L'intervista di
questa settimana è a Luciano Zoppo Ronzero, una new entry del mondo
della viticoltura valdostana con l'azienda Pianta Grossa di Donnas.
La sua è
una scelta imprenditoriale ma pure di vita. Da cosa nasce?
Ho lavorato per più
di 15 anni per una Multinazionale nel settore delle telecomunicazioni
ricoprendo vari incarichi di responsabilità che mi hanno portato
lontano da casa e quindi dalla Valle d’Aosta. Ad un certo
punto, superati i 40
anni, guardando indietro rispetto a quello che avevo fatto e guardando
avanti pensando a quello che avrei potuto fare, mi sono chiesto se valeva la
pena intraprendere un percorso di discontinuità da un lato e continuità
dall’altro. Discontinuità rispetto al mio percorso professionale
precedente: una scelta sicuramente più rischiosa sotto il profilo economico,
rispetto ad un lavoro dipendente, ma che mi portasse
a realizzare
qualcosa di mio. Qualcosa di tangibile e non etereo…Quanto alla
continuità, mi sono inserito nel solco di una tradizione familiare di
viticoltura.
Perché a Donnas
e perché Pianta Grossa?
Parlavamo poco fa di
continuità e tradizione familiare.
Donnas e Pianta
Grossa sono il luogo in cui vivo e coincidono con la sede dell’azienda, il
cui nome deriva da un ippocastano secolare che, dopo essere stato a lungo
un elemento caratteristico di Donnas, ha ceduto al
tempo e alle
intemperie nel 2009. Ho scelto la riproduzione della sezione del tronco come logo
dell’Azienda.
Nella memoria
storica del paese, Pianta Grossa si identifica anche con il vino: infatti
l’attività vitivinicola si pone nel solco di una tradizione familiare viva da
più generazioni: nei lontani anni ’30 iniziò la coltivazione della
vite e negli anni ’50, nel cortile della Pianta Grossa ora sede dell’Azienda,
aprì un’osteria conosciuta per la mescita di vino di produzione propria.
In cosa consiste
la vostra produzione. Numeri aziendali e tipologie
produttive…
L’azienda nasce da
poche migliaia di metri quadri di vigneto familiari che ho ampliato
nel primo anno di produzione (il 2014) fino ad un ettaro acquisendo
terreni in affitto grazie anche alla fiducia che mi hanno accordato i
proprietari: in particolare vorrei ricordare Giorgio Chenuil, ex
consigliere regionale da poco scomparso. Nel 2015 ho ulteriormente
esteso i vigneti quasi raddoppiando la superficie coltivata. Donnas
ha una tradizione vitivinicola secolare: si coltiva da sempre il
Nebbiolo Picotendro che è la base della produzione aziendale,
Nebbiolo coltivato a pergola valdostana sui famosi terrazzamenti
candidati a diventare patrimonio dell’Unesco. Nell’estate 2015 ci
siamo affacciati sul mercato con il primo vino: 396 Vallée d’Aoste
DOC Rouge 2014. Il nome 396 evoca proprio gli anni della Pianta
Grossa al momento del taglio del tronco. Si tratta di un Nebbiolo 90%
affinato in acciaio per 8 mesi. A questo vino seguiranno 1000
bottiglie del Nebbiolo DOC, affinato in rovere francese per un anno e
che imbottiglieremo tra circa un mese e poi il Donnas DOC. Ma ne
parliamo a fine 2016.
Il passare
dall'attività di manager in una multinazionale a quella di
imprenditore è sicuramente un grosso balzo. Date per scontate le
differenze c'è qualcosa della sua precedente esperienza
professionale che può rivelarsi utile?
Ho lavorato, nella
mia precedente esperienza professionale sempre nelle Customer
Operations, cioè nella cura del cliente. Ho imparato in quegli anni
la passione e lasciatemi dire l’ossessione per il cliente. Al
centro di ogni attività imprenditoriale penso debba esserci sempre
il cliente quasi a prescindere dal prodotto. Un prodotto vincente è
quello che piace al cliente, questo penso sia fondamentale. Nel campo
del vino, giusto per essere concreti, della bottiglia deve piacere
tutto. Innanzitutto il contenuto che deve essere di estrema qualità
grazie all’attenzione maniacale che occorre avere sia in vigna che
in cantina. E poi anche al contenente: vetro, capsula, etichetta…
insomma, il vestito della bottiglia. L’immagine di una azienda è
fondamentale, perché un buon prodotto si deve presentare in maniera
adeguata al suo contenuto. E anche in questo ho cercato di mettere a
frutto l’esperienza del mio lavoro precedente.
Lei sarà il
primo privato a produrre il Donnas. Una bella sfida…
Sì, vivo a Donnas,
faccio il viticoltore a Donnas e quindi accetto la sfida… Donnas è
la prima DOC valdostana, 1971. siamo coetanei. Magari è destino…
Stiamo lavorando per uscire con un ottimo vino, il primo Donnas DOC
di un produttore privato. E’ una sfida importante e fa parte del
percorso che ci siamo dati quando abbiamo avviato questo progetto che
ora si è concretizzato con il primo vino e a breve con la seconda
etichetta. E’ proprio per produrre il Donnas DOC che ci siamo
attrezzati in cantina con una botte di rovere austriaco in cui da un
anno ormai riposa il vino
della prima
vendemmia. Occorre pazienza, un altro anno ancora, poi vediamo e
soprattutto assaggiamo.. Sentiamo tutto il peso di una DOC così
importante e solo se siamo confidenti che il nostro possa essere un
prodotto eccellente andremo sul mercato con questa etichetta.
Altrimenti
pazienteremo e ci
proveremo con la nuova annata.
L'avvio
dell'attività è stato più o meno difficoltoso del previsto?
Sinceramente pensavo
che sarebbe stato tutto più semplice… La difficoltà maggiore è
stata quella di reperire le informazioni. Abbiamo molteplici
normative, comunitarie e nazionali… La messa a norma dei locali, i
registri di cantina, le idoneità per la DOC…Gli adempimenti
burocratici sono davvero tanti. L’importante è non perdersi
d’animo per perseguire i propri obiettivi. Sicuramente ho trovato
un’ottimo appoggio per avviare la mia attività nella Camera di
Commercio, nell’Assessorato all’Agricoltura e nella Coldiretti
che hanno saputo darmi i giusti consigli nella fase delicata
all’avvio dell’impresa. La semplificazione mi sembra però ancora
lontana…
Sul fronte della
commercializzazione come intendete muovervi?
Una piccola impresa
lavora su piccoli numeri… a Me piace conoscere i clienti, uno ad
uno. Raccontare loro quello che faccio, mostrare le vigne, la
cantina. Far vedere loro dove nasce il vino e come si affina. Penso
che sia fondamentale, a prescindere dalla grandezza di un’azienda,
raccontare
il progetto, l’idea.
Conoscere chi beve il nostro vino è davvero importante. Aiuta a
migliorarci. Bisogna dare un volto al lavoro che sta dietro alla
vigna e alla cantina: Quante volte noi compriamo un prodotto e non
sappiamo chi l’ha fatto? io voglio che chi beve ed apprezza il vino
della Pianta Grossa, possa associare quei profumi e quei gusti ai
luoghi, ai visi di chi ci ha lavorato. Proprio per questo penso che
occorra un rapporto diretto tra il cliente e il produttore, senza
intermediari.
Ha avuto contatti
con altri viticultori valdostani?
Se penso ad un
viticoltore, penso innanzitutto a mio zio, Gianni Cimalando, che per
primo ha approvato la mia scelta e mi ha insegnato l’abbiccì del
mestiere. Il resto dell’esperienza l’ho costruita e la sto
costruendo anche parlando con altri viticoltori di Donnas, per la
maggior parte conferitori delle Caves, una realtà storica in questo
territorio. Ho avuto inoltre l’opportunità di conoscere altri
produttori della nostra valle durante corsi di formazione e altre
iniziative organizzate dalla Regione, dall’AIS, di cui faccio parte
e grazie alla rete di relazioni personali. Ogni occasione di
confronto e condivisione con chi fa questo mestiere è preziosa.
Per il 2016 c'è
qualche novità da annunciare?
Come già accennato,
con l’inizio del nuovo anno saremo sicuramente sul mercato con il
Nebbiolo DOC dell’annata 2014. A fine anno, se tutto procede per il
verso giusto, avremo il primo Donnas DOC.
Un sogno
imprenditoriale da realizzare?
Vorrei continuare a
lavorare sulla qualità del nostro vino per farne un prodotto di
eccellenza. Il sogno è quello di far conoscere e apprezzare il
nebbiolo valdostano anche al di fuori dei confini della nostra valle.
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