22 maggio 2013

Elezioni Regionali 2013: Risposte collettive ai problemi



Ti propongo l'editoriale che ho pubblicato sul Corriere della Valle attualmente in edicola.

Si avvicina l’appuntamento elettorale del 26 maggio.Ogni voto è importante ma sicuramente le elezioni regionali rivestono per la Valle d’Aosta una dimensione ancora più pregnante. Il prossimo quinquennio sarà fortemente caratterizzato da grandi sfide per la nostra regione in un contesto di riforme che si spera in grado di disegnare nuovi scenari e di rimettere la Politica, intesa come visione di futuro in un’ottica di servizio, al centro dell’agire dei nostri futuri amministratori.

Non a caso il Vescovo, in occasione della Veglia di preghiera con il mondo del lavoro, celebrata a Pont-St-Martin il 30 aprile, ha chiesto a chi si è candidato alle prossime elezioni regionali e in particolare a chi sarà eletto ad amministrare per i prossimi anni, a chi avrà responsabilità di governo un impegno serio per
promuovere il lavoro: «posti di lavoro certamente, ma anche e soprattutto promozione di una cultura del lavoro, dell'impresa, dell'iniziativa».

Uno sguardo da cittadino, quello del Vescovo, che osserva come «a volte ci sono opere o incentivi che
forse offrono un posto di lavoro immediato ad alcuni, arricchiscono pochi e diventano un peso per la collettività domani. Non si potrebbe pensare ad investimenti in realtà che diventino produttive facendo attenzione al nostro territorio, alla sua storia e alle sue potenzialità, nel settore dell'agricoltura, dell'artigianato, ... del turismo, aprendosi anche al turismo culturale e sociale?».

Ma l’invito più appassionato rimane comunque quello di «percorrere sentieri nuovi o appena abbozzati con maggiore coraggio, ma soprattutto pensando davvero al bene comune e al futuro delle nuove generazioni, senza calcoli di tornaconto personale o di parte».

Al di là delle varie piste che possono essere scelte la Politica può riacquistare rispetto e dignità se sceglie la trasparenza ad ogni costo. Non soltanto l’onestà, ma la scelta di non dare neppure adito a dubbi sulla propria condotta. Ancora prima della legalità occorre interrogarsi sull’opportunità di certe scelte. Non è un percorso facile ma la fiducia della gente va conquistata ponendo come centrale il bene della collettività e non solleticando gli egoismi di parte.

In tempi di crisi, come quelli che stiamo affrontando,  occorre trovare il modo di dare risposte collettive. La
ricerca di un lavoro, ad esempio, deve essere aiutata dalle strutture pubbliche e non dalle mediazioni del mondo politico.

Novant'anni dopo la «Rerum novarum», Giovanni Paolo II ha dedicato l'enciclica «Laborem exercens» al lavoro, bene fondamentale per la persona, fattore primario dell'attività economica e chiave di tutta la questione sociale.

L’enciclica delinea una spiritualità e un'etica del lavoro, nel contesto di una profonda riflessione teologica e filosofica. Il lavoro non dev'essere inteso soltanto in senso oggettivo e materiale, ma bisogna tenere in debita considerazione anche la sua dimensione soggettiva, in quanto attività che esprime sempre la persona. Oltre ad essere paradigma decisivo della vita sociale, il lavoro ha tutta la dignità di un ambito in cui deve trovare realizzazione la vocazione naturale e soprannaturale della persona.

E’ il rispetto della persona che deve far sì che il lavoro sia prima di tutto un diritto e non una concessione.

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