Pierantonio Genestrone, presidente di Confcommercio Valle d'Aosta, ha affidato ad una nota durissima il suo disappunto in merito alla sentenza dell Corte Costituzionale che boccia la legge sulla Grande distribuzione in Valle d'Aosta.
Si tratta di un vero "j'accuse" nei confronti del mondo politico che riporto qui di seguito.
Sarebbe
interessante sapere quanto i nostri 35 legislatori si siano preoccupati ed
occupati, se mai ne sapessero qualcosa, della causa dinanzi alla Corte Costituzionale chiamata ad esprimersi dal Governo Centrale
sulla legge regionale che regolava gli insediamenti della Grande distribuzione.
Infatti
la Consulta ha deciso: centri commerciali e megastore potranno trasferirsi e
aprire nuovi punti vendita nei centri storici della Valle d'Aosta. La Corte
costituzionale, ha accolto (sentenza 104/2014) un ricorso del presidente del
Consiglio dei ministri contro alcuni articoli della legge regionale "Principi
e direttive per l'esercizio dell'attività commerciale" (5/2013).
Secondo i Giudici la norma vincola "la libertà
di iniziativa di coloro che svolgono o intendano svolgere attività
di vendita".
In
particolare la Consulta ha dichiarato incostituzionale l'articolo che prevede
di subordinare ad una "autorizzazione rilasciata nel rispetto delle
determinazioni assunte nel piano regolatore generale comunale urbanistico e
paesaggistico" l'apertura, il trasferimento di sede e l'ampliamento di "strutture
con superficie di vendita complessiva superiore a 1.500 metri quadrati".
Confcommercio
ha condotto una lunga battaglia perché la legge regionale
rispettasse il valore dei negozi di prossimità. Abbiamo condotto campagne
stampa e pressato la politica valdostana perché recepisse la funzione sociale
dei nostri negozi di montagna. Abbiamo chiesto pareri a costituzionalisti di
chiara fama ed abbiamo contribuito ad redigere un testo che rispondesse alle
esigenza di tutela dei piccoli esercizi.
Nella
condotta di quella che è stata una nostra lunga e
giustificata crociata, abbiamo avuto ,anche, un cospicuo supporto delle forze
politiche sia di maggioranza che di opposizione della passata.
E’
stata una battaglia vanificata dalla sentenza della Corte Costituzionale che
coordina il rispetto della legislazione regionale a quella nazionale. Il più
delle volte il legislatore, ostaggio della burocrazia, opera con il paraocchi.
A Roma si legifera con l’occhio
del centralismo come se quando brilla il sole sul Colosseo su tutta Italia il
cielo è sereno. L’Italia è
composta da mille varietà e peculiarità. Quello che va bene a Marsana
sicuramente non va bene a Gressoney.
Ora
agli esercenti dei piccoli negozi non rimane che andare a palazzo regionale e
consegnare le chiavi dei propri esercizi già in ginocchio per la pesante
crisi.
I
nostri 35 legislatori regionali da quasi tre messi hanno bloccato ogni attività
politica per una questione di poltrone. C’è chi vuole sostituirsi a chi
governa pur non avendo i numeri; chi governa non ha i numeri per farlo e così tutto rimane bloccato e lo Stato ci aiuta ad
andare a picco.
Le
liberalizzazioni vanno bene ma è necessario tutelare gli
esercizi di prossimità che hanno contribuito alla
crescita della Valle d'Aosta. Nella nostra regione la grande e media
distribuzione già copre adeguatamente il fabbisogno locale e
turistico. Sono quindi inopportune eventuali nuove aperture che pregiudicano la
sopravvivenza di tanti esercizi a conduzione familiare. Gli interessi di pochi,
se non di singoli, compromettono l'esistenza di tanti negozi di prossimità
che hanno contribuito a mantenere vivi i nostri villaggi favorendo lo sviluppo
e creando ricchezza per tutta la comunità.
