6 settembre 2014

Buon San #Grato con la Lettera Pastorale


Per celebrare San Grato, il patrono della Diocesi (messa domani pomeriggio in Cattedrale alle 15 con diretta su Radio Proposta in Blu) ti propongo un estratto  della prima lettera pastorale del nuovo Vescovo di Aosta, Mons. Franco Lovignana, dal titolo «Portiamo la gioia di Cristo!», che verrà consegnata alla comunità diocesana. La lettera contiene anche un messaggio ai giovani dal titolo «Patiamo insieme» che verrà consegnata questa sera durante la Route dei giovani  all'eremo di San Grato.

 Per saperne di più acquista il Corriere che troverai in edicola questa settimana dove ho pubblicato il testo integrale del documento.

Il Signore agiva insieme con loro e confermava la Parola con i   segni che la accompagnavano… Annunciare con le opere

La vita cristiana è come un fermento capace di far lievitare il mondo. Un primo ambito di lievitazione evangelica è quello delle relazioni interpersonali arricchite dalle opere di misericordia, che non sono affatto passate di moda. Queste opere danno spessore e concretezza alla parola misericordia che spesso pronunciamo, molto invochiamo e, forse, troppo poco pratichiamo. Vale la pena richiamarle: Le opere di misericordia sono azioni caritatevoli con le quali soccorriamo il nostro prossimo nelle sue necessità corporali e spirituali. Istruire, consigliare, consolare, confortare sono opere di misericordia spirituale, come pure perdonare e sopportare con pazienza. Le opere di misericordia corporale consistono segnatamente nel dare da mangiare a chi ha fame, nell'ospitare i senza tetto, nel vestire chi ha bisogno di indumenti, nel visitare gli ammalati e i prigionieri, nel seppellire i morti. Tra queste opere, fare l’elemosina ai poveri è una delle principali testimonianze della carità fraterna.

Un secondo ambito di lievitazione evangelica è quello delle relazioni sociali e quindi del nostro impegno nella società civile: lavoro, scuola, salute, giustizia, politica, cultura, volontariato, tempo libero … È urgente la presenza operosa di cristiani preparati, convinti e organizzati. E la comunità cristiana (diocesi, parrocchie, aggregazioni laicali) deve lavorare molto per formarli, incoraggiarli e sostenerli. Al riguardo vorrei fare due raccomandazioni.

Occorre riscoprire l’insegnamento conciliare circa la ministerialità laicale. In questi anni abbiamo forse insistito troppo sul servizio dentro alla comunità, dimenticando che il luogo primo e genuino dell’esercizio ministeriale dei laici è il mondo: Vivono nel secolo, cioè implicati in tutti i diversi doveri e lavori del mondo e nelle ordinarie condizioni della vita familiare e sociale, di cui la loro esistenza è come intessuta. Ivi sono da Dio chiamati a contribuire, quasi dall'interno a modo di fermento, alla santificazione del mondo esercitando il proprio ufficio sotto la guida dello spirito evangelico, e in questo modo a manifestare Cristo agli altri principalmente con la testimonianza della loro stessa vita e col fulgore della loro fede, della loro speranza e carità.

Occorre anche riscoprire il valore di fare rete e ricreare condizioni e modalità adatte all'oggi perché famiglie e singoli possano unirsi nell'elaborare e nel proporre un contributo cristiano ad una visione e ad una pratica del lavoro, della cultura, della salute, dell’educazione, della solidarietà sociale degne e rispettose della persona umana e di tutte le persone umane. Se vogliamo, come discepoli di Gesù, metterci oggi al servizio degli uomini nostri fratelli, dobbiamo farlo insieme: l’associazionismo cristiano, nelle sue molteplici forme, è oggi da valorizzare più che mai; a volte è da ripensare e ricreare. Non sono lo spirito della crociata ideale e la logica mondana della lobby che ci spingono a questo, ma solo l’amore di Cristo per l’uomo, per ogni uomo e per tutto l’uomo. 

1 commenti:

giancarlo borluzzi ha detto...

"... proporre un contributo cristiano ad una visione ...della cultura...degna e rispettosa delle persone umane...": perfetto in una regione ove si vogliono uniformare le persone con una cultura localista dai contorni imposti. Messaggio non recepito dal precedete direttore del Corriere della Valle don Giulio Vuillermoz che mi disse che dovevo andarmene dalla Valle se non condividevo l'integralismo basato su una lingua francese inutile ma imposta con il battimani di alcuni ecclesiastici; non recepito dall'attuale direttore Favre che in questo blog parlò di "comunità" valdostana (di pura fantasia, dico io)con caratteristiche cui tutti dovrebbero uniformarsi, senza quella che lui definì "obiezione di coscienza" verso il francese che ciascuno è invece libero di ritenere inutile, oltreché propagandato da chi non capisce che le lingue sono strumento di comunicazione e non di collegamento con un trapassato irresuscitabile e che ciascuno è libero di giudicare importante o no. Non critico le credenze altrui, ma il volerle imporre quale oggetto di culto per tutti, in aperta contraddizione col rispetto della persona singola e del suo pensiero sottolineato perfettamente dal Vescovo Lovignana.

 

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