3 ottobre 2008

Messaggi in bottiglia - 11: «L'autonomia costa, ma non troppo»

Oggi il Presidente della Giunta Augusto Rollandin, durante la tradizionale conferenza stampa di Giunta ha ribadito il momentaneo parere favorevole da parte delle Regioni a Statuto speciale della bozza Calderoli, approvata oggi dal Consiglio dei Ministri. Il caso vuole che proprio oggi mi sia tornata fra le mani uno studio del 2000, commissionato dalla Fondazione Chanoux e realizzato da Giorgio Brosio e Federico Revelli, professori all' Università di Torino, dal titolo «I costi e i benefici economico-finanziari dell' autonomia e dell' integrazione: i rapporti tra Italia e Valle d' Aosta all' interno di scenari istituzionali alternativi». La notizia ebbe una eco nazionale. Qui potete leggere un articolo comparso addirittura sul Corriere della Sera, a firma di Ottavio Rossani, dal titolo «Uno studio della Valle d'Aosta: l'autonomia costa, ma non troppo». La pubblicazione era edita da «Le Château». Un libro da riprendere in mano anche oggi. Se volete conoscere il mio pensiero sull'argomento qui potete leggere il fondo che ho pubblicato il 28 agosto sul Corriere della Valle dove, questa settimana nel numero in edicola, trovate anche un commento del docente di Diritto Tributario della facoltà di Economia dell'Università della Valle d'Aosta Roberto Franzé.

9 commenti:

Anonimo ha detto...

E'certo : non c'è mai stato un approccio matematico all'angolazione valdostana della tematica e le posizioni hanno sempre utilizzato parole o vuote o propagandistiche per difendere i privilegi che non esistono solo o per chi è così tonto da non vederli o per chi cerca di mescolare le carte per mantenerli ( complemento oggetto del periodo : i privilegi . Avere 135/100 delle tasse statali è un privilegio , a meno che l'acqua sia asciutta e il Cagliari sia in testa al campionato di serie A ) . Ho letto l'articolo del CdS che riporta frasi di Louvin che paiono dette da Rollandin . In sostanza : il Governo deve dare contentini alla Lega affinchè questa finga suoi successi federalistici con l'elettorato che ben conosciamo . Ma ora il Governo ha deciso di prendere tempo : il rimandare ai decreti successivi la definizione pratica del "federalismo all'italiana " altro non è che spostare nel tempo ciò che per i longobardi si chiamerà magari federalismo , ma in realtà sarà solo una rivisitazione dei rapporti Stato-periferia finalizzata a una salutare razionalizzazione . Il tema è scottante per l'UV , perchè tale movimento ha nel suo statuto immutabile nei secoli l'obiettivo di un " federalismo globale " che non sa definire e che suona bene finchè si tratta di discorsi propagandistici , ma che disturba il manovratore se si tratta di attuarlo , in quanto l'UV prende voti solo perchè dalla Regione si indirizzano i tanti denari che lo Stato ci regala . Ormai i due forni , quello del definirsi federalisti rafforzati ( cioè amanti del cosiddetto federalismo " globale " ) e quello del ricevere 135/100 ( precondizione per mantenere il comando in una regione ove il voto filosofico non esiste ) , non possono contemporaneamente funzionare , per cui si cerca di annegare nelle parole parole parole parole il tema , sperando di rigirare le carte . A ultima dimostrazione c'è l'intervista al tgr3 a Rollandin di cui qui riferii ( ovviamente senza risposta : quando si parla di argomenti per loro indigesti i valdostani doc fuggono come sfugge di mano la saponetta bagnata ) e in cui il patron sfuggì il tema dicendo che i nostri conti sono a posto . Facendo presagire l'assurda linea del Piave rossonera : non partire da 135/100 bensì dall'elenco dei compiti alla Regione delegati con le spese conseguenti . Ma 135/100 significa togliere alle altre regioni e questo è l'opposto del federalismo e l'oppostissimo del federalismo globale di cui nello statuto rossonero . Scoppierà una bomba ad orologeria per l'UV , bomba innescata , caso strano , proprio dalla Lega che a tutto pensava fuorchè alla VdA . Comico . Credo che neppure tutti i romani che contano sappiano dei 135/100 , ma lo sapranno prima dei decreti attuativi , perchè la cosa più importante non sono i regali , ma una Valle ove i valori e la sincerità abbiano posizione preminente .

ImpresaVda on 3 ottobre 2008 alle ore 19:34 ha detto...

