Il mio ultimo editoriale sul Corriere della Valle d'Aosta.
E’ difficile celebrare i 60 anni della dichiarazione universale dei diritti umani (tragicamente sconosciuta al 50% dei giovani italiani secondo una recente ricerca commissionata dalla Camera) proprio nei giorni in cui la Fao rende noto «lo scandalo del nuovo millennio», cioè l’aumento di altri 40 milioni di persone che soffrono la fame nel mondo, quasi a sfiorare il miliardo. Una notizia che, forse, dovrebbe far passare in secondo piano i timori di molti di un Natale sottotono. Ma non sarà così. Parla molto chiaro in questo senso Paolo Beccegato, responsabile dell’area internazionale della Caritas italiana. «Ora è chiaro – ha detto - che non sarà più possibile dimezzare la cifra entro il 2015. E dispiace se la crisi finanziaria globale diventa un alibi per non raggiungere il risultato. Questo non è accettabile. Oltretutto il numero dei poveri assoluti rischia di raddoppiare nel prossimo anno se non si prendono iniziative concrete». Le stime preliminari del rapporto della Fao denunciano la presenza di 963 milioni di persone sottonutrite nel mondo, in aumento rispetto ai 923 milioni del 2007, soprattutto a causa dell’impennata dei prezzi delle materie prime agricole. Secondo l’agenzia Onu la crisi finanziaria ed economica potrebbe far crescere ulteriormente questa cifra. Studi predisposti dai tecnici della Fao sostengono che per combattere la fame nel mondo siano necessari 30 miliardi di dollari. Soldi che al momento sembrano non esserci. O per lo meno non ci sono per il Sud del mondo come sottolinea ancora Beccegato. «Che non ci siano 30 miliardi di dollari l’anno, in aggiunta ai 100 miliardi l’anno necessari contro la povertà, sembra assurdo. – sottolinea il responsabile della Caritas -. Solo per il salvataggio dei principali gruppi bancari americani sono stati messi a disposizione 700 miliardi di dollari. In Europa sono stati stanziati 200 miliardi di dollari come primissima iniziativa. Ora entrambi stanziano altre centinaia di miliardi di dollari per il rilancio delle imprese e dell’economia reale». «Se sommiamo tutte queste risorse – conclude - andiamo a cifre da capogiro. Sembra un discorso miope non capire che rilanciare anche la domanda del Sud del mondo può essere addirittura uno strumento utile anche per il Nord».
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