La guida del Gambero Rosso regala alla Valle d'Aosta uno splendido risultato. Sono ben sei i Tre Bicchieri 2016 Ecco l'elenco: Valle d'Aosta Chambave Moscato Passito Prieuré '13 - La Crotta di Vegneron Valle d'Aosta Chardonnay Cuvée Bois '13 - Les Crêtes Valle d'Aosta Petite Arvine '14 - Elio Ottin Valle d'Aosta Pinot Gris '14 - Lo Triolet Valle d'Aosta Pinot Noir Semel Pater '13 - Maison Anselmet Valle d'Aosta Syrah '13 - Rosset Terroir
Ma non solo va alla Valle d’Aosta il premio speciale Dolce dell’Anno con la versione di Chambave Moscato Passito ’13, il Prieuré della Crotta di Vegneron.
Il giudizio è davvero entusiastico e te lo riporto qui sotto.
«La Valle d’Aosta del vino offre uno dei panorami più affascinanti sotto il profilo dei paesaggi e delle varietà autoctone. Non troverete in nessun’altra regione d’Italia (e in pochissime nel mondo) vigne oltre i 1200 metri di quota. Nessun altro terroir può vantare una tradizione di viticoltura di montagna plurimillenaria come quella valdostana. Il fascino di questi vini antichi, vere sfide alla natura, ci ripaga anche dell’unico neo di questa bella storia, la difficoltà di reperimento legata all’esiguità di queste produzioni. Quest’anno c'è una crescita, particolarmente sensibile tra quei produttori che cercano di esprimere le potenzialità di queste straordinarie vigne d’alta quota e dei vitigni autoctoni valdostani. E il risultato c'è: va alla Valle d’Aosta il premio speciale Dolce dell’Anno (una sfolgorante versione di Chambave Moscato Passito ’13, il Prieuré della Crotta di Vegneron) e il numero dei Tre Bicchieri sale a 6, massimo storico per la Valle. I tre bianchi sono dei classici, ma molte belle notizie vengono dai rossi. Massimo premio per due straordinari rossi da vitigni internazionali che però qui hanno trovato un habitat interessantissimo, che gli permette di esprimere con eleganza i caratteri varietali senza rinunciare alla tipica impronta alpina. Buone prove anche da numerosi Fumin, Cornalin, Mayolet e Vuillermin, ma anche Nebbiolo. Segnali più che positivi. I giovani stanno tornando a coltivare le vigne eroiche di montagna, determinati a raccontare storie enologiche sempre più fascinosamente locali, che non possono prescindere dallo straordinario patrimonio di esperienze della tradizione e dalla ricchezza di varietà autoctone».
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