12 ottobre 2011

Crisi, Consumi e Agricoltura: Mors tua...Vita mea?

Interessante e attuale contributo di Ezio Mossoni, direttore di Coldiretti Valle d'Aosta, già pubblicato sul Corriere della Valle d'Aosta del 6 ottobre. A proposito perchè non ti abboni?


La crisi economica che sta attanagliando tutto il mondo occidentale – non per nulla ne risente  anche il Giappone che è il Paese Asiatico più occidentalizzato in assoluto, mente i cinesi, per conto, vogliono comprare  il nostro debito – sta fortemente rallentando i consumi, sta cambiando le abitudini, sta facendo impazzire Borse e Governi di mezzo mondo.  Non che abbia anch’io delle ricette, per carità, ma mi limito ad osservare  quello che tutti sanno ma che è talmente cinico che a, volte, si ha quasi timore di dire o di pensare.

Un anziano agricoltore che, ogni tanto, mi regala pillole di saggezza dice sempre “se ogni uomo avesse dieci euro pochi minuti dopo ci sarebbe chi ne ha venti o trenta e chi è senza !”. Voglio dire che in momenti di grande crisi, o peggio cataclismi come alluvioni o terremoti c’è sempre chi guadagna;  d’altronde abbiamo visto tutti i leaders europei  fare la fila per andare in Libia a promettere la ricostruzione dopo averla bombardata.

Ma non voglio entrare in questi temi e volare molto più basso. Mi occupo di agricoltura e (anch’io cinicamente) devo cercare di osservare le abitudini alimentari per tentare di capirci qualcosa in più.  Anche in periodi di crisi si rinuncerà  forse alle ferie o alla macchina nuova ma siamo obbligati a mangiare; allora ecco che il metro dei mercati degli agricoltori come quelli che Coldiretti organizza inizia a dare dei segnali.

Siamo una piccola Regione e con produzioni molto limitate – possiamo lavorare sulle quantità forse solo con latte e carne – ma il crescendo delle richieste che ci arrivano di organizzazione di mercati è impressionante e conferma il dato statistico generale che fissa in un +30% a livello nazionale  (dati ISTAT luglio 2011)  gli acquisti diretti in azienda agricola in controtendenza rispetto all’andamento generale che evidenzia un calo in tutte le forme distributive e per tutte le tipologie di prodotto, alimentari e non.

Ad aumentare  sono anche le vendite di prodotti biologici confezionati che nel primo quadrimestre del 2011 sono cresciuti dell'11,5 per cento rispetto allo stesso periodo del 2010. Ma il vero “boom” riguarda  la vendita di prodotti pre confezionati con il prosciutto cotto già affettato (+10,6 per cento), i formaggi già grattugiati (+10,4 per cento) e la verdura lavata e tagliata (+6,2 per cento) che salgono sul podio dei prodotti che fanno registrare il maggior incremento nei consumi nel 2011.

Questi tre prodotti alimentari, a servizio aggiunto, sono quelli che fanno registrare la crescita più elevata nella spesa degli italiani all’interno dei supermercati tra tutte le referenze, alimentari e non. Si tratta della prova concreta che anche in momenti di crisi esistono segmenti di mercato che continuano a crescere spinti dalla nuove esigenze dei consumatori. L'aumento nelle vendite di cibi a servizio aggiunto, (grattugiato, affettato o tagliato e lavato) riflette i cambiamenti in atto nella struttura delle famiglie italiane e nelle abitudini di consumo rispetto al passato con – da una parte - il maggior numero di coppie lavoratrici che mangiano pranzo fuori casa e – dall’altro – le esigenze spicciole di  sette milioni di single presenti in Italia che dedicano poco più di mezzora  per la cena.

Ma proprio perché  “siamo obbligati a mangiare”,  mentre noi osserviamo i fenomeni locali il “business” mondiale sta portando la speculazione agricola – come al solito – nei Paesi più poveri con il fenomeno conosciuto come “ Land Grabbbing” ; un boom di acquisti di terreni agricoli  da parte di investitori esteri interessati alla produzione di alimenti da destinare alle proprie necessità e una nuova pericolosa forma di colonizzazione che va fermata.

Dal rapporto diffuso da Oxfam  emerge che sono 227 milioni gli ettari di terra venduti, affittati o concessi in uso in tutto il mondo dal 2001. Siamo di fronte ad un salto di qualità nella speculazione finanziaria internazionale che dopo aver “giocato” senza regole sulle materie prime agricole si è rivolta direttamente alla compravendita di terreni, sottraendo così una risorsa determinante per lo sviluppo dei paesi poveri.  

Un accaparramento che ha preoccupanti conseguenze sulle popolazioni locali se si considera che i tre quarti delle persone che nel mondo soffrono la fame vivono nelle campagne. Speculare oggi sul cibo significa uccidere le persone. E’ già grave che il sistema della finanza, dell’economia di carta, si sia affermato sull’economia reale, ma applicarlo anche al cibo significa far morire di fame la gente. 

La globalizzazione dei mercati, a cui non ha fatto seguito quella della politica, ha portato ad un deficit di responsabilità, di onestà e di trasparenza  che ha generato la crisi internazionale ed ha drammaticamente legittimato la derubricazione del tema cibo fino a farlo considerare una merce qualsiasi,  come fosse un aspirapolvere o un frigorifero.

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