13 luglio 2017

Federico Chierico (#Paysageàmanger): coltivare antiche varietà di #patate nella Valle del Lys


Intervistiamo questa settimana Federico Chierico, uno dei quattro soci della «Paysage a manger» di Gressoney, siamo in agricoltura, nello specifico nella coltivazione delle patate. 

Il vostro è un progetto molto particolare. Specializzato e di nicchia…
E’ soprattutto specializzato. Noi ci siamo innamorati del mondo delle varietà antiche e quindi stiamo cercando di sviluppare l’azienda intorno a questo. Siamo di nicchia perché bisogna conoscerle, diffonderle, mangiarle. E’ un mondo poco conosciuto. Va scoperto e si deve avere voglia di scoperchiare il vaso di Pandora…

Come vi siete avvicinati a questa attività?
Per gioco. I soci che hanno fatto nascere Paysage à manger non facevano questo di mestiere quando Paysage è nata. E’ una realtà nata per passione per la terra. Per quanto riguarda me è un semino che arriva da lontano in quanto la mia famiglia ha sempre avuto la campagna a margine di altre attività e ad un certo punto ho iniziato a capire che coltivare la terra e dedicarsi a ciò che cresce era la cosa più bella che si può fare durante una giornata. E poi ho iniziato a capire che in una regione turistica ma anche per i residenti che vi abitano c’è bisogno di prodotti, di cibo buono, di qualità. Tutti ne hanno bisogno. Anche per me prima di iniziare a coltivare non era così facile reperire del buon cibo. Magari in città esiste il mercato biologico o i gruppi di acquisto solidale, mentre in una Valle per chi non ha gli orti finisce per essere più difficile. E quindi c’è venuto in mente di iniziare a produrre cibo. Ripeto all’inizio un po’ per gioco, poi giocando ci siamo appassionati delle varietà antiche e, soprattutto, delle patate.
La patata «Verrayes»

Vista la vostra produzione dire semplicemente che producete patate è molto generico…
Noi abbiamo una quarantina di varietà in produzione e anche di ortaggi, un altro ambito in cui lavoriamo. L’ortaggio ci allunga la stagione. Noi abbiamo orti a partire da Fontainemore fino a Gressoney-Saint-Jean e stiamo già iniziando a raccoglierli, mentre le patate le abbiamo appena seminate. Anche nel campo dell’orticoltura ci siamo dedicati alla riscoperta di varietà un po’ particolari, di sapori e colori che si erano un po’ perduti. Inoltre con essa fidelizziamo la clientela per poi proporre il prodotto in una stagione in cui c’è un po’ meno turismo, cioè autunno e una parte dell’inverno. L’orticoltura con la vendita in campo è proprio un bel biglietto da visita. Ci consente di poter parlare bene con i nostri clienti. Ritornando alle patate abbiamo una quarantina di varietà, in particolare quelle alpine e coltivate nelle valli dei walser. Per questo siamo soci di una associazione svizzera di salvaguardia semi che si chiama “Pro specie rara”, attiva da ormai trent’anni, e per la quale da quest’anno siamo custodi di alcune varietà di patate e di un paio di varietà di piselli. Grazie a loro e qualche famiglia che ancora si tramanda i semi - perché si tratta di un mondo che è soltanto stato messo da parte ma non è vero che è sparito. Per le patate è un po’ più problematico. In Valle d’Aosta c’erano alcune varietà tra la fine dell’800 e l’inizio del 900. La conservazione è stata un po’ problematica. Noi abbiamo trovato una varietà valdostana che in Svizzera chiamano di Verrayes. E’ stata un valdostano a darla a questa associazione e da un piccolo produttore, una sorta di collezionista, abbiamo recuperato questi semi e li stiamo moltiplicando perché ci piacerebbe reintrodurla, ridiffonderla in tutta la Valle. Notizie ci hanno detto che era coltivata anche a Champorcher, Emarèse, Saint-Barthélemy.

Proviamo a dare un po’ di numeri sulla produzione…  
Siamo un’azienda in crescita, siamo alla nostra quarta stagione e quest’anno riusciremo a coltivare 15mila metri di patate, cioè un ettaro e mezzo, seminando una trentina di quintali di tuberi e la raccolta dovrebbe essere sei volte tanto in quanto le varietà antiche producono un po’ meno di quelle moderne. Noi confidiamo quest’anno di raggiungere la sostenibilità economica. A questi aggiungiamo 3200 metri di orto e un po’ di piccoli frutti. Come orto abbiamo un po’ tutto, l’unica cosa che non abbiamo sono le solanacee cioè pomodori, peperoni e melanzane che sono prodotte da un paio di ragazzi che stanno un po’ più in basso, tra Perloz e Pont-Saint- Martin. Hanno la nostra stessa filosofia cioè nessun trattamento, coltivazione naturale e preservazione della fertilità del suolo e quindi ci è piaciuto di fare un po’ di rete con loro

Come va la commercializzazione e come la sviluppate?
Da pochi giorni abbiamo aperto la nostra vendita in campo e ci troverete a Gressoney-Saint-Jean nel nostro orto, tutte le settimane. Partecipiamo anche ad alcuni eventi un po’ selezionati e stiamo iniziando anche a lavorare con la ristorazione. Occorrono però quantità e soprattutto una capacità di consegna logistica che bisogna un po’ affinare per non bruciarsi. Stiamo iniziando a lavorare anche grazie ad alcuni veicolatori del nostro prodotto, persone che ci credono e che ci aiutano con il passaparola che poi alla fine è quello che conta più di ogni marketing.

Voi fate anche parte della rete Tascapan. Come vi trovate?
Mathieu è una di quelle persone che si sono appassionate al nostro progetto e noi ci siamo appassionati a lui in quanto è un motore di idee e per questo stiamo iniziando a collaborare.

Qualche novità in vista da anticipare ai nostri lettori?
Sicuramente vorremmo riuscire a lavorare bene su queste varietà walser a nord e sud delle Alpi e riuscire magari a tirare fuori un piccolo marchio, un piccolo brandi di questi prodotti in quanto quando si parla di varietà antiche è anche giusto e bene togliersi dall’autoreferenzialità. L’appoggio con l’associazione svizzera è sicuramente importante e da quest’anno potremmo esporre il loro marchio, ma vorremmo rafforzarlo anche con un nostro marchio. Oltre a noi stiamo lavorando per avere anche qualche altro produttore quando si viene in campo da noi

Un sogno imprenditoriale da realizzare?
Riuscire a veicolare e diffondere queste varietà in modo che tornino ad essere mangiate comunemente e si tolgano da quella nicchia in cui si trovano oggi. Speriamo di farle tornare almeno sulle tavole delle nostre comunità. Questo sarebbe già un grande risultato, un grande sogno. Ci vuole però produzione e tanta voglia di raccontarle e condividerle. Un altro sogno è quello di riuscire a diventare dei produttori di semi, anche degli ortaggi. Produrli in azienda e così diffondere anche le sementi.

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