L'iniziativa «Imprese in azione» di Vallée d'Aoste Structure sviluppa l'imprenditorialità giovanile già a partire dai banchi di scuola |
Lo propongo in due post.
Oltre 242 miliardi di euro pari al 17,2% del totale. A tanto ammonta il valore aggiunto prodotto dagli oltre 3,8 milioni di giovani occupati in Italia. Un dato rilevante che equivale all’apporto dell’intero comparto manifatturiero nazionale.
L’apporto dei
giovani alla ricchezza del Paese
La stima del valore aggiunto prodotto dall’occupazione giovanile
mostra che esso si
ripartisce per oltre tre quarti nel terziario, per il 22,4% nel settore industriale
e per l’1,7% nell’agricoltura. Costruzioni (22,8%), terziario nel suo complesso
(17,8%), e, al suo interno, il commercio (21,2%) gli ambiti nei quali il lavoro
dei giovani incide di più sul totale dei singoli settori. Minore, ma pur sempre
rilevante, l’apporto fornito al manifatturiero (13,3%) e all’agricoltura (14,6%).
Al Mezzogiorno il primato della maggiore incidenza della ricchezza
prodotta dalle giovani generazioni a livello di macro ripartizione (18%). In
linea con la media nazionale, invece, quello delle due ripartizioni
settentrionali (17,3% il Nord-Ovest, 17,2% il Nord-Est) mentre inferiore di
oltre un punto percentuale rispetto alla media è quello del Centro (16%). Tra
le regioni, spicca la Puglia, in vetta alla classifica in termini di valore
aggiunto prodotto dalla componente giovanile sul totale regionale (21,3%),
quindi il Trentino Alto Adige (20,4%), l’Umbria (17,9%), la Calabria (17,8%),
il Veneto (17,7%) e la Lombardia (17,5%). Quest’ultima, tuttavia, in termini
assoluti, concentra oltre un quinto (21,8%) del totale del prodotto nazionale
derivante dall’occupazione giovanile. Relativamente meno intenso l’apporto dei
giovani al valore aggiunto regionale, invece, in Emilia-Romagna (16,4%),
Toscana (16,1%), Liguria (16,0%), Lazio (15,4%) e Friuli-Venezia Giulia (15,2%). A contribuire
maggiormente alla formazione della ricchezza prodotta dai giovani è la
componente dei lavoratori dipendenti, cui si deve il 71% del valore aggiunto
contro il 29% derivante da quella indipendente. Quest’ultima è particolarmente
consistente però nel Mezzogiorno (33,6%), con valori massimi in Calabria (40%)
e Molise (38,1%), quindi Toscana (34,5%), Campania (34,4%) e Sicilia (34,3%).
Le regioni in cui è invece più elevato il contributo della componente
dipendente sono la Lombardia (26,9%), l’Emilia Romagna (26,0%), il
Friuli-Venezia Giulia (23,2%), il Veneto (23,0%) e il Trentino-Alto Adige
(18,9%).
675mila
imprese guidate da under 35
Se a fine 2012 nel nostro Paese 1,4 milioni di giovani tra i 15 e i 34
anni sono disoccupati e un altro milione e 200mila rientra nella categoria
degli “scoraggiati” (ovvero coloro che sono disponibili a lavorare, sebbene
cerchino non attivamente un lavoro oppure non lo cerchino affatto), una
porzione cospicua degli under 35 il lavoro ha deciso di crearselo da sé,
aprendo una impresa. Al Registro delle imprese delle Camere di commercio, a
fine 2012, risultano iscritte 675mila imprese giovanili,
pari all’11,1% del totale delle imprese registrate a livello nazionale. Rispetto al 2012, la loro
numerosità è cresciuta del 10,1%, grazie ad un saldo positivo tra iscrizioni e
cessazioni di 70mila unità in più. Tutt’altra velocità rispetto al modesto
+0,3% di crescita dell’intera imprenditoria.
«Lo stesso bacino di disoccupati giovani - si legge nelle nota di Unioncamere - fornisce un vero e proprio
‘esercito di riserva’ di potenziali neo-imprenditori, che potrebbero essere
avviati all’autoimpiego tramite strumenti di finanza dedicata (venture capital,
microcredito, crowd funding per le iniziative più piccole) e opportuni percorsi
di crescita e formazione nel campo, ad esempio, della cultura manageriale,
delle competenze sull’impresa e sul lavoro, dell’apprendimento e applicazione
delle tecnologie (anche in chiave green), dell’internazionalizzazione.
