Intervista
a Pietro Giorgio della Sea, un’azienda dalla lunga storia e che ha dovuto
lottare strenuamente contro una crisi che per durata e coriacità mette in
difficoltà aziende anche dalla lunga storia.
Pietro
Giorgio che cosa è successo?
Effettivamente
un’azienda come la nostra che da oltre trent’anni era attiva sul territorio di
Aosta in posizione anche da leader nel settore dell’energia ha dovuto
affrontare una forte crisi di liquidità che ci ha portato a delle soluzioni di
ripiego per assicurarci un futuro.
Prima
di spiegarmi la soluzione che avete individuato vorrei sapere In cosa questa
crisi è diversa da quelle precedenti?
In
realtà la crisi di liquidità è l’atto ultimo. In questi vent’anni abbiamo
affrontato altre crisi ma devo dire con argomenti ben distinti e separati. Qui
mi è sembrato come si dice una tempesta perfetta. Ci sono più elementi che
hanno contribuito ad aggravare la situazione. Ad esempio la crisi immobiliare
che non ci ha permesso di cedere alcuni beni che potevano in un momento di
crisi di liquidità essere utili vendendoli sul mercato, crisi delle banche, impossibilità
di ottenere credito, la spending rewiew in genere che ha portato le pubbliche
amministrazioni in genere a ridurre le
commesse, quindi a ridurre i lavori e devo dire che c’è stata una ricaduta
anche a livello internazionale. Nel
settore dell’energia c’è stata la riduzione degli incentivi il che ha bloccato
a sua volta le banche che a loro volta non hanno provveduto ad erogare crediti.
Come
avete salvato l’azienda?
Rispetto
a questa tempesta perfetta abbiamo cercato di ripararci in un porto più o meno
sicuro. E questo lo abbiamo fatto con coscienza grazie al nostro ottimo
management, grazie anche ad un buon portafoglio di commesse e abbiamo cercato
di salvaguardare tutti gli attori che fanno parte del complesso aziendale, in
particolare i dipendenti, ma anche i creditori, i nostri fornitori con i quali
avevamo un rapporto ventennale. Non volevamo creare delle situazioni
incresciose con nessuno.
Pietro Giorgio (Sea) |
Assolutamente
no. Evidentemente pur essendoci dei fattori esterni l’imprenditore ha la
responsabilità in prima persona. Questo è fuor di dubbio. Quindi tocca a lui trovare le migliori soluzioni
possibili. E per questo noi abbiamo pensato che fosse possibile, come lo è
stato realmente, cedere l’azienda d imprenditori che avessero della liquidità
da immettere nel sistema. Questo ci ha permesso di continuare l’attività e
soprattutto salvaguardare praticamente tutta l’occupazione.
Con
un imprenditore che già conoscevate o ex novo?
E’
nata in maniera come tutte le decisioni imprenditoriali nell’arco di 48 ore.
Pur conoscendoci come imprenditori abbiamo affrontato questo problema
rapidamente risolvendolo in maniera molto positiva a cavallo di Natale tra il
23 e il 27 dicembre. L’azienda è stata così affittata con l’impegno da parte
dell’imprenditore all’acquisto una volta chiariti tutti i rapporti con i vari
creditori.
C’è qualcosa che poteva essere fatto prima che
la situazione diventasse critica?
Purtroppo
nel mondo imprenditoriale i se non esistono. Certamente si poteva non rischiare.
Ma in sé non era sbagliato. Anzi. In un
momento in cui il mercato valdostano ci andava un po’ stretto abbiamo cercato
di diversificare ed andare all’estero questo ha comportato dei problemi seri ma
proprio per il momento critico che stiamo attraversando.
L’impressione
è che il sistema Valle d’Aosta non sia preparato ad una simile tipologia di
crisi?
In
realtà non è preparato neppure il sistema Italia in genere. Fermo restando che
l’imprenditore si deve assumere in genere le sue responsabilità e, quindi, deve
lottare in proprio, in più nel sistema valle d’Aosta d’Aosta gioca anche la dimensione.
L’imprenditore che sbaglia è emarginato in quanto vige il principio che non si
dovrebbe sbagliare mai. Non c’è questa volontà di comprendere anche come sia
possibile sbagliare, di imparare e di rifare. Invece nei piccoli ambienti
questo non avviene e tutti giocano un po’ a nascondino…
Il
far parte di una associazione di categoria, nel suo caso Confindustria, è stato
utile?
Io
credo che uno dei meccanismi più importanti per gli imprenditori siano proprio
i sistemi a rete, anche se in Valle siamo ancora un po’ indietro. L’associazione
rappresenta in fondo un momento di rete, di colloquio fra imprese e devo dire
che grazie anche alla competenza di chi opera all’interno dell’associazione
abbiamo ottenuto un ottimo aiuto.
Come
è stato il dialogo con i sindacati?
Devo
dire che è la prima volta dopo vent’anni che affrontiamo una tematica di tipo
sindacale. Noi siamo metalmeccanici e mi aspettavo – vedendo quello che
sostiene a livello televisivo la Fiom - delle posizioni molto più dure, molto
più drastiche, mentre invece c’è stato un confronto positivo in quanto il
sindacato in tutte le sue sigle ha capito il momento. Credo anche che abbiano
apprezzato la sincerità nel proporsi e nel proporre soluzioni, tant’è che anche
loro hanno lavorato durante il periodo natalizio con noi a trovare una
soluzione dichiarata da tutti adeguata. Grande collaborazione.
Dopo
questa esperienza cosa possiamo consigliare a chi sta già facendo impresa e
soprattutto ad un giovane imprenditore che intende dare vita ad una nuova
impresa…
A
chi fa già impresa non mi permetto di consigliare nulla. A chi invece si
avvicina al fare impresa io credo che ci siano degli elementi molto importanti che
noi abbiamo seguito sempre nel portare avanti la nostra attività. Prima di
tutto il mettere insieme la fatica, la fiducia, la competenza e la passione.
Elementi che con un po’ di fortuna riescono a fare l’imprenditore poi si può
sbagliare ma si deve avere il coraggio di riprendersi e di andare in prima
linea sempre, in qualsiasi momento. Per i giovani devo aggiungere che bisogna
guardarsi intorno e non fermarsi solamente
a ciò che il mercato i dà in maniera tradizionale. Per esempio evitare
le banche può essere importante. Utilizzare cioè i propri fondi, oppure utilizzare
meccanismi diversi, ad esempio il crowfounding, cioè il mettere sul mercato le
idee e farsele finanziare. Bisogna trovare questi modi innovativi in quanto sul
tradizionale si sconteranno dei problemi a cui sarà difficile rimediare. Senza contare
il fatto che poi oggi il sistema bancario non finanzia le idee ma il
patrimonio.
Un
sogno imprenditoriale da realizzare?
Bisogna
essere sempre sognatori anche quando si è passati i sessant’anni. E’ certo che
trovare paradigmi diversi è essenziale per qualsiasi imprenditore, cioè trovare
“oceani blu”, realtà inesplorate. Vorrei chiudere con una frase di Papa
Francesco: “occorre che nessuno rubi la speranza ai giovani”.
0 commenti:
Posta un commento