«In
Valle d’Aosta si effettuano non meno di 140 iniziative di somministrazione in
pubblico, che godono di un regime semplificato per inquadramento del personale,
misure di sicurezza e prelievo fiscale, rispetto a quanto accade nella
somministrazione professionale. Un fenomeno che genera un giro d’affari di gran
lunga superiore al milione e mezzo di euro in buona parte sottratti al settore della
ristorazione stanziale. Le
sagre costituiscono un patrimonio che va difeso e valorizzato sia per la
promozione stessa dei territori che per la sopravvivenza o riscoperta delle
tradizioni gastronomiche nonché per la tutela del patrimonio culturale
immateriale, ma è importante che non danneggino le attività commerciali attive
tutto l’anno». La denuncia arriva da Confcommercio. «Come
nel resto d’Italia – spiega Leopoldo Gerbore, presidente ristoratori e
referente Fipe nazionale. – anche in Valle d’Aosta le sagre proliferano in
maniera sempre più indiscriminata e il legame con il territorio è sempre più debole.
Mi chiedo quale legame abbiano con il territorio sagre come quella dell’asado
Argentino, del pesce di mare, delle Rane ( non mi si dica che sono una peculiarità
Valdostana) e le numerose feste della birra ecc… Proprio per questo fenomeno chi nella
ristorazione lavora tutto l'anno, magari è costretto a chiudere». Va precisato che per questo blog e per Confcommercio l'argomento non è assolutamente nuovo come puoi leggere qui.
Per Gerbore poi «ci
sono sagre incentrate su alimenti che arrivano da centinaia di chilometri, o la
cui funzione reale è solo quella di raccogliere fondi per soggetti vari. C'è
poi da chiedersi il danno economico procurato quando una sagra fa concorrenza
per un mese di fila ad un ristorante, perché deve rispettare norme meno severe
delle sue». E aggiunge «E’
indubbio che le sagre svolgano un importante ruolo aggregativo e un elemento di
sostentamento per le associazioni di volontariato. Come ogni cosa però anche
tale tipo di attività deve avere delle regole e dei limiti dettati dalla natura
estemporanea e occasionale dell’evento nonché dal rispetto dovuto a elementari
norme di una corretta concorrenza. Se
come dicono gli esponenti delle pro-loco, le sagre portano turisti sul
territorio, sarebbe utile organizzarle nei mesi di Maggio Giugno e Settembre,
così da allargare la stagione turistica , invece che “ammucchiarle” nei mesi di
Luglio e Agosto nei quali evidentemente sottraggono ai pubblici esercizi i
pochi turisti che vengono a visitarci».
Gerbore rincara ulteriormente la dose: «Se
il volontariato e i volontari meritano attenzione non si comprende per quali
motivi le attività di ristorazione professionali e le persone che vi lavorano non debbano
avere un’altrettanta attenzione e tutela.
Se rispetto è dovuto a chi dopo
aver svolto la propria attività di lavoro fa volontariato, altrettanto rispetto
è dovuto al medesimo soggetto quando esplica la propria professione. Ci sembra
un concetto assolutamente elementare».
Un
sondaggio tra gli associati ha evidenziato che l'82% delle imprese ha
dichiarato che nel triennio 2009-2011 ha subito una riduzione del fatturato
media del 20%, mentre solo il 18% parla di una sostanziale stabilità. Nessuno
ha dichiarato un aumento dei fatturati. Altro dato interessante viene dal
confronto, nei tre anni, della media degli addetti e titolari. Nel 2009 la
media di coloro che lavoravano nell'attività ristorativa era di 3,97 (tra
titolari ed addetti), questa media va progressivamente diminuendo (3,59 nel
2010) fino ad arrivare a 3,25 nel 2011. Si è perso, mediamente, un dipendente
ad azienda, in questi tre anni di crisi. Inoltre nel triennio si sono perse più
di 40 ristoranti e per una regione a vocazione turistica come la Valle d’Aosta
è tutto detto. «In
un periodo dove la “spending rewiev” chiede alle P.A. di non assumere o
addirittura di licenziare, boicottare le uniche realtà che potrebbero dare posti
di lavoro, mi sembra deleterio» commenta Gerbore.
Ristorazione
e sagre possono convivere se si rispettano regole, tradizione e tipicità, per
questo Fipe - Confcommercio Imprese per l’Italia Valle d’Aosta chiede al
Governo regionale di insediare un tavolo tecnico con Assessorato, Pro Loco,
Associazioni di volontariato, Celva, per Istituire l’Albo delle sagre
autentiche, patrimonio che va difeso e valorizzato sia per la promozione stessa
dei territori che per la sopravvivenza o riscoperta delle tradizioni
gastronomiche, nonché per la tutela del patrimonio culturale immateriale. «Solo
così – spiegano Pierantonio Genestrone, presidente di Confcommercio, e Gerbore – si potrà valorizzare le sagre sia che la ristorazione
imprenditoriale».
Con
l’Albo, per l'associaizione, sarà così possibile contrastare le sagre organizzate per solo lucro
ingannando il consumatore e al tempo stesso si riconosce all’impresa della
ristorazione fulcro essenziale del sistema turistico locale, impegnato
quotidianamente per valorizzare i prodotti tipici del territorio di cui
è volano strategico, che segue regole igienico sanitarie, previdenziale e
fiscale, nell’interesse generale della collettività e del consumatore e
attraversa un periodo non facile, sia per i consumi, che per gli aggravi di
adempimenti. «Ben sapendo - conclude Genestrone - che ci sono sagre che fanno parte della tradizione dei
nostri paesi e sono una componente del tessuto sociale, uno strumento di
aggregazione e un sintomo di una vivace realtà associativa che di volta in
volta mobilita decine di volontari, spesso anche con finalità solidaristiche».
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