Questa settimana abbiamo intervistato Giuseppe
Balicco, presidente di Coldiretti Valle d’Aosta.
Come sta vivendo la crisi il settore
agricolo? Da un lato calano i consumi, ma allo stesso tempo c’è chi scopre
l’acquisto diretto…
Giuseppe Balicco |
Quanti sono gli iscritti a Coldiretti e
all’incirca quante sono nella nostra regione le persone che vivono di
Agricoltura…
Coldiretti
negli anni ha fatto un ottimo lavoro arrivando a raccogliere il 90% degli
addetti. Complessivamente superiamo i 4500 iscritti, partime e pensionati
compresi. Lo zoccolo duro degli iscritti all’Inps, quindi quelli che vivono di
agricoltura, sono circa 1500. E’ un mondo che riveste grande importanza anche
dal punto di vista del mantenimento del territorio.
Le statistiche evidenziano una calo del
numero delle imprese a fronte di una loro crescita dimensionale. E’ un dato non
del tutto negativo. Maggiori dimensioni vuol dire avere qualche chance in più
di raggiungere un equilibrio economico…
Più che una
chance è un obbligo. Senza avere certe dimensioni non si vince la sfida.
Occorre anche una certa professionalità e una certa imprenditorialità.
Si sintetizza troppo se si parla di un
settore zootecnico in difficoltà e di un settore vitivinicolo in grande
spolvero?
Secondo me
sono due mercati troppo diversi per essere messi a confronto. I quantitativi
non sono paragonabili. E’ vero poi che sia i formaggi, per questione di diete,
che i vini, in seguito ai nuovi limiti di guida, stanno subendo una certa
contrazione dei rispettivi mercati. Diciamo che la nicchia garantisce al vino
in Valle d’Aosta un mercato migliore.
Il turismo basato sul prodotto tipico
(dal formaggio al vino) sembra in crescita?
Lo vediamo
per esperienza personale. Quando si torna da una vacanza o da un viaggio di
solito non si portano più i vari souvenir, ma cibi e bevande e questo è il
trend del turismo oggi. A livello qualcosa si sta muovendo, ma c’è ancora tanta
strada da fare. Gli operatori devono capire che il binomio agricoltura-turismo va
valorizzato, va potenziato se vogliamo crescere entrambi. Da questo punto di
vista credo che ci voglia ancora molta informazione per arrivare ad una
sinergia soddisfacente. Potrebbe essere sufficiente vedere cosa succede in
altre regioni dove il binomio funziona alla grande.
Sul
fronte della pubblica amministrazione c’è ancora conflittualità in merito
all’operato dell’Agenzia Regionale per le Erogazioni in Agricoltura?
La
conflittualità è fortemente legata ai tempi di erogazione degli aiuti. Si ferma
lì se così si può dire. Anche se non è poco. Come addetti al settore dobbiamo
però ragionare sul fatto che la questione è terribilmente complicata dalla
burocrazia e da chi la gestisce a livello centrale. Basta pensare all’interpretazione
dei controlli fatti con foto aeree che hanno bloccato i contributi di mezza
Valle d’Aosta. Interpretazioni che poi si sono quasi sempre rivelate errate:
ombre, piccoli terreni, vigneti e frutteti scambiati per boschi. Qui dobbiamo
confrontarci comunque con questi problemi.
Che cosa
fa e che cosa dovrebbe fare la Regione per il settore agricolo?
Continuare a
sostenerci come ha sempre fatto sapendo che anche in periodi di crisi l agente
comunque deve mangiare e il nostro settore ha bisogno di sostegno. Stare in
piedi oggi non è così facile. La forbice tra i prezzi di mercato e quelli di
gestione continua ad allargarsi. Da una parte vogliamo prezzi bassi per i
consumatori e dall’altro si aumentano sempre più i nostri costi: dalle materie
prime, ai carburanti, al costo del lavoro, alla elettricità. E’ chiaro che per
mantenere in piedi n settore che comunque produce ed è sano è necessario un certo
sostegno. Recentemente i dati dell’occupazione a livello nazionale danno il
settore agricolo come l’unico in crescita. Questo significa che opportunità nel
nostro settore ci sono. Bisogna quindi mettere in atto strategie adeguate per
sostenere il comparto. In momenti di crisi e di diminuzione dell’occupazione
una strada c’è. Bisogna però stare attenti in fase di programmazione della
nuova Pac che ci accompagnerà fino al 2020 di esserci e portare a casa il più
possibile.
L’11 Novembre
verrà celebrata la 62ª Giornata nazionale del Ringraziamento. Il messaggio
della Commissione Episcopale per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia e
la pace si intitola «Confida nel Signore
e fa’ il bene: abiterai la terra». Nella lettera, facendo riferimento
all’enciclica Caritas in Veritate di
Benedetto XVI, si legge: «Investire nell’agricoltura è una scelta non solo
economica, ma anche culturale, ecologica, sociale, politica di forte valenza
educativa. Infatti “le modalità con cui l’uomo tratta l'ambiente influiscono
sulle modalità con cui tratta se stesso e, viceversa. Ciò richiama la società
odierna a rivedere seriamente il suo stile di vita che, in molte parti del
mondo, è incline all’edonismo e al consumismo, restando indifferente ai danni
che ne derivano”»…
I Vescovi chiedono anche di favorire nuove politiche per i
giovani, più accesso alla terra, strumenti fiscali adeguati, incentivi e
credito facilitato per le imprese agricole. Mi pare che non sia poco il fatto che i
vescovi intervengano in questa materia. La Chiesa ha sempre tenuto nella
massima considerazione il mondo agricolo, cosa che non possiamo dire di una
certa politica nazionale che in maniera poco programmatica si è lanciata, per
anni, in politiche economiche che si sono rivelate molto deboli alla prima
delocalizzazione. Noi continuiamo a dire che tutto si può trasportare dall’altra
parte del mondo meno che la terra.
Una novità da annunciare in esclusiva a
ImpresaVda…
Purtroppo
nessuna novità in particolare proprio per il momento buio dell’economia se non
l’impegno da parte di Coldiretti di continuare a lavorare nel solco della tradizione,
ma con obiettivi e una programmazione ben precisi che tengano conto delle nuove
esigenze e delel difficoltà che le nostre imprese stanno incontrando ogni
giorno, specialmente dal punto di vista burocratico.
Un sogno associativo-imprenditoriale da
realizzare…
Il pragmatismo del mondo agricolo dice che
difficilmente i sogni si realizzano, tuttavia noi chiediamo più serenità e
tranquillità nel nostro lavoro e, soprattutto, un reddito adeguato ai sacrifici
che bisogna fare quotidianamente per vivere di agricoltura. Questo è l’auspicio
ed un augurio che faccio a tutto il mondo agricolo.
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