Ecco la seconda parte dell'intervista ad Alessandro Cavaliere, il nuovo presidente degli albergatori della Valle d'Aosta (Adava). Clicca qui per la prima parte.
Quale sarà il primo atto della sua presidenza?
Questa prima fase è impegnativa, ma è anche quella più ricca di
emozione, di significati in quanto per me e per il mio vice Alberto Charles è
indispensabile visitare tutti i comprensori. La scorsa settimana ho conosciuto
la realtà dello slow holliday che raggruppa piccole strutture con non più di
venti camere la cui filosofia è quella della lentezza per poter prendere per
mano il cliente e fargli conoscere il nostro territorio. Sono convinto che sia
quello che dovremmo fare in qualsiasi tipo di struttura indipendentemente dalla
dimensione. E’ fondamentale essere ambasciatori del turismo. Per i nostri
ospiti noi siamo il tramite per tutto quello che c’è intorno alle nostre case.
Di qui la necessità di fare sistema. Non è uno slogan. Vuol dire – tanto per
essere pratici - andare alla fiera del Turismo e vendere la fontina. E
così pure i produttori di fontina che vanno ad una fiera dell’alimentare devono
essere consapevoli di vendere il nostro territorio.
Le sottopongo alcuni dati e alcune considerazioni. Gli arrivi e le
presenze crescono, ma la permanenza media della vacanza è in calo. Inoltre
questi risultati nascono anche da margini aziendali sempre più risicati. Come
vi ponete di fronte a questo quadro?
Sicuramente ci possono essere delle politiche decise a monte che
stabiliscono delle strategie. Su che tipo di turismo puntare? Su quali mercati?
Va però detto - anche che se è vero che dal 2006 ad oggi non abbiamo perso
quote di mercato, anzi c’è stata pure una leggera crescita – che
contemporaneamente il soggiorno medio si è accorciato rispetto ad altri
nostri competitors. Se sia un bene o un male si può discutere. Se si è
preoccupati, ad esempio, dell’impatto ambientale sarebbe meglio allungare la
vacanza, d’altra parte si può anche preferire che più persone vedano la nostra
regione affinché facciano conoscere di più il prodotto. La vera emergenza è che
i margini si sono ridotti tragicamente. In alcuni casi con le nostre aziende
siamo in perdita, in sofferenza o comunque ad un punto di pareggio che non ci
dà la possibilità di fare qualche minimo investimento in più. Il ricavo medio
per camera è crollato e non perché l’albergatore ha deciso di fare delle
politiche più aggressive, ma perché si è reso conto al telefono con il cliente
che quello che chiedeva l’anno prima non poteva più chiederlo in quanto le
risposte erano “ci penso”, “richiamero più avanti” e non richiamava più
nessuno. Al di là della crisi che c’è il turista è molto più evoluto di dieci
anni fa. Con un tablet o un telefonino entra in un sito specializzato e
confronta non gli alberghi all’interno della stessa località, ma le località
tra di loro, italiane ed estere. La competizione è diventata faticosa e i costi
di gestione sono lievitati. Basta pensare alla spesa del riscaldamento.
Che cosa si può fare?
La vera differenza la fa la qualità. Ed è un must internazionale.
Recentemente sono stato in una fiera a Pechino. Mi hanno portato in un
ristorante dove mi è stata proposta l’anatra alla pechinese. Ora in un paese
come la Cina dove solitamente è il prezzo la leva più importante, il vanto del
titolare era quello di avermi portato un’etichetta che letta con un
cellulare mi mostrava tutta la tracciabilità dell’animale. Dal piccolo
allevamento di anatre al ristorante. Quella giustamente era qualità ed il prezzo
era adeguato a quella qualità.
L’identikit dell’assessore al Turismo ideale?
Premetto che In questi ultimi anni come associazione abbiamo
lavorato molto bene con la precedente amministrazione. Ciò detto non
credo che debba essere a tutti i costi un albergatore o un imprenditore del
settore turistico. Io mi auguro che sia una persona di vedute molto aperte e di
una mentalità davvero contemporanea, che sappia guardare anche al di fuori
dalla nostra regione dove possiamo appropriarci di strumenti già utilizzati da
altri facendoli nostri. E’ fondamentale la capacità di captare tutto ciò
che c’è di innovativo nel settore non solo a livello di prodotto, ma pure di
organizzazione. Lasciamo comunque alla politica fare il suo corso.
Un ultimo appello?
Per me è fondamentale che sia chiaro che
non siamo una lobby. Ma una parte della società civile che fortemente vuole
essere propositiva. Io sono convinto che se il turismo va anche la Valle va. Il
nostro interesse è un interesse diffuso. Io stesso ho ricevuto molti messaggi
di solidarietà, di sprono, di incitamento anche al di fuori del comparto
turistico.
0 commenti:
Posta un commento