Michelangelo Chasseur |
Intervista
Michelangelo Chasseur della Touchware, azienda valdostana di sviluppo
informatico.
Di cosa vi occupate?
La
Touchware nasce da una idea imprenditoriale nel 2012. L'obiettivo era quello di
sviluppare nel mondo mobile. Nel 2012 era un po' meno evidente ma c'è questo
trend che oggi è sotto gli occhi di tutti, cioè la crescita del fruire delle
informazioni in mobilità, mi riferisco chiaramente agli smartphone.
Di recente avete realizzato un'App. In cosa
consiste?
E'
un'app molto specifica che abbiamo realizzato con il supporto non condizione di
una casa farmaceutica che è la Bracco ed è un'applicazione dedicata ai medici
radiologi nel mondo specifico del 'utilizzo dei mezzi di contrasto per la Tac
ed è un supporto alla pratica clinica quotidiana dei medici che devono
somministrare ai pazienti questo tipo di farmaco che a volte può avere anche degli effetti
collaterali. L'applicazione voleva dare un supporto alla decisione clinica
nella pratica quotidiana.
Un'app che ogni medico può utilizzare per
conto proprio...
Assolutamente
sì . Abbiamo coordinato un board scientifico di tre medici che sono
riconosciuti almeno a livello italiano come dei professionisti di successo in
questo ambito. E' stata consultata una serie di paper scientifici a supporto
della valenza scientifica dell'applicazione. Ognuno è in grado di utilizzare
l'applicazione in autonomia ed è abbastanza user friendly.
E'
un prodotto di nicchia ma di interesse mondiale?
In
questo momento l'applicazione è in italiano ma stiamo già lavorando sempre con
Bracco per portare questo stesso concetto a livello internazionale. La
piattaforma che stiamo sviluppando non sarà soltanto più su Tac ma anche su
risonanza e verrà rilasciata in diversi altri paesi sia europei che
extraeuropei.
L'app è gratuita in questo momento.
Proviamo a spiegare dove sta il vostro business...
Questa
è una domanda che mi sento fare quasi quotidianamente. Noi lavoriamo principalmente
come terzisti. Abbiamo fatto alcune piccole esperienze di applicazioni sui
consumatori finali ma gli sforzi che è necessario fare in termini di pubblicità
per raggiungere il mercato, per far conoscere la propria applicazione sono
talmente elevati che poi ci siamo scoraggiati e abbiamo deciso di lavorare
principalmente nel btob. facciamo servizi per altre aziende. L'altra cosa che è
difficile far capire anche a potenziali clienti è il costo dell'applicazione. Ma
quota costa un'applicazione? A questa domanda io rispondo con un'altra domanda:
ma quanto costa un'automobile? Questa può sembrare una provocazione ma in
realtà ci sono tutta una serie di parametri dalla dimensione alle integrazioni con servizi esterni, con particolari feature, localizzazione e via
dicendo che possono far lievitare notevolmente il costo di un'applicazione. Una
delle ultime applicazioni che abbiamo fatto era quella del catalogo prodotti
del Roi Merlin che dovrà uscire a fine aprile che ci ha impegnato un team di
quattro persone per quasi cinque mesi. Basta fare due conti e si capisce quali
possono essere i costi di uno sviluppo di questo tipo.
Voi operate spesso con partner di rilievo
internazionale...
Noi
abbiamo cercato di posizionarci fin da subito come una realtà che guardasse non
soltanto al di là ei confini nazionali, ma anche internazionali. Noi oggi
lavoriamo in un settore informatico, in particolare quello delle applicazioni
mobili, dove la competizione ormai è internazionale. Non ci sono confini. Anche
il team di persone che abbiamo creato - oggi siamo in nove - è stato pensato
per permetterci di aggredire anche dei progetto di un certo rilievo.
In Valle d'Aosta per ora qualche commessa?
