Come già fatto in passato ospito post scritto dagli amici di Turismok.
Anche l’edizione 2012 della kermesse milanese appena andata in archivio è stata analogamente al passato una vera e propria gara di sfarzo ed esibizionismo. Regioni italiane che in tempi di crisi allargano le spalle per farsi spazio e garantirsi la miglior visibilità è certamente un indicatore contraddittorio. Da un lato un bel segnale di interesse verso un settore, quello turistico, tanto cruciale per il nostro Paese quanto fino ad oggi a dir poco sminuito, dall’altro spese faraoniche e conti per investimenti in promozione che andrebbero forse riviste con più oculatezza in tempi di magra. Tanto più che francamente non si capisce cosa ci sia alla base di una logica di gigantismo che persevera da anni e che volge oggi allo spropositato. Esiste forse un rapporto diretto tra imponenza dello stand e successo? Mancano i dati per dirlo con certezza ma la sensazione è che non vi sia alcun nesso, tutt’altro.
Resta il fatto che oggi nel turismo è tutto all’insegna del gigantismo, così i comprensori di sci devono essere sterminati, le navi da crociera devono essere città galleggianti, le camere d’albergo devono essere case confortevoli e le automobili per andare in montagna enormi ed ingombranti. In egual maniera diversi stand delle regioni italiane presenti alla BIT ben rappresentavano questa concezione con la convinzione che "grande é comunque meglio". Non si tratta di un veto alle grandi scenografie quando piuttosto di una questione di contenuti. Stand grandi sì ma in buona parte del tutto privi di consistenza, materiali cartacei ben nascosti dietro alle scrivanie per evitare sprechi, a conferma della preponderanza della rete ed una necessità di contenimento di costi per stampa e trasporto (che però mal si associa alla volontà di avere grandi stand), personale non sempre pronto al confronto con il pubblico (i veri affari si fanno nelle retrovie) e in alcuni casi persino smarrito nel ricoprire ruoli poco chiari all’interno di stand forse nel posto sbagliato. Una formula che andrebbe forse ripensata in particolar modo per il pubblico, che ad oggi non può far altro che portarsi a casa qualche dépliant, se li trova.
La Valle d’Aosta non ci è stata. Alla base della scelta, secondo fonti ufficiose di Palazzo, la necessità condivisibile di ottimizzare i budget preferibilmente da destinarsi a manifestazioni fieristiche specializzate, vale a dire quegli eventi che promuovono i cosiddetti special interest hobbies (cicloturismo, trekking, benessere ecc..). Una decisione che può in effetti essere condivisa ma sulla quale è bene comunque riflettere. Sarebbe stata forse più opportuna una presenza più discreta, del resto siamo la regione più piccola d’Italia e la BIT rimane una vetrina internazionale di rilievo in una delle regioni da sempre amante della Valle d’Aosta, insomma tra lo sfarzo e il nulla ci poteva essere dell’altro?
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