Mario Dalbard riceve la medaglia di Cangrande |
Da quanti anni esistono
le Caves a Donnas? Si tratta di un territorio con una lunga tradizione rispetto al mondo
del vino...
E' un territorio con una tradizione lunghissima. La
Cooperativa esiste dal 1971 però parlando di territori abbiamo documenti che
risalgono al 1200 dove si parla di doppia vinearum. Ci sono delle tappe
importanti. Il 1200 per quanto riguarda le prime annotazioni di vigne a Donnas
con diverse frazioni che avevano una certa importanza nella produzione. Poi nel
1500 si parla per la prima volta del Picotendro, della qualità del nostro
Nebbiolo. Nel 1800 abbiamo apprezzamenti per il Donnas da parte di Napoleone e
di Cavour. Questa è la parte storica del nostro territorio. La Cooperativa come
già detto nasce nel 1971 e aveva essenzialmente lo scopo di promuovere,
difendere e valorizzare il nostro vino. E' stata la prima della Valle d'Aosta e
direi che ha centrato pienamente i suoi obiettivi. In questi vent'anno siamo
cresciuti. C'è stata tanta partecipazione da parte dei viticultori e anche un
riconoscimento esterno al mondo viticolo. Penso ai consumatori, all'autorità.
Anche perché la Cooperativa è pienamente inserita nel territorio valdostano e
si occupa anche di una difesa del territorio.
Che tipi di vini
producete?
Noi ci consideriamo un po' la cantina del picotendro, del
Nebbiolo. Che è vinificato in tanti modi per valorizzare e scoprire le
potenzialità di un vitigno formidabile. Dal nebbiolo noi produciamo vini che
vanno dall'aperitivo al digestivo. Uno spumante metodo charmant magie, un
rosato Larme du Paradis, un nebbiolo giovane il Barmet, il Donnas classico
invecchiato, un Donnas Napoleone affinato nei tonneaux, un Donnas vieilee
vignes e un Donatium che è un aromatizzato. In più una piccola produzione di
bianchi con Erbaluce e pinot grigio.
Come è andata l'ultima
vendemmia?
Dal punto di vista qualitativo non ci possiamo lamentare.
Negli ultimi dieci anni siamo sempre andati molto bene. Quest'anno però dal
punto di vista quantitativo l'annata è stata scarsa come quella del 2012. E per
noi che siamo già riusciti ad avere una buona richiesta di mercato un calo di
questo tipo crea problemi per quanto riguarda l'assorbimento dei costi fissi e
soddisfare la clientela.
Come è cambiato il
mondo del vino in questi 40 anni. Lei è dal 1973 che se ne occupa?
Io in questo mondo ci sono persino entrato un po' prima. A
14 anni quando facevo parte del Comitato per la Festa dell'Uva di Donnas. Poi
ho continuato a seguire un po' più specificatamente i problemi di Donnas alla
fine degli anni 60 per la costituzione di una Cooperativa e poi per la
costituzione di una federazione regionale di cooperative. Posso dire che il
mondo del vino in questi 40 anni è cambiato quasi come per noi a Donnas. Si è
cercato di migliorare la qualità con una promozione sia sul mercato nazionale
che su quelli esteri. Obiettivi pienamente centrati. Il vino valdostano oggi è
apprezzato. Ottiene tanti premi ed è anche riuscito ad aumentare le aziende e
questo anche grazie alle Cooperative che per prime hanno cercato di potenziare il
mondo del vino valdostano e così sulla base di questi risultati sono nati tanti
piccoli produttori.
Un presidio
importante per i momenti difficili...
Assolutamente sì.
Come commercializzate
i vostri vini?
Siamo una piccola Cantina quindi non abbiamo una struttura
commerciale collaudata. In Valle d'Aosta ci muoviamo tramite grossisti e
distributori e anche vendita diretta. Mentre nel resto d'Italia con contatti
diretti: enoteche, ristoranti, tantissimi privati che ci contattano tramite
internet. Molta importanza lo ha l'estero, Negli ultimi sette anni è diventato
un mercato importante. Si tratta del 15% del nostro fatturato. E nel 2012-2013
ci ha permesso di sostituire la diminuzione della domanda interna.
Il fenomeno
dell'enoturismo a Donnas?
E' importantissimo. Dovremmo dire sia in cantina e in vigna
sia in fiera e alle manifestazioni. Oramai la gente non si accontenta di
visitare la cantina ma vuole avere informazioni aggiuntive. Vuole avere la
possibilità di visitare le vigne, vedere il paesaggio. Noi nella nostra
promozione diciamo che quando vendiamo del vino stiamo vendendo un territorio.
Chi compra del Donnas deve avere presente le peculiarità della nostra viticoltura,
una viticoltura difficile. E quindi è una soddisfazione che le persone che
vengono per acquistare il nostro vino chiedono qualchecosa in più rispetto alla
semplice degustazione del prodotto. L'enoturista è molto più preparato e
richiede una maggior preparazione da parte nostra per poter soddisfare le sue
domande che possono essere tecniche, ad esempio le tecniche di coltivazione con
un'attenzione anche alla salvaguardia del consumatore. Inoltre a Donnas abbiamo
anche la fortuna di avere un Museo della vite che è stato recentemente
ristrutturato, un atout in più.
All'interno del mondo
delle Cooperative sociali c'è stata un po' di maretta in merito alla questione dell'affitto
delle sedi, caratterizzato da grandi aumenti. Qual è la vostra situazione?
La nostra situazione è un po' diversa. I nostri primi amministratori
hanno avuto una visione molto lungimirante. Siamo l'unica Cantina sociale
proprietaria del fabbricato. E' chiaro che la Cantina è stata progettata e
costruita secondo le esigenze del momento. Quindi i nostri spazi sono più
ristretti rispetto ad altre cantine che hanno avuto il fabbricato gratis e non
si sono preoccupate delle necessità finanziarie. Noi l'abbiamo ampliata più
volte in funzione delle esigenze che sono nate e anche delle nostre
disponibilità finanziarie. Ad esempio nel 2007 in occasione di un ultimo
ampliamento i soci ci hanno anche sostenuto con un prestito sociale. Noi non
siamo toccati da questo problema. Al massimo si tratta di manutenzioni
straordinarie che abbiamo sempre fatto.
Qualche novità in
vista?
Come prodotti nuovi ci sono delle idee ma dipende molto dalla
qualità e dalla quantità della prossima vendemmia. Sull'immediato non c'è
ancora nulla. Per quello che riguarda struttura e organizzazione a breve termine ci sono dei progetti per un
rafforzamento della Cantina.
Un sogno
imprenditoriale?
Ne abbiamo molti. La nostra zona è l'unica che non ha avuto
una crescita delle superfici viticole. Il sogno è quello di rendere più agevole
e più facile lavorare la vigna e, quindi, rendere più appetibile e conveniente
la lavorazione e riuscire a costituire una Cooperativa o una società di
viticultori giovani che possa proseguire questa attività.
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