Premesso che le cose potrebbero comunque finire come dice Borluzzi lo studio in questione (io ne possiedo una copia)è stato realizzato secondo modelli matematico-finanziari. Giorgio Brosio è infatti professore ordinario di Scienza delle Finanze presso la Facoltà di Scienze Politiche, Torino. In precedenza ha insegnato nelle Università di Bari, Camerino, Ginevra, Parigi. Ha effettuato soggiorni di studio presso diverse Università o enti di ricerca fra le quali la Brown University e IMF, di cui è consulente per i problemi di politica fiscale ed in particolare del federalismo fiscale. E’ stato membro della Commissione Tecnica per la Spesa Pubblica presso il Ministero del Tesoro, presidente della European Public Choice Society e direttore dell'Istituto di Ricerche Economiche e Sociali del Piemonte. E’ autore di numerosi saggi scientifici pubblicati presso il " Journal of Theoretical Politics" e libri tra cui “Competition & Structure. The Political Economy of Collective Decisions: Essays in Honor of Albert Breton”, Cambridge University Press,2000.
Federico Revelli è invece docente di finanza locale. Qui trovate tutte le sue pubblicazioni:
http://www.de.unito.it/web/member/revelli/personal-pub.htm
Mi scuso per non avere inserito il link nell'articolo.

ImpresaVda on 3 ottobre 2008 alle ore 19:38 ha detto...

Ho saltato un pezzo nel post precedente. Tra parentesi trovate quello che manca.

Premesso che le cose potrebbero comunque finire come dice Borluzzi (informo i visitatori che) lo studio in questione...

Anonimo ha detto...

se ho capito bene (non sono certo ferrato in materie economiche), mi sembra che i risultati dello studio diano sostanzialmente ragione a quegli economisti che, esempi concreti alla mano, sostengono che non sono gli aumenti delle tasse (degli introiti per quanto riguarda la nostra regione) a migliorare le cose. L'aumento delle tasse (o degli introiti) non fanno altro che aumentare le spese, e dopo un breve lasso di tempo, ci si trova allo stesso punto di prima.
Ergo, se ci ridurranno ragionevolmente gli introiti (le devoluzioni statali), impareremo a spendere meglio, e magari con migliori risultati. E' così?
p.s. di solito nelle famiglie succede proprio così.
Personalmente non sono molto preoccupato per le eventuali riduzioni di entrate che potremmo avere dal cosiddetto federalimo fiscale, quanto piuttosto dalla nostra grande capacità di fare un pessimo uso (vedi sperpero) delle risorse che abbiamo, poche o tante che siano.
Forse una cura dimagrante per evidente obesità ci farebbe bene (useremmo meglio le nostre risorse).

Anonimo ha detto...

Premesso che il periodo quadrava perfettamente anche senza la parte mancante , non capisco nè condivido la replica di Favre . Non capisco la descrizione dei meriti dei due autori dello studio : questi indubbiamente ci sono , ma un problema , se non è toccato , non risulta viceversa toccato se un pedigree professionale è ricco . Non condivido quindi che si sottolinei la bontà indubbia ma generica di uno studioso per sostenere eventualmente l'inattaccabilità di posizioni assunte . L'approccio non può non essere il seguente : lo Stato impone 100 di tasse , parte va allo Stato stesso e parte resta ove le tasse sono prodotte . Studi federalistici ritengono , in generale , corretto il fifty-fifty tra Stato e periferia , con una leggera tendenza ( solo " tendenza " ) verso il 55% alla periferia e 45% allo Stato . E' evidente che lo Stato non vive d'aria e che se una regione riceve di più ce ne sono altre cui deve essere negato lo stesso trattamento . Questi sono concetti ineludibili . Se un padre ha 3 figli e guadagna 100 , tale somma deve servire per le spese comuni familiari e una paghetta o pagona ai figli , nessuno dei quali può pretendere 135 perchè la famiglia si disintegrerebbe . E nessun figlio può chiedere più degli altri due ( a meno di casi particolari legati a età e differenze di abitudini , ma anche in tal caso mai può pretendere 135 ), per ovvie ragioni . Favre ammette , mi pare , che questo sia , come è , un ragionamento ineccepibile , ma allora perchè non affrontare l'abc da me richiamato anzichè mettere in blog un articolo di chi forse il 135/100non lo conosce e , in ogni caso , partendo non da tale dato porta acqua al mulino di chi opera per sciogliere il " federalismo alla valdostana " nel calderone del bla bla bla consistente nel dire solo che i conti regionali sono costituiti da voci sensate e uscite reali ? Tale calderone è estraneo alla volontà di affrontare con sincerità il tema , che richiede lo stabilire " quanto " su 100 va alla regione , che poi dovrà amministrare bene tale " quanto " , ovviamente . L'aver eventualmente utilizzato bene 135 non significa che 135 sia giusto . E' un'appropriazione indebita nei confronti delle altre regioni , alcune delle quali mal messe . Se si vuole ragionare in base a un cieco nazionalismo valdostano si può proporre di tutto per mantenere lo status quo , ma se si vuole essere oggettivi l'angolazione è quella da me indicata , figlia non mia ma dell'ovvio .

Anonimo ha detto...

