al mondo cattolico, al nostro popolo. «La comunità dei credenti – ci ha spiegato il vescovo - deve avvertire maggiormente la necessità di essere vicini alle coppie in difficoltà. Invece spesso constato che, soprattutto se si tratta di una coppia impegnata all’interno della Chiesa – la comunità non si sente all’altezza e la gente si allontana, lasciandoli soli. Sono convinto che l’esperienza di Retrouvaille ci insegni che si può fare ancora molto. Non si tratta di sostituirsi a consulenti più esperti, ad esempio gli psicologi o chi opera in un consultorio, ma di mantenere viva una rete che, soprattutto in quei momenti,
non deve venire meno». Anche il Papa nel suo intervento (che riportiamo integralmente nel Corriere della Valle che trovate questa settimana in edicola) ha ricordato «come ogni crisi – ce lo insegna la natura – è passaggio ad una nuova fase di vita. Se però questo nelle creature inferiori avviene automaticamente, nell’uomo implica la libertà, la volontà e, dunque, una speranza più grande della disperazione. Nei momenti più bui, la speranza i coniugi l’hanno smarrita; allora c’è bisogno di altri che la custodiscono, di un “noi”, di una compagnia di veri amici che, nel massimo rispetto, ma anche con sincera volontà di bene, siano pronti a condividere un po’ della propria speranza con chi l’ha perduta».
Come già constatato da Mons. Anfossi quando il rapporto degenera i coniugi spesso piombano nella solitudine, sia individuale che di coppia. Perdono l’orizzonte della comunione con Dio, con gli altri, con la Chiesa. «Allora, i vostri incontri – ha aggiunto il Santo Padre - offrono l’”appiglio” per non smarrirsi del tutto, e per risalire gradualmente la china. Mi piace pensare a voi come a custodi di una speranza più grande per gli sposi che l’hanno perduta». Spero che queste brevi pennellate vi diano un’idea della ricchezza di questa esperienza e vi invito a conservare le pagine che riguardano l’attività di questo movimento. In un momento in cui le parole potrebbero apparire difficili suggerirne la lettura potrebbe rivelarsi un buon consiglio per una coppia di amici in difficoltà. Nel buio si può andare oltre se c’è qualcuno a farci luce. (Pubblicato sul Corriere della Valle d'Aosta del 2 ottobre 2008)
1 commenti:
anche per chi, come me, non è più credente, fa sempre piacere ascoltare una parola di speranza.
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