11 marzo 2016

Ermanno Bonomi (#Ivat): il mestiere dell'#artigiano tipico è a rischio estinzione

Ermanno Bonomi
Questa settimana proponiamo l'intervista a Ermanno Bonomi, Presidente dell'Ivat. Oggi parliamo di artigianato tipico.

C'è stato un Sant'Orso con il botto. E' davvero un buon momento per l'artigianato tipico?
Per la Fiera di sant'Orso è un buon momento in quanto è una fiera consolidata. Non si può invece parlare di botto per l'artigianato tipico perché la crisi c'è ancora e anche questo settore soffre.

Artigianato 2020: è il nome di un progetto FSE in cui è impegnata l'Ivat. Di cosa si tratta?
Artigianato 2020 è un'animazionee imprenditoriale per l'artigianato valdostano e le finalità di questo progetto, che abbiamo depositato com Ivat presso gli uffici regionali, sono quelli di sperimentare un servizio dedicato in grado di animare il territorio e far emergere potenziali occasioni imprenditoriali e fornire strumenti operativi per progettare o riprogettare le attività in un'ottica più prettamente imprenditoriale. Poi in realtà queso progetto dovrà avere tutto un suo iter però come Ivat nel Cda ne abbiamo discusso e vorremmo noi cercare di creare una start up per dare una possibilità a dei giovani di poter emergere e iniziare a pensare di creare un'attività non soltanto più a livello hobbistico ma professionale. Questo è il nostro obiettivo finale.

Quali