Borluzzi dice 55% alla periferia, 45% allo Stato (tendenza).
Tenendo conto delle maggiori competenze regionali rispetto alle regioni ordinarie, nonché del maggior costo di alcuni servizi in zone di montagna (ovviamente in tutte le zone di montagna, non solo in VDA), non conoscendo al momento tali maggior costi, si può ipotizzare, in prima istanza che essi si aggirino intorno al 10-15%?
Se sì, la ripartizione diventerebbe (tendenza) per la VDA:
65/70% periferia, 30/35% stato
Avevo ipotizzato sul blog di Calì, facendo calcoli della serva, una riduzione degli introiti (trasferimenti) alla regione in una misura variabile tra un terzo e la metà di quelli attuali (ad abitante).
Saremmo più vicini alla metà che all'un terzo (restano da approfondire le incidenze dei maggiori costi per le maggiori competenze regionali e per i servizi in zone montane, qui indicati in via di prima e grossolana approvazione).
p.s. su tutta la materia, anziché su parole al vento, mi piacerebbe avere quei pochi dati sintetici che consentirebbero di fare qualche concreto ragionamento su dati oggettivi (finora, ad es, non ho trovato nessuno che contesti la correttezza del 135/100 di cui parla Borluzzi).

ImpresaVda on 3 ottobre 2008 alle ore 22:41 ha detto...

Faccio riferimento al penultimo post di Curthoud e all'ultimo di Borluzzi.
L'analisi di Curthoud dello studio è corretta e credo dimostri che non tiro l'acqua al mulino di nessuno.Il riferimento ai curricula è preceduto dall'affermazione che un'analisi matematica è stata fatta, contrariamente a quanto detto da Borluzzi, e questa analisi - che cito ma, per ora, non sposo, quindi Borluzzi eviti di darmi subito del collaterale - partendo dall'ipotesi di un federalismo di tipo moderno ipotizza una diminuzione del Pil valdostano del 12% cui si dovrebbe far fronte con un cambio di politica caratterizzato da consumi pubblici snelliti e più efficienti. In base a questo scenario la Valle assume la responsabilità del'amministrazione e dell'incasso di tutte le entrate fiscali, finora nazionali, maturate sul territorio regionale. In altre parole le quote di partecipazione ai tributi erariali diventano pari al 100% (o più qualora la Regione decidesse autonomamente di aumentare el proprie aliquote). In questo scenario vengono mantenuti legami con il sistema di sicurezza e di previdenza sociale italiano e con la gestione complessiva del debito pubblico. La bontà di questo studio non sta nei suoi risultati (che pure, secondo me, Borluzzi, potrebbe pure apprezzare), ma nel fatto che allora si fece uno studio molto particolareggiato sull'argomento, oltretutto in tempi in cui il pressing nazionale non era così isnsitente, che, purtroppo, restò lettera morta. Oggi vorrei vedere lo stesso impegno da parte della Giunta regionale nell'analizzare il bilancio e valutare in cosa può cosnsitere un moderno federalismo. Una task force di cervelli deve mettersi al più presto all'opera.

ImpresaVda on 3 ottobre 2008 alle ore 22:58 ha detto...

Siccome nel 2000 dovrei aver pubblicato le conclusioni della ricerca sul Corriere della Valle vedo se riesco, la prossima settimana, a renderle disponibili anche on line. Diversamente presso la biblioteca regionale è conservata l'intera collezione del Corriere. Il periodo della pubblicazione dovrebbe essere il mese di luglio.

Anonimo ha detto...

Due note . Lo Stato sostiene delle spese per esistere e fornire servizi , non mi pare possa campare con le percentuali indicate da Bruno . Faccio inoltre presente che le percentuali da me riferite riguardano studi statunitensi . Sull'ipotesi di Favre del 100% alla Regione , con gli snellimenti conseguenti alla rinuncia di 35 ( da 135/100 a 100/100 ) : già il 100 sarebbe troppissimo e per nulla federalista perchè lo Stato spende per la regione , ma , soprattutto sarebbe considerato come " attentato del centralismo alle prerogative valdostane " , anche se consistenti nel vivere al di sopra delle proprie possibilità coi denari altrui ( 135 finora ha significato questo ) . Prendo atto con lode a Favre per questa sua affermazione , che va nella direzione giusta ( anche se a Matera come a Gela sarebbe però ipercriticata , e non a torto , perchè comunque filo Valle ) , ma pensare che questa dirigenza rossonera operi per uno snellimento della macchina regionale che passa anche attraverso riduzione di strutture oltrechè a contrazione di assunti , mi pare auspicabile ma non realistico ... L'attuazione di quanto proposto da Favre ( task force di cervelli ) sfocerebbe in kilometriche discussioni inficiate dalle 2 finalità primarie rossonere , il mantenere consensi elettorali e dare alla regione una solidità finanziaria ( coi denari altrui ) in una logica nazionalisticovaldostana . Io la penso diversamente sull'approccio , che deve essere matematico ( hai ora 135 , poi avrai xxx ) per troncare le discussioni con lo Stato e ridurle all'alveo locale pianificando solo l'utilizzo di xxx . Ma il procedere , in una regione ove dell'IVA da importazione non si vuole parlare o Lavoyer in merito si esprime come qui settimane fa evidenziato ( a Bisceglie lo colpirebbero coi pomodori e a Chiaiano con le uova ) , sulla via del " federalismo valdostano " è cosa da seguire perchè buon riso fa buon sangue .

 

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