Peraltro, le cifre che emergono dalle elaborazioni di Unioncamere sull’indagine
Istat sulle forze lavoro evidenziano che oltre 13mila giovani tra 18 e i 34
anni alla ricerca di lavoro vorrebbe avviare un’attività in proprio. A questi
si aggiungono le 368mila unità che non hanno preferenze tra lavorare alle
dipendenze e in proprio. Se almeno un quarto di queste persone venisse avviato
al ‘fare’ impresa, si
arriverebbe a un bacino potenziale di nuova imprenditorialità giovanile di poco
oltre 105mila unità.
La situazione valdostana
In Valle d'Aosta le imprese giovanili registrate sono 1266. Nel 2012 ci sono state 238 iscrizioni e 121 cessazioni di ufficio. L'incidenza delle imprese è quindi del 9,1% per quanto riguarda le registrazioni, del 27,9% per le iscrizioni del 2012 e del 14,4% per quanto riguarda le cessazioni. Tutte percentuali inferiori alla media nazionale pari a 11,1%, 34,2% e 16,7% e a quella del Nord Ovest 9,9%, 31,9% e 16,5%. Interessante l'analisi dei tassi: la natalità è pari a 17,8%, inferiore sia alla media nazionale che a quella del Nord Ovest, anche se molto simile a quella del Trentino Alto Adige (18,0%). Il tasso di mortalità è superiore a quello nazionale (8,7) ma inferiore a quello del Nord Ovest (9,6). Il tasso di evoluzione è dell'8,7 inferiore sia a quello nazionale (10,1) che a quello del Nord Ovest (9,8) e pure nettamente minore rispetto a quello del Trentino Alto Adige che tocca quota 11,2.
188mila
imprese di giovani donne
All’interno dell’universo delle imprese degli under 35, quelle a
conduzione femminile appaiono particolarmente diffuse. Le imprese di giovani
donne rappresentano, infatti il 27,8% del totale delle imprese guidate da under
35, mentre le imprese “rosa” nel loro complesso incidono sul totale delle
attività registrate alle Camere di commercio per il 23,5%. Pari a circa 188mila
unità, le imprese di giovani donne incidono per il 12,8% sul totale delle
imprese “rosa” e risultano particolarmente diffuse nel Mezzogiorno (dove sono
quasi 81mila). Ciò rende particolarmente evidente in questo caso la reattività
e capacità di risposta di questa componente della società, spesso penalizzata
sul mercato del lavoro. E la “voglia di fare impresa” delle giovani donne non
si è fermata, malgrado la crisi: tra il 2011 e il 2012, a fronte di un modesto
incremento, misurato dal tasso di evoluzione (al netto delle cessazioni di
ufficio) dello 0,2% del totale delle imprese femminili, quelle a conduzione
giovanile sono aumentate del 10,7%, grazie ad un saldo tra iscrizioni e
cessazioni di +20mila unità.
La situazione valdostana
Le imprese registrata sono 289. 66 le nuove iscrizioni e 31 le cessazioni. Incidono per l'8,5% sul totale delle registrazioni, per il 30,1% sulle iscrizioni e per il 14,4 sulle cessazioni.Si tratta di percentuali nettamente inferiori rispetto alla media nazionale e a quella del Nord Ovest.Anche in questo caso il Trentino Alto Adige presenta uno scenario migliore registrando le seguenti percentuali: 9,3, 33,6 e 14,3. Sostanzialmente in valle l'incidenza è più bassa, ma pure la mortalità delle aziende dove, come già visto, soltanto il Trentino fa meglio.
La situazione valdostana
Le imprese registrata sono 289. 66 le nuove iscrizioni e 31 le cessazioni. Incidono per l'8,5% sul totale delle registrazioni, per il 30,1% sulle iscrizioni e per il 14,4 sulle cessazioni.Si tratta di percentuali nettamente inferiori rispetto alla media nazionale e a quella del Nord Ovest.Anche in questo caso il Trentino Alto Adige presenta uno scenario migliore registrando le seguenti percentuali: 9,3, 33,6 e 14,3. Sostanzialmente in valle l'incidenza è più bassa, ma pure la mortalità delle aziende dove, come già visto, soltanto il Trentino fa meglio.
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