Intervista a Corrado Trasino, responsabile Valle d'Aosta dell'Oice
Chi aderisce all'Oice
e quanti sono gli aderenti alla sezione valdostana?
L'Oice è un'associazione di categoria costituita in Italia
da oltre 400 società di varie dimensioni, sia grandi che piccole, e
rappresentano un'eccellenza per il Paese. La maggior parte operano sia sul
mercato italiano che su quello estero. Nella nostra regione sono sei le società
iscritte con organici medi che variano da 10 a 15 unità tra soci, titolari,
collaboratori e dipendenti. L'Oice aderisce a Confindustria per il settore dei
servizi innovativi e tecnologici ed è socio fondatore dell'Efca che sarebbe
l'associazione europea di tutte le società e gli organismi che rappresentano
l'ingegneria organizzata in Europa.
Quali sono le
finalità dell'Oice?
L'Oice al servizio degli iscritti opera in diversi ambiti
ovviamente a tutela della rappresentanza
e degli interessi di categoria, promuove le attività di tipo culturale cioè
corsi, servizi di informative sulle normative che escono, servizi per i bandi
di gara, quindi tutti gli associati sono collegati in rete e se in Italia on in
Europa escono delle gare a settore vengono informati e poi è a discrezione
dell'iscritto approfondire per vedere come se e come partecipare. Un elemento
molto importante è il peso dell'Oice che
ha rappresentanti in varie realtà come membri esperti e consulenti e quindi
negli ultimi tempi ha influito molto a livello normativo. Ad esempio le leggi
di settore sui lavori pubblici sono state emendate, corrette e riadeguate anche
in funzione delle esigenze degli operatori del settore. L'Oice è rappresentato
nell'Autorità dei Lavori Pubblici, nell'Ance, nei sistemi di certificazione
Rina, Sincert e Accredia. Componenti dell'Oice sono anche presenti nei Comitati
di indirizzo del Ministero dello Sviluppo economico.
E la realtà
valdostana?
Viste le nostre modeste dimensioni ha una serie di
particolarità. Porto dei numeri per farmi meglio capire. A livello nazionale
chi fa la libera professione nei servizi
tecnici di progettazione tra ingegneri, architetti e geometri sono circa 250mila cioè 4 tecnici
ogni mille abitanti. Quella valdostana è sperequata in quanto sommando gli
iscritti agli ordini abbiamo circa 1200 unità cioè quasi 11 professionisti ogni
mille abitanti. Già questo ci fa capire che una contrazione del mercato del
lavoro in Valle d'Aosta ha maggiori ricadute dirette visto questa oltre che
doppia presenza rispetto al dato
nazionale. Questo si associa ad una diminuzione degli investimenti, del numero
di gare e di affidamenti che di fatto in Valle d'Aosta è stato del 30% rispetto
agli anni passati, abbastanza in linea con la media italiana, con però la
differenza che questo calo in Italia era suddivisa su un numero di
professionisti che era di meno della metà.
Un dato negativo...
E' nei fatti che negli ultimi due anni ci siano stati meno
investimenti nelle infrastrutture, e meno gare e meno appalti di ingegneria e
di architettura. Inoltre la prospettiva per gli anni a venire non è rosea anche perché come dicono
cadere dall'alto fa più male che dal basso e in valle d'Aosta ci si era
abituati a lavorare in settori relativamente fiorenti. Per il futuro per affrontare queste
problematiche è per noi fondamentale avere sinergie di collaborazione, con tutti
i soggetti che operano nella filiera delle costruzioni: dalla progettazione
all'esecuzione fino alla gestione. I tempi moderni hanno anche comportato una
modifica dei sistemi di realizzazione delle opere pubbliche infrastrutturali
orientate sempre di più verso la multidisciplinarietà delle competenze, ovvero
non è solamente un committenti, un progettista, un utilizzatore ma l'opera
pubblica è gestita in sinergia, in funzione dei bisogni di queste tre figure
che ho appena citato. Di conseguenza sistemi quali l'appalto integrato cioè una
struttura composta da progettisti e
impresa, che portano ad una una stazione appaltante e un committente è
sicuramente una delle procedure che in futuro verrà maggiormente sviluppata.
Questo però necessità di collaborazione tra i vari componenti della filiera.
Proprio per rispondere alla crisi recentemente avete avuto
un incontro con il Presidente dell'Oice nazionale. Tema dell'incontro
l'internazionalizzazione. Di cosa si tratta?
Il 21 maggio presso la sede di Confindustria Valle d'Aosta
si è svolto questo incontro. L'Oice proprio per dare delle opportunità agli
associati ha aperto un settore dedicato al facilitare l'accesso ai mercati
esteri delle imprese nazionali. Questo settore cerca ovviamente di spingere le
imprese a muoversi in sinergia diversamente diverrebbero anti-economici. Ci sono stati così illustrati i canali
tematici, le possibilità operative, i contatti di rete da utilizzare nel caso
si voglia partecipare ad una gara e ad una offerta in una paese fuori Italia.
Nel nostro caso, data la particolarità regionale del bilinguismo, siamo
orientati a conoscere le tipicità dei mercati francofoni, come quello del
Sud-Mediterraneo e di alcuni Paesi dell'Est. Spero che risulti chiaro a tutti
come in questo momento in cui il mercato locale si contrae la possibilità di
aprire su mercati che visti i nostri numeri sono di dimensione infinita vada
colta in maniera unitaria in quanto la struttura che va all'estero conta
normalmente su una cinquantina di dipendenti. Si devono perciò prevedere forme
consortili o associazioni temporanee. In casa si è avversari, ma all'estero lo
spirito nazionale deve prevalere. Realtà
come Algeria e Marocco, politicamente relativamente stabili, sono già conosciute e frequentate da società
di ingegneria grosse confidiamo che ci sia una quota di mercato anche per noi.
Quale può essere un sogno imprenditoriale per chi fa parte
dell'Oice?
Direi un auspicio cioè che tutto il sistema della pubblica
amministrazione diventi più dinamico, più efficace, maggiormente adatto alle
tempistiche di noi professionisti per quanto riguarda operatività,
burocratizzazione, apertura a
situazioni, a procedure e a sistemi di finanziamento più moderni. Un esempio su
tutti: la finanza di progetto. Sono tutte opportunità che all'estero usano già
da anni e che noi ci auguriamo si diffondano negli anni a venire anche in
Italia.
7 commenti:
Sarebbe per me istruttivo conoscere quali sarebbero i paesi francofoni dell'Est cui si fa riferimento: la mia ignoranza non me li fa vedere.
Inoltre, ci vuole fegato a proporre Algeria e Marocco, con la loro "relativa stabilità", quale paesi ove investire; ma l'uscita serve vuoi a giustificare il titolo del post agli occhi di chi non si addentra nella lettura, vuoi a soddisfare chi vive di finzioni linguistiche.
Il Paese dell'Est in questione è la Polonia. Inoltre la proposta (criticabile quanto vuole ci mancherebbe) arriva dai vertici nazionali dell'Oice
come può vedere da questo post
http://www.impresavda.blogspot.it/2014/05/progetto-internazionalizzazione-delloice.html
non è dunque una trovata locale. Di conseguenza per una volta - anche se per lei il francese è uguale al rosso per il toro - distingua bene chi sta sventolando la bandierina...
In Polonia si parlerebbe francese... essendo io tonto, nel mese colà trascorso, quando c'era ancora la cortina di ferro,non me ne sono per nulla accorto.... = la francofonia polacca è una facezia.
Sull'Oice dico che bisogna vivisezionare per bene i di lei consigli prima di cavalcarli. Sul titolo del post, opera di FF, intravvedo un compiacimento nel poter sciorinare la consueta bugia che mi fa provare la sensazione del toro davanti al rosso (sensazione non figlia del francese: io non me la prendo con le lingue portatrici di handicaps, ma con chi racconta fanfaluche su tale lingua). Nella fattispecie, la bugia consiste in un titolo che ingigantisce propagandisticamente un aspetto minore dell'intervista, per il resto apprezzabile.
Comunque vada è sempre colpa mia. Sic. A me sembra più reale la sua irritazione per il mio titolo che il mio compiacimento sciorinantemente propagandistico...
Autocalimerismo balotellico.
Mi irrita il suo non voler entrare mai nei meriti. Ad esempio: per FF la Polonia è francofona? Sarebbe come dire che l'Isis vuole uno Stato Cattolico tra Siria e Iraq.
Il titolo è il pedaggio che lei deve pagare a una ben nota "causa".
Ha ragione. In effetti non lo avevo scritto nel pezzo in quanto non ne ero sicuro. Mi sono dunque documentato meglio. Il paese in questione è la Romania che tra i paesi in cui il francese costituisce una lingua straniera (ovvero in cui non abbia ruoli ufficiali o amministrativi né legami di tipo coloniale), occupa una posizione particolare in quanto il francese ha costituito tradizionalmente la principale lingua straniera insegnatavi e il Paese ha sempre mantenuto vivi rapporti con le culture francofone occidentali. La Romania, che per locutori di francese è ai primi posti in Europa (dichiara di conoscerlo un quarto della sua popolazione) tanto da essere stato il primo (e finora unico) Paese di questo tipo a ospitare un sommet della Francofonia in riconoscimento del suo ruolo. Aggiungo a mia parziale discolpa che la Polonia è un membro osservatore dell'Oif e che i debiti verso il francese ci sono ma sono più letterari e risalgono ad un passato non più prossimo. Come testimonia questo video
http://www.tv5.org/cms/chaine-francophone/Revoir-nos-emissions/Destination-Francophonie/Episodes/p-27786-Destination-Pologne.htm
Purtroppo io viaggio e purtroppo ancora ho perfetta memoria.Singolare: accuso FF di avermi tirato addosso una zuppiera e lui mi corregge dicendo che era un vaso di fiori. In Romania ci sono stato nel 2006 soltanto perché avevo i biglietti Lufthansa gratis e per soli 12 giorni visitando la Transilvania(apprezzabile) e quello strazio di Bucarest, nonché Sinaia, non perché gemellata con Aosta ma in quanto sulla strada della mia auto a nolo. Di francese non ho mai sentito né letto una parola. Non FF, ma i fanatici della finzione francofona raschiano il fondo del barile delle frottole e forzano le verità sperando di avere un uditorio di soli beoni.
Se poi uno legge un sito islamico è ovvio che vi trovi le lodi dei principi coranici.
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