20 novembre 2010

Cromo Esavalente: le Risposte della Cogne Acciai Speciali

«Su questa vicenda si sono dette tante cose inesatte. Sarebbe bastato chiedere all’azienda e molti dubbi sarebbero stati risolti». Roberto Marzorati, vicepresidente della Cogne Acciai Speciali, è fermissimo. Non cita mai Alberto Zucchi (leggi qui) ma le slides della conferenza stampa ricalcano il j’accuse del consigliere pidiellino. Marzorati ha soltanto una preoccupazione. «E’ chiaro che la convivenza stabilimento siderurgico-città di Aosta – commenta il vicepresidente - non sia semplice di conseguenza occorre dare istantaneamente le giuste rassicurazioni ai cittadini. Noi stiamo facendo tutto quello che è necessario per rendere la nostra presenza il meno impattante possibile. In alcuni casi abbiamo avviato migliorie che non ci erano richieste per legge». «I piani di miglioramento ambientale – prosegue il suo ragionamento Marzorati - sono programmi continui che proseguono senza interruzioni, come dimostra il piano di investimenti per l’anno 2011 recentemente approvato dal CdA il quale, pur di fronte ad una riduzione di alcuni investimenti impiantistici, riconferma per un valore previsionale di 1.800.000 euro i fondi destinati al miglioramento di Ambiente e Sicurezza». Il post è piuttosto lungo e complesso ma può aiutare meglio la comprensione della vicenda.

Autorizzazione integrata ambientale
Marzorati spiega come la Cogne sia dall’ottobre 2007 in possesso dell’Autorizzazione Integrata Ambientale (Aia), cioè del provvedimento che autorizza l'esercizio di un impianto imponendo misure tali da evitare oppure ridurre le emissioni nell’aria, nell’acqua e nel suolo per conseguire un livello elevato di protezione dell’ambiente nel suo complesso. I principali soggetti coinvolti per l’assegnazione di questa autorizzazione sono oltre all’impresa, la Regione, i Comuni, l’Arpa, l’Azienda USL, i Vigili del Fuoco e, in Valle d’Aosta, il Corpo Forestale. I principali aspetti ambientali considerati nell’AIA sono le emissioni in atmosfera, gli scarichi idrici, i rifiuti, la protezione del suolo, il rumore esterno e l’utilizzo risorse. L’Autorizzazione viene rilasciata a seguito di una fase istruttoria che prevede la raccolta, la condivisione tra i soggetti coinvolti e l’analisi, tra l’altro, delle informazioni inerenti gli impianti e l’organizzazione dell’impresa, con l’obiettivo di verificare il rispetto di tutti i limiti normativi ambientali, verificare l’utilizzo delle migliori tecnologie disponibili qualora applicabili, individuare eventuali piani di miglioramento o approfondimento volti al miglioramento continuo e definire un piano di monitoraggio e controllo (ossia i controlli che l’azienda dovrà effettuare e le informazioni che dovrà trasmettere agli Enti competenti ,al fine di una costante valutazione della gestione da parte dell’azienda dei vari aspetti ambientali).

Canoni per il diritto di derivazione d’acqua
Il vicepresidente precisa poi come non sia vero che la Cogne non paga l’acqua che utilizza. «In considerazione del fatto che lo stabilimento non è collegato all’acquedotto né alla rete fognaria della città di Aosta, - commenta - la CAS provvede autonomamente al prelievo, alla distribuzione, alla raccolta, alla depurazione e allo scarico delle acque, sia per uso industriale che per uso potabile. Al termine di una serie di verifiche, nel mese di aprile 2010 la Regione ha trasmesso alla CAS un prospetto riepilogativo dei canoni dovuti per l’utilizzo dei pozzi di emungimento al servizio dello stabilimento relativamente agli anni compresi tra il 2004 e il 2008». La CAS ha provveduto a proporre un piano di pagamenti accettato in data 9 settembre 2010. E’ prevista una prima tranche di pagamenti, relativa agli anni dal 2004 al 2006, da saldare entro il 31 dicembre 2010 ed una seconda, per gli anni 2007 e 2008, con scadenza al 31 dicembre 2011. Sono inoltre in via di definizione le modalità di calcolo e fatturazione relativamente agli anni 2009/2010

Ricircolo interno delle acque ad uso industriale
I principali circuiti di raffreddamento dello stabilimento prevedono dei sistemi di ricircolo delle acque direttamente presso gli impianti cui sono asserviti. Inoltre, una parte consistente delle acque in arrivo presso il depuratore finale degli scarichi viene ricircolata verso lo stabilimento, previo opportuno trattamento, per essere riutilizzata come acqua ad uso industriale. Complessivamente, in condizioni standard di lavoro, la quantità di acqua riutilizzata nei processi produttivi derivante da operazioni di ricircolo interno può raggiungere il 75% del totale. Il restante 25% è prelevato dai pozzi presenti all’interno dello stabilimento direttamente dalla falda, ad una profondità di circa 50/60 metri.

Qualità delle acque potabili
Le acque distribuite all’interno dello stabilimento ad uso potabile vengono campionate ed analizzate mensilmente da un laboratorio esterno certificato. Anche in questo caso, l’acqua è prelevata da due pozzi dedicati, presenti all’interno dello stabilimento, ad una profondità di 50/60 metri. «Nel corso degli anni – sottolinea Marzorati - non sono mai state rilevate non conformità rispetto agli standard normativi di riferimento. In particolare, per quanto attiene ai dati relativi al CROMO totale, tutte le analisi sinora condotte hanno dato come risultato un valore inferiore a 0,1 µg/lt, che costituisce il limite minimo di rilevabilità. Il valore di riferimento normativo è di 50 µg/lt».

