Maurizio Goi |
Le circa 12.000 aziende artigiane e
commerciali attive in Valle d’Aosta producono l’80% del Pil regionale; occupano
circa 36.000 addetti e costituiscono la struttura portante dell’economia della
nostra regione. «Eppure – ha detto Goi – pochi sembrano accorgersi di una realtà attiva 24 ore al
giorno per 365 giorni all’anno. La disperazione delle
piccole imprese che noi oggi rappresentiamo deriva da una domanda interna
desolatamente ferma. Anche per questo chiediamo di archiviare definitivamente
l'aumento Iva».
Per tornare alla situazione in Valle
d’Aosta, si sottolinea che nel 2012 hanno cessato l’attività circa 130 aziende
artigiane e commerciali, causando la perdita di oltre 700 posti di lavoro.
«Posti di lavoro – ha sottolineato Goi – che sono morti senza che alcuno
cantasse la messa funebre, contrariamente a quanto avviene quando si verificano
chiusure di aziende con 20-30-40 dipendenti. Solo allora si suonano le campane
a morto e si fanno manifestazioni di protesta. Già, ma gli artigiani ed i
commercianti quando chiudono non fanno notizia».
Una situazione drammatica,
quella fotografata da Goi, che è evidenziata anche dalle flessioni
delle erogazioni da parte dei Confidi, circa il 20%, «erogazioni – ha rimarcato
il Coordinatore – che, oltretutto, sono per la
maggior parte indirizzare a creare liquidità invece che acquisti, investimenti
e ricerca. E questo è preoccupante». Al calo delle erogazioni fanno riscontro
gli aumenti nel campo delle sofferenze e degli incagli che sono cresciuti di
oltre il 3-4%.
Nell’illustrare la situazione valdostana,
Goi ha poi elencato i 12 punti, dal fisco alla burocrazia, dal credito al
lavoro, alle infrastrutture, all'energia, nei quali si articola l’Agenda che
Rete Imprese Italia sottopone all’attenzione delle forze politiche che si
candidano a governare l'Italia:
Riformare gli assetti istituzionali per garantire la governabilità;
Puntare ad una nuova composizione della finanza pubblica;
Ridurre la pressione fiscale;
Dare nuovo credito alle imprese;
Proseguire nell’azione di semplificazione;
Ripensare ed attuare nuove politiche industriali e dei servizi;
Investire sull’imprenditoria femminile per la crescita del Paese;
Sostenere i processi di internazionalizzazione;
Sviluppare le imprese per sviluppare il mercato del lavoro;
Riprendersi il Mezzogiorno;
Puntare sul turismo per rilanciare l’economia del Paese;
Investire su infrastrutture ed energia per competere;
Ripartire dalle città e dal territorio.
Riformare gli assetti istituzionali per garantire la governabilità;
Puntare ad una nuova composizione della finanza pubblica;
Ridurre la pressione fiscale;
Dare nuovo credito alle imprese;
Proseguire nell’azione di semplificazione;
Ripensare ed attuare nuove politiche industriali e dei servizi;
Investire sull’imprenditoria femminile per la crescita del Paese;
Sostenere i processi di internazionalizzazione;
Sviluppare le imprese per sviluppare il mercato del lavoro;
Riprendersi il Mezzogiorno;
Puntare sul turismo per rilanciare l’economia del Paese;
Investire su infrastrutture ed energia per competere;
Ripartire dalle città e dal territorio.
«Vogliamo e dobbiamo – ha concluso - ripartire dalle buone ragioni dell’economia reale, cioè dalle ragioni,
insieme, delle imprese e del lavoro. Mettere in campo scelte e politiche
conseguenti è una responsabilità che investe politica ed istituzioni, con il
coinvolgimento anche delle forze sociali rappresentative del mondo delle
imprese e del lavoro. Ed è, allora, una responsabilità che davvero avvertiamo
come particolarmente nostra, perché – come abbiamo scritto nel manifesto
fondativo di Rete Imprese Italia – il futuro del Paese è inscindibilmente
legato alle piccole e medie imprese ed all’impresa diffusa, chiave di volta
della competitività, struttura portante dell’economia reale e dei processi di
sviluppo territoriale, luogo di integrazione e costruzione delle appartenenze».
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