In
Valle d’Aosta la grande distribuzione produce
desertificazione sociale. Oltre ai dati di comodità
dell'acquisto e di struttura della famiglia, che diventa sempre più
anziana, un ulteriore aspetto di
rilevanza sociologica che induce alla rivalutazione delle piccole superfici,
integrate nel tessuto cittadino, a pochi passi dalla propria abitazione, è
costituito dalla vicinanza non solo geografica ma sociale.
Per
questo sollecitiamo i litiganti a mettere da parte le velleità
di potere e dedicarsi per qualche mese alla tutela di chi crea reddito e
ricchezze per i bilanci regionali a differenza, invece, di multinazionali o
grossi gruppi che fanno della speculazione l'atteggiamento giornaliero e
perpetuo e non premiano le eccellenze agroalimentari valdostane, che sono parte
integrante ed importante dell'economia valdostana.
Chiediamo
l’impegno a rimuovere una sentenza che ha per effetto
la marginalizzazione o la scomparsa delle piccole imprese di distribuzione e
che non gioverebbe affatto alla concorrenza ma priverebbe i consumatori degli
specifici vantaggi, in termini di qualità e varietà
dell’offerta, di accessibilità
dei servizi propri della piccola distribuzione.
Per questo a tutte le forze politiche
valdostane e a tutti i Consiglieri regionali ricordiamo che:
Se un negozio chiude contribuisce a spopolare
i nostri paesi.
Se i nostri paesi si spopolano muore il
turismo.
Se muore il turismo l’economia valdostana va a rotoli.
Se l’economia va a rotoli noi non saremo più padroni della nostra Valle
perché altri ne approfitteranno per trarne vantaggio.
Noi saremo semplici valdostani senza patria.
CI ASPETTIAMO DAI CONSIGLIERI REGIONALI E DA TUTTE LE
FORZE POLITICHE UN IMPEGNO DI RESPONSABILITÀ.
5 commenti:
Viva la Corte Costituzionale. Abbasso Genestrone & c. Le persone vanno difese, facendo risparmiare loro denaro e tempo. In un'economia di scala si compera di tutto a prezzo inferiorissimo e senza saltellare da negozio a negozio. Tentare di imporre la tipologia di sviluppo commerciale sulla pelle delle persone è tanto criticabile quanto anacronistico. Ci sono residenti in Valle (5000 al massimo) che andrebbero trasferiti d'ufficio a Los Angeles impedendone a vita il rientro in Italia. Così la Valle si depurerebbe da mentalità illiberali e anacronistiche in più campi.
@Borrluzzi
Mi sembra che la Valle d'Aosta e i valdostani siano per lei un'ossessione infatti ritiene il problema del rapporto tra Gdo e piccolo commercio una tara della petite patrie.
Se cerca on line "Gdo e piccolo commercio" scoprirà che le persone da trasferire a Los Angeles (perché proprio lì è un mistero...) sono molte di più di 5000.
@Borrluzzi
Mi sembra che la Valle d'Aosta e i valdostani siano per lei un'ossessione infatti ritiene il problema del rapporto tra Gdo e piccolo commercio una tara della petite patrie.
Se cerca on line "Gdo e piccolo commercio" scoprirà che le persone da trasferire a Los Angeles (perché proprio lì è un mistero...) sono molte di più di 5000.
Sfuggire il problema è l'imperativo di FF. Esiste una valenza nazionale della tematica, ma localmente questa è ingigantita dal voler costruire un territorio ad hoc, funzionale ai presupposti del localismo ma contrario agli interessi dei cittadini (risparmiare tempo e denaro). Inoltre: non esistono i valdostani: se uno si sposta tra sette regioni, non si identifica mai in quella di ultima residenza. Inoltre ancora: la famiglia di FF compra le fragole al Carrefour o nel negozietto pagandole il doppio? Essendo democratico, lascerei scegliere a FF tra villa a Malibu e attico a Beverly Hills. Completamente spesato vita natural durante.
Chiedere al Gran Mufti di Gerusalemme un parere sulle religioni è come rivolgere la domanda in questione al presidente della Confcommercio valdostana, presidente sempre a galla anche perché costantemente abbozzante sulle caratteristiche fasulle con cui le menti dissociate dal reale vogliono vestire la Valle.
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