Qualità acque sotterranee
La qualità della falda acquifera sottostante lo stabilimento viene verificata attraverso una rete di piezometri dislocati in vari punti dell’area. Il piezometro MW4, considerato particolarmente significativo in quanto posto a valle dello stabilimento, è ormai da anni oggetto di una costante attività di analisi. Il grafico sottostante riporta il valore medio di CrVI rilevato annualmente. I piezometri sono dei dispositivi finalizzati a rendere possibile il campionamento delle acque di falda. La profondità di captazione si attesta di norma intorno ai 20/25 metri, ossia nella porzione più alta della falda, dalla quale non vi è alcun prelievo di acqua da parte dei pozzi di captazione.

Aspirazione dei fumi di acciaieria
«Il Piano di miglioramento dell’impianto di aspirazione dei fumi – aggiunge Marzorati - è stato voluto dalla Cogne ed è stato presentato alla Regione nella primavera del 2007. Tale iniziativa aveva come obiettivo quello di ottenere un’ulteriore importante riduzione delle emissioni, i cui valori erano già decisamente al di sotto dei limiti previsti dalla legge. Tale piano, che ha comportato un investimento di circa un milione e 800mila euro, si articolava in due progetti: il primo prevedeva l’installazione di un nuovo gruppo filtrante al servizio dell’acciaieria, mentre il secondo riguarda val’installazione di un nuovo gruppo di aspirazione secondaria». Marzorati si è soffermato anche sulla cronologia degli eventi: dopo una fase di condivisione con gli Enti regionali competenti, nell’ottobre del 2007 il Piano è stato inserito all’interno dell’AIA, prevedendo il completamento delle opere entro il 31 dicembre 2008. Nel corso del 2008 è stato positivamente portato a termine il primo dei due progetti individuati dal Piano. Alla fine del 2008 la CAS ha comunicato alla Regione lo slittamento dei tempi di realizzazione del secondo progetto e richiesto formalmente una proroga dei termini. Tale richiesta si è resa necessaria per analizzare i parametri di funzionamento del primo impianto, in modo da confermare le previsioni progettuali del secondo. Nella primavera del 2009, la CAS ha comunicato alla Regione l’intenzione di dare avvio ai lavori del secondo progetto, richiedendo pertanto l’autorizzazione prevista per legge, che è stata concessa nel giugno 2009. Alla fine del 2009 è stata completata la realizzazione del progetto 2 ed è stata comunicata alla Regione la messa in esercizio dell’impianto per gennaio 2010, come di fato avviene. Il collaudo finale è stato effettuato nella primavera del 2010, successivamente alla messa a regime dell’impianto. Per la gestione dei due impianti (consumi, manutenzione ecc.), la Cogne sostiene ogni anno una spesa pari a 780.000 euro

Aspirazione fumi decapaggio
«L’impianto decapaggio – spiega il vicepresidente della Cas - presenta come principale criticità le emissioni gassose provenienti dalle vasche, pertanto sono necessari adeguati impianti di aspirazione e depurazione delle sostanze inquinanti. Per il processo di depurazione sono installate idonee torri di trattamento le quali sono monitorate in continuo sulle 24 ore, i cui risultati sono condivisi in tempo reale con gli enti preposti. Questo sistema di rilevazione è stato il primo realizzato in Europa, con modalità di controllo in continuo, su impianti analoghi».

1 commenti:

ImpresaVda on 20 novembre 2010 alle ore 21:43 ha detto...

La replica di Zucchi

Dopo le autocelebrazioni avvenute ieri da parte del Vice presidente della CAS, non intendo più replicare nei confronti dell’Azienda.

A questo punto, a seguito dei contenuti e dei toni adottati, mi rivolgo, in qualità di consigliere regionale oltre che di cittadino aostano, a tutte le Autorità competenti nei vari settori di riferimento ( Ministero dell’Ambiente, Regione, Finaosta, ARPA, Corpo Forestale Valdostano, ASL, Comitato Tecnico Regionale per la prevenzione incendi, etc ) per dare le adeguate risposte ai numerosi principali punti da me evidenziati che, nonostante i proclami, non sono stati neanche sfiorati da uno straccio di risposta da parte di CAS.

Ai punti noti, ne aggiungo uno nuovo, spronato dalle enfatizzazioni del Vice Presidente CAS, circa il livello di impianto europeo di avanguardia, rappresentato dal decappaggio.

Invito il Direttore dell’ARPA a rendersi il più presto possibile all’interno dell’impianto quando è in funzione per verificare come e dove vengono diffuse le emissioni dei fumi secondari provenienti dal processo produttivo, con particolare riferimento al tetto interno del capannone e, soprattutto, alle botole sovrastanti che smaltiscono nell’atmosfera circostante l’aria ivi contenuta, ad un ritmo di 10 volte l’intero contenuto per ora.

Un solo consiglio al Direttore: si munisca della maschera antigas così come fanno gli operai che all’interno devono indossarla, soprattutto quando lavorano ad un livello superiore al bordo delle vasche!

E all’esterno, provi il Dott. Agnesod a misurare la qualità degli effluvi che fuoriescono dalle botole di aspirazione( beninteso sempre con l’impianto in funzione ).

E’ facile dire che nei punti sotto controllo le misurazioni sono a posto!

E’ più difficile capire il motivo per il quale certi controlli e misurazioni, in certi posti, non vengono fatti ne ipotizzati, ne richiesti!

Un’ultima cosa: saranno le Isituzioni e gli Organi competenti a stabilire quando una vicenda che coinvolge la salute dei lavoratori e dei cittadini in generale si chiude, non certo il Vice Presidente CAS.

 

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