2 dicembre 2011

Pietro Menniti (Dora): «Si può fare dell'ottima Ricerca anche in Italia»

Da sinistra Pietro Menniti (Dora), il professor Paolo Legrenzi e il sottoscritto
Oggi ti propongo una mia intervista a Pietro Menniti, amministratore delegato della Dora spa, società del Gruppo St Microeletronicsche che svolge l’attività di ricerca e sviluppo nel settore della microelettronica.
Prima di tutto proviamo a spiegare a chi ne sa poco in cosa consiste il settore in cui operate la microelettronica…
Il grande pubblico conosce certamente l’elettronica. Quindi tutti i sistemi elettronici che abbiamo nelle nostre case. Dal telefono cellulare alle televisioni, dagli elettrodomestici al computer. La microelettronica è una parte dell’elettronica e progetta componenti chiamati microchip che sono la base, la parte pensante, la parte più alta dal punto di vista tecnologico di tutta l’elettronica. In pratica se noi prendiamo qualsiasi sistema elettronico, ad esempio il televisore, questo ha al suo interno i microchip che sono gli elementi intelligenti che svolgono la funzione di management delle voci, delle immagini e quindi rendono possibile la visione e l’ascolto.
Può illustrarci alcuni progetti su cui state lavorando?
Essenzialmente noi abbiamo tre attività. Il primo progetto si chiama powerline communication. Consiste nella trasmissione di dati, voci e immagini attraverso le linee elettriche di casa. Questo è un progetto molto importante perché permette di trasferire file musicali o video da una stanza all’altra. Per esempio scaricare sul computer un file e poi trasferirlo sulla tv del salotto senza ulteriori aggeggi elettronici. Il secondo progetto consiste in una minimizzazione dei consumi nelle apparecchiature elettroniche. Oggi noi abbiamo computer sempre più potenti che fanno diverse cose, che hanno diverse funzioni e che scaldano e quindi hanno bisogno di tanta energia. L’ottimizzazione del consumo di energia porta due vantaggi: la durata delle batterie fra una carica e l’altra e un minor consumo e quindi un vantaggio sulla bolletta elettrica. Il terzo filone di ricerca è costituito dall’affidabilità e dalla qualità dei componenti elettronici. Oggi noi abbiamo sistemi come il cellulare, il computer, la tv che si riparano con difficoltà e quindi non devono guastarsi. Di conseguenza la durata nel tempo senza interventi del tecnico diventa un atout importante per il prodotto.
Cosa significa fare attività di ricerca e sviluppo in Italia: sono più gli atout o gli ostacoli?
Io penso che in Italia si possa fare dell’ottima ricerca. Noi la facciamo e abbiamo degli ottimi risultati. So che c’è un pensiero comune sul fatto che ci siano più ostacoli rispetto ad una realtà come gli Stati Uniti, ma questo non è vero. Noi abbiamo degli ottimi laureati, le nostre università sfornano laureati di materie scientifiche di elevato livello, alcuni di questi sono assunti da aziende concorrenti all’estero, anche perché guadagnano un po’ di più. Ciò significa che il materiale umano è di altissima qualità. Noi ad esempio collaboriamo con il Politecnico di Torino e con la sua estensione di Verrès, andiamo nelle scuole e facciamo attività di sensibilizzazione verso il tema della microelettronica in generale. Ci portiamo avanti nella preparazione delle risorse umane.
Ma quanti ricercatori lavorano presso Dora?
Noi adesso abbiamo 47 ricercatori di cui 36 laureati in materie scientifiche
Che tipo di studi servono per proporsi alla vostra impresa?
Tipicamente una laurea in ingegneria elettronica, poi anche una laurea in informatica può andare bene, ma essenzialmente sarebbe preferibile quella elettronica. Noi tipicamente accediamo ai laureati del Politecnico di Torino con il quale il legame è molto stressto.
Ci può essere qui un messaggio a qualche valdostano che sta già facendo questi studi o magari sta valutando il suo futuro cammino di studi…
Certamente sì. L’elettronica per la Valle è una novità. Non c’è una grande tradizione in questo senso. Io dico che il nostro insediamento è una realtà molto importante, fra le varie opportunità della Valle sono convinto che l’elettronica sia fra quelle più importanti. Noi abbiamo bisogno di svilupparci, di incrementare le risorse umane nel tempo e per noi è molto importante reperire le risorse umane adeguate per la nostra attività.
 Come nasce la scelta di insediarvi in Valle d’Aosta?
Dora svolgeva già  un’attività di ricerca e sviluppo a Châtillon sui display dei telefonini. Successivamente come St-Microeletronics l’abbiamo acquistata e poi l’abbiamo sviluppata. Eravamo soltanto cinque ricercatori altamente specializzati, ma per fare ricerca occorre una massa critica e così nel tempo siamo arrivati ai 47 di oggi.
 Dal 2002 fate parte del Gruppo, la StMicroeletronics cosa ha significato e cosa significa per voi questo passaggio di livello?
Chiaramente far parte di un grande gruppo globalizzato, internazionale dà un grosso vantaggio in termini di condivisione delle conoscenze. Dà vicinanza a centri di ricerca del Gruppo, come Milano o Grenoble e assicura una solidità finanziaria che ci permette di guardare al nostro futuro con un po’ più di tranquillità. Noi siamo ovviamente chiamati a dare dei risultati.
 D’altra parte solitamente si dice che è proprio nei momenti di crisi che l’attività di ricerca e sviluppo diventa una risorsa in più. E’ vero anche in questa crisi?
Certamente infatti noi non abbiamo diminuito il numero di ricercatori. Anzi, in qualche modo, lo abbiamo aumentato. La ricerca è un modo per uscire dalla crisi oppure per uscire più forti quando la crisi sarà passata. La ricerca dà un vantaggio competitivo all’azienda garantendo nuovi prodotti da mettere sul mercato.
Una novità da raccontare in esclusiva ad ImpresaVda…
Posso dirvi in anteprima che stiamo studiando un sistema - attraverso la powerline communication – per la sorveglianza fai da te, semplice tanto nell’uso quanto nell’installazione. Un piccolo sistema elettronico, grande quanto il caricatore di una batteria di un cellulare, che inserito in una presa elettrica delle nostre case si connette ad internet e trasmette immagini per la sorveglianza. Cerchiamo di venire incontro alle esigenze del consumatore che ha bisogno di apparecchi semplici, funzionali e di non dover ricorrere sempre a degli installatori.
 Un sogno imprenditoriale da realizzare…
Che Dora possa diventare un centro di eccellenza mondiale nel campo dei microchip. Quello che io immagino è un centro di ricerca di circa 100 ingegneri collegati in rete con gli altri centri di ricerca del gruppo. Non dimentichiamo poi che la capogruppo fa dei prodotti attraverso questa ricerca e li vende in Asia, in America e in Europa. Quindi svolgere bene il nostro lavoro  in un mondo globalizzato. 

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