20 settembre 2011

L'impegno del Cervim a favore della Viticoltura di Montagna: Intervista al nuovo Presidente Roberto Gaudio

Roberto Gaudio
«Dobbiamo sviluppare un’azione politica che si fondi su una forte conoscenza scientifica». Con queste parole Roberto Gaudio, agronomo e neoeletto presidente del Cervim - Centro di Ricerche, Studi, Salvaguardia, Coordinamento e Valorizzazione per la Viticoltura Montana, che ha la sua sede in Valle d’Aosta - descrive il rapporto che il direttivo da lui guidato intende mantenere con il Comitato scientifico del Centro, nominato di recente e che vede al suo interno un panel di esperti universitari di livello internazionale. Una sinergia fondamentale in virtù del ruolo che l’ente ormai è chiamato a ricoprire nei confronti dell’Unione Europea. Abbiamo rivolto alcune domande a Gaudio, reduce dal buon riusltato di Expovins, con l’obiettivo di comprendere meglio la delicatezza di questa sfida e farci illustrare come si svilupperà la sua presidenza.

L’Ue sembra guardare al Cervim con interesse…
Con la creazione del CERVIM, le regioni interessate da questo tipo di viticoltura hanno potuto unirsi e organizzarsi per cercare soluzioni ai loro problemi e difendere i loro interessi. La Comunità Europea ha preso in considerazione il ruolo e le competenze del CERVIM e gli ha affidato il compito  di realizzare un censimento delle zone viticole di montagna e in forte pendenza. Questo è molto importante. Purtroppo disponiamo di mezzi economici e umani limitati ed è per questo difficile intraprendere dei progetti importanti. Vedremo se però riusciremo ad inserirci nella nuova programmazione europea 2013-2020,
Ma perché l’Ue dovrebbe aiutare la viticoltura di montagna?
Perché può portare un contributo essenziale allo sviluppo sostenibile sul piano ecologico e ambientale. La presenza della vigna sui terreni interessati da forte pendenza permette di conservare i suoli proteggendo i pendii dal rischio di erosione e di frane. In questo modo essa partecipa alla sostenibilità globale del territorio.
L’idea di presentarvi uniti è stata anche sviluppata dalla creazione di un marchio collettivo dedicato alla viticoltura eroica…
Il marchio è un modo per dichiararsi, per ricordare che un prodotto ha una storia una identità, espressione unica della cultura dei luoghi di provenienza. Inoltre è un brand di cui possono usufruire anche gli enti che promuovo iniziative che vanno in questa direzione. Ad esempio le Camere di Commercio. Il Marchio è anche un’azione di marketing che – ci auguriamo – possa far cogliere quel di più che è offerto da chi porta avanti questa attività in simili condizioni. C’è chi pensa che il mercato possa da solo dare un futuro a queste realtà. A nostro avviso non è sempre sufficiente…
Cioè?
Il tema è stato trattato a lungo in uno degli ultimi convegni internazionali. In molti sono infatti dell'avviso che senza aiuti diretti da parte dell'amministrazione pubblica, la sostenibilità economica delle imprese non può essere garantita, tenuto conto delle difficoltà strutturali. Molti altri, al contrario, pensano che la sopravvivenza economica debba arrivare prima di tutto dal mercato e che per mezzo di un marketing orientato verso l'immagine del prodotto, si riuscirebbero a garantire redditi sufficienti agli attori della viticoltura di montagna. Queste due visioni in realtà devono essere considerate complementari. L'aiuto pubblico dovrebbe prioritariamente servire per migliorare le strutture di produzione. Dei legami devono essere sviluppati con il turismo che beneficia indirettamente dei servizi della viticoltura di montagna. La valorizzazione dell'immagine dei prodotti è d'altronde fondamentale, la parte preponderante del reddito deve derivare dalla vendita dei prodotti della vigna.
Ci sono delle azioni che avete previsto di attuare?
Ne cito alcune che sono state approvate recentemente: far riconoscere ufficialmente dalla Comunità Europea i criteri di identificazione della viticoltura di montagna e in forte pendenza: pendenza maggiore del 30%, altitudine superiore ai 500 metri e vigna in terrazzamenti e in ciglioni; incoraggiare i paesi membri a sostenere la viticoltura di montagna e in forte pendenza nel quadro dell'attuazione dei PSR e raccomandare ai singoli paesi di mettere in atto dei piani di gestione del territorio che definiscano queste zone per ben distinguerle dalle zone interessate dai piani regolatori.
Altri obiettivi di tipo più pratico?
Sicuramente far crescere il Concorso internazionale dei vini di montagna dove già quest’anno si sono aggiunti altri cento vini, in modo da inserirci nella top five delle manifestazioni vitivinicole italiane. Oltre ad aumentare le nostre presenze istituzionali: dal Merano Wine Festival all’Espositions des vins de Suisse, soltanto per citarne alcune. Abbiamo intenzione di lavorare molto anche sulla valorizzazione del paesaggio cercando di mettere in forte collegamento le bottiglie prodotte in queste aree e il territorio. Un concetto destinato a diventare molto importante visto che a livello europeo è stata recentemente firmata una Convenzione del paesaggio. Noi vorremmo proprio creare un osservatorio dei paesi viticoli europei di montagna. E’ una tematica che sarà sicuramente centrale nei prossimi tre anni e stiamo avviando dei contatti con alcuni architetti spagnoli specializzati su questi temi. Anche le nuove politiche europee vanno in questa direzione. Inoltre noi vorremmo creare una rete dei centri di ricerca con cui il Cervim si relaziona nei vari paesi. Per l’anno prossimo poi puntiamo ad organizzare il quarto congresso internazionale della viticoltura di montagna.


(Intervista pubblicata sul Corriere della Valle del 15 Settembre 2011)

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