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Giacomo Baravalle (MDPTech) |
Che cosa fate per il settore dei veicoli industriali e della macchine
agricole?
Noi realizziamo dei sistemi elettronici
per il controllo degli allestimenti dei veicoli industriali ed agricoli. In
modo particolare abbiamo sviluppato un sistema innovativo chiamato Itech che
estremizza il concetto di centralina elettronica con tutta la ragnatela di
cablaggi che arrivano alle singole utenze per alzare i piani, per aprire le porte,
per controllare lo spargimento del sale su una autostrada, portando le singole
centraline sulle singole utenze. Questo significa eliminare i cablaggi, avere
un unico cavo che corre lungo il veicolo che le connette tutte con le
centraline che si parlano tra di loro attraverso dei software molto articolati
e vengono configurate una volta all’installazione tramite un software su Pc dopodiché
la centralina diventa autonoma e fa parte di un sistema di controllo più
completo. Possiamo dire di avere polverizzato l’elettronica.
Cosa significa MDPTech?
Semplicemente Mecatronic devices and programming
technology. Ci occupiamo di meccatronica
Quali sono le professionalità messe in campo? Come è strutturata la
vostra azienda?
Siamo strutturati per sviluppare sia
la parte commerciale che quella progettuale. Non siamo interessati alla
produzione in quanto tale poiché abbiamo preferito concentrare le risorse su
quella che è l’attività con maggior valore aggiunto. Commerciale in quanto è fondamentale
per una azienda come la nostra avere una approfondita conoscenza della
clientela e delle loro esigenze. E nello stesso tempo la parte progettuale in
quanto dobbiamo essere noi proprietari della tecnologia. Lasciarla a terzi può
dare poi scarse garanzie di affidabilità verso i clienti. Se il cliente ha
necessità di qualcosa di nuovo e ti sei affidato a terzi rischi di non essere in
grado di rispondere in tempo reale. Dal punto di vista delle professionalità
sono importanti ingegneri elettronici, informatici e tecnici di laboratori. Per
la produzione ci appoggiamo a dei terzisti molto validi nella bassa Valle d’Aosta
e nel primo eporediese.
Come mai avete scelto di insediarvi in Valle d’Aosta?
Questa zona ex-Olivetti per noi è
importante in quanto ci sono molte professionalità e nello stesso tempo la
Valle d’Aosta con le sue pépinière è incentivante per una start up come la nostra
e siamo anche centrali rispetto ai nostri mercati di riferimento,
cioè Italia, ma soprattutto Germania, Francia e Nord Europa.
Ci sono dei brevetti dietro a questo progetto?
Un brevetto lo stiamo proprio presentando
proprio in questo periodo. Ci sono io in prima persona che seguo la parte di
avanprogetto, poi c’è un gruppo di ingegneri che con varie tipologie
contrattuali se ne occupa per lo meno per l'altra metà. E’ un gruppo che vorremmo
rimpolpare, stiamo cercando delle professionalità ma non nascondo che abbiamo
qualche difficoltà a reperirle. Speravamo che la sezione staccata di Verrès ci
assicurasse maggiori possibilità ma non è così.
Si tratta di un prodotto che ha una vocazione nazionale se non
addirittura internazionale. Ci sono altre aziende attive nel settore? Chi sono
i vostri competitors? Gli inizi mi sembrano promettenti…
E’ vero. La concorrenza è agguerrita.
I competitors sono per la maggior parte produttori tedeschi e il nostro mercato
per il momento è europeo. Abbiamo iniziato con i clienti che già conoscevamo in
Italia e in Germania e poi, man mano, ci stiamo allargano in Olanda, Francia,
Danimarca e altre azioni.
Ci sono stati degli utilizzi nuovi delle vostre centraline, magari
suggeriti dal cliente?
Noi avevamo pensato ad applicazioni
medio-grandi e poi abbiamo scoperto che una delle prime applicazioni è sulle
sponde per caricare al supermercato. E’ un’applicazione da due metri di
cablaggio molto richiesta in quanto elimina tempi di manutenzione,
installazione, cablaggi…
Quali sono le maggiori difficoltà nel realizzare una start up in Italia?
Vado controcorrente. Tutti i piccoli imprenditori
dicono che nessuno sostiene le aziende alla nascita. Io invece devo dire che il
governo centrale ha fatto molto per le start up. Il decreto del Fare dell’allora
ministro Passera ha fatto molto per le start up innovative. Basta pensare al fatto che
una start up innovativa come la nostra, una volta riconosciuta nella sezione
speciale della Camera di Commercio, ha diritto ad una garanzia all’80% da parte
del Mediocredito centrale per accedere ad un finanziamento bancario fino a 2
milioni e mezzo di euro. Ecco perché dico che il Governo ha fatto molto. Il problema è l’altro
interlocutore. Sono stato in una banca, non dico quale, ho presentato il mio
progetto e mi è stato che si poteva fare ma intanto volevano anche a garanzia la
stessa somma in titoli. Se io prendo i titoli al 3% e li pago al 5% mi conviene
vendere i titoli e finanziarmi così. Ho poi però trovato un'altra banca a
Pont-Saint-Martin che ha accettato e fatto un buon lavoro con noi. E
il caso vuole che quest’ultima sia più piccola rispetto alla precedente.
Una novità da annunciare in esclusiva a ImpresaVda
Tutta la nostra attività di minuto in
minuto è una novità. Noi puntiamo molto su due sistemi che stiamo già
realizzando e sono un’evoluzione di Itech. Uno è dedicato ad un mercato
specifico, sul quale contiamo di fare dei grossi numeri in Europa, ed un altro
è un brevetto che stiamo presentando per riconoscere la posizione dell’operatore
intorno al veicolo con precisione minima di due centimetri. Questo per andare
incontro ad alcune esigenze di sicurezza richieste in Germania attraverso le
quali prevenire incidenti agli operatori. E questo lo faremo con l’Istituto
italiano di tecnologia. Il team del professor De Marchi che opera anche presso
il Politecnico di Torino è molto preparato. Ci dà affidabilità sul risultato.
Un minuto per chiudere. Un sogno imprenditoriale da realizzare…
Obiettivi più che sogni, cioè riuscire
a creare questa società con un buon ambiente di lavoro, un buon team di tecnici
e piena soddisfazione da parte dei clienti.
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