Riporto un articolo tratto dall'Agenzia Sir che offre una interessante riflessione in materia di etica economica.
«La crisi non è soltanto economica, ma è stata originata da deficit di valori morali e da comportamenti pratici contrari alla legge di Dio e conseguentemente contrari all’uomo; dannosi per la giustizia e negativi per la crescita materiale e spirituale della società». Lo ha detto ieri (16 marzo) a Roma il card. Tarcisio Bertone, segretario di Stato vaticano, invitato dalla Confindustria alla riunione della propria giunta, davanti alla quale ha proposto una riflessione sull’Enciclica «Caritas in veritate».
In apertura del suo intervento, il cardinale ha anzitutto elencato tre elementi, presenti nell’Enciclica, definiti «una ‘trilogia’ di piste da percorrere per arginare questo deficit di valori». Il primo è «l’emergenza educativa», più volte richiamata dal Papa; il secondo è «l’imprescindibile necessità… di una nuova generazione di laici cristiani impegnati nel mondo del lavoro, dell’economia, della politica»; il terzo è «l’approfondimento critico e valoriale della categoria della relazione». «Il riferimento fondamentale per l’economia», ha affermato, è costituito dal «progetto di Dio e, conseguentemente, la Verità della fede e la carità che ne deriva».
Sviluppo non egoistico
La Caritas in veritate, ha detto il card. Bertone, «apprezza lo sforzo imprenditoriale volto a produrre sviluppo e progresso, perché ritiene l’impresa, che crea il benessere da distribuire a tutti, un bene in sé, corrispondente a tale vocazione dell’uomo. Tuttavia l’impresa è un mezzo e non un fine, così come anche il suo operato resta un mezzo, incluso l’opportuno profitto, ed è il senso che le dà l’imprenditore a farne uno strumento di progresso umano integrale». «I valori di riferimento per chi fa impresa», secondo il segretario di Stato, devono consistere nel «volere uno sviluppo economico non egoistico, non scoraggiante la vita umana, non falsato e non illusorio». Perciò, ha aggiunto, «esigenze quali il ‘ritorno sull’investimento’, la ‘creazione di valore per l’azionista’ e la ‘valutazione del rischio’, non possono prescindere dal valore umano».
Sostenere la famiglia
Il cardinale ha poi riflettuto sui «valori guida dell’imprenditore», affermando che «fare impresa è una missione potenzialmente elevatissima, ma essa è uno strumento per il benessere dell’uomo, il quale non è solo materia e perciò esige grandi attenzioni anche ai suoi bisogni spirituali. Quando l’imprenditore si occuperà anche di questi, avrà acquisito un vero vantaggio competitivo».
In secondo luogo, ha aggiunto, «per assicurare lo sviluppo dell’impresa, si deve credere nella vita e sostenerla con tutti i mezzi, aiutando le famiglie a formarsi, sostenendo la nascita e la crescita dei figli, assicurando così uno sviluppo vero e sostenibile per il sistema industriale». Terzo elemento – secondo il cardinale – è che per «favorire la creazione di ricchezza dell’impresa, lo sviluppo economico deve essere distribuito ed esteso a tutti, solo così potrà esser mantenuto».
Modello distorto di società
Passando a riflettere sulla «conduzione dell’azione di sviluppo in un mondo che cambia», il card. Bertone ha poi notato che «è cambiata la crescita economica a seguito di fattori diversi, a cominciare dall’introduzione di un distorto modello di crescita, dovuto al crollo delle nascite. Grazie alle azioni che hanno tentato di compensarne le conseguenze non previste, quali la spinta alla produttività esasperata, la delocalizzazione produttiva, il consumismo a debito delle famiglie…, si è creato uno sviluppo artificiale e insostenibile, il cui crollo ha prodotto distruzione di ricchezza e vulnerabilità delle imprese, delle famiglie, delle persone e degli stessi Stati».
Impresa e responsabilità sociale
«Voi avete chiaro il modello di sviluppo cosiddetto italiano, quello centrato sulla figura dell’imprenditore con una visione a lungo termine – ha poi affermato il card. Bertone – con un senso di responsabilità sociale sul territorio, con una cura quasi personale ai propri dipendenti, con un’attenzione al rischio e prudenza nell’uso di strumenti complessi». Nella attuale situazione occorre «elaborare un modello di impresa con un forte senso di responsabilità sociale» e a tal riguardo ha citato «l’esperienza dell’azienda Olivetti, che mi piace ricordare dato che quest’anno ricorre il 50° anniversario della morte dell’Ing. Adriano Olivetti (1960). Io sono originario della diocesi di Ivrea e questa esperienza è presente nella mia memoria ed ha influito sulla mia sensibilità sociale», ha detto sottolineando «l’umanesimo profondo nella gestione del mondo del lavoro». Il cardinale ha anche ricordato la figura di Tere Cerutti Novarese (Gruppo Cerutti) che ha guidato «un’azienda vincente sul piano tecnologico e nello stesso tempo particolarmente attenta al fattore umano».
Fiducia, valore per superare la crisi
Nella parte conclusiva del suo discorso, il card. Bertone si è chiesto se «si può pensare che la fiducia in Dio possa diventare un vantaggio» e se «l’attenzione alla vita spirituale dei dipendenti diventi un vantaggio, che provoca più produttività, minori costi, minori rischi». La risposta è stata affermativa nel senso – ha detto – che «il rispetto della dignità della persona… provoca un valore che si chiama ‘fiducia’». I modelli economici «attualmente vincenti», «fondati su costi del lavoro troppo bassi, tecnologie troppo alte e prodotti di scarsa qualità» non saranno «vincenti per molto». Invece il segretario di Stato ha invitato gli imprenditori «a fornire al mondo l’esempio di come si governa una impresa con modelli cristiani di lealtà, trasparenza, sicurezza, qualità, capacità innovativa, senso di responsabilità e dovere».
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