Al
momento abbiamo all'attivo un progetto di ricerca realizzato in collaborazione
con l'Università di Pavia con il supporto dell'Azienda Sanitaria locale che è
partito un anno fa circa grazie ad un finanziamento europeo cioè l'adozione
sulle ambulanze del 118 di strumenti informatici in mobilità, quindi di tablet
che serviranno a supporto dell'attività clinica e quindi per la consultazione
in tempo reale di parametri, di documentazione clinica dei pazienti soccorsi
piuttosto che la comunicazione in tempo reale di dati presi dalla scena
dell'incidente verso le strutture di soccorso.
Perché uno dovrebbe rivolgersi
specificatamente a voi?
Il
modo in cui ci siamo strutturati ci permette di gestire la fliera produttiva
nella sua interezza. Dall'analisi delle esigenze del cliente, alla
progettazione, all'implementazione di quanto definito, al design, alla
comunicazione e riusciamo a dare delle soluzioni complete con standard qualitativi
elevati. Noi non facciamo semplicemente applicazione web, ma ci posizioniamo su
un target di riferimento superiore che è quello delle applicazioni native con
sogli di ingresso più alte perché richiede delle competenze più specifiche.
Questo è sicuramente un altro elemento che fa sì che il cliente preferisca
rivolgersi a noi.
I vostri prodotti sono tagliati su
misura...
Esattamente
noi partiamo dall'analisi delle esigenze e spesso si cerca di condurre il cliente
che a volte non sempre sa di cosa ha
bisogna. Sa di avere bisogno di una strategia digitale ma deve comprendere qual
è la migliore. E noi li aiutiamo in questo.
Le vostre prospettive di impresa da qui a
tre anni?
Per
noi è un tempo molto lungo in quanto non li abbiamo neppure ancora compiuti tre
anni di vita. Li fare a ottobre quest'anno. Mi piacerebbe pensare che
continueremo ad avere la crescita che abbiamo avuto fino ad ora. Quando siamo
partiti ero da solo oggi siamo in nove. Sarebbe bello fra tre anni essere in
venti.
Qualche
novità aziendale in vista?
Ci
stiamo lanciando su due filoni interessanti. Il primo è una piattaforma di
logistica. Stiamo lavorando con Magneti Marelli come partner che produce
hardware per sviluppare una piattaforma per il traking in tempo reale delle
flotte. Ci sarà questa specie di black-box - molto simile a quella che certe
assicurazioni già oggi propongono - che permette di tenere traccia in tempo
reale di dove si trovano i mezzi. Il secondo è nel campo del sociale con un
paio di rapporti con due strutture molto grandi, da un lato la Sacra Famiglia a
Cesano Boscone con 1900 posti letto che si occupa dei più disperati di cui
nessuno si vuole prendere cura e l'Aias di Monza che si occupa degli spastici.
Con loro stiamo cercando di trovare delle soluzioni informatiche che permettano
di facilitare la loro attività.
Vi
state avvicinando al no profit...
Sì.
E' un settore più difficile in quanto i budget sono limitati ma ci sono delle
opportunità a livello di bandi anche europei che potrebbero permettere di
realizzare anche dei progetti interessanti.
Qual è il vostro sogno imprenditoriale?
E'
una domanda difficile. A noi piacerebbe aprire una filiale all'estero. Noi
abbiamo una sede operativa a Milano che ci permette di partecipare ad attività
anche della Camera di Commercio di Milano con la quale l'anno scorso abbiamo
preso parte ad una mission aziendale negli Stati Uniti e abbiamo attivato una
collaborazione con un'agenzia di Chicago che sta cercando di portare alcune
delle nostre soluzioni sul mercato americano. Questo è il prodromo di una
possibile attività all'estero. Adesso a fine aprile parteciperemo insieme ad
Italia start up, associazione italiana che raggruppa sia start up sia aziende
consolidate, ad un'altra missione a Singapore dove porteremo alcune delle
nostre soluzioni e io spero che prima o poi riusciremo ad aprire anche un
canale verso l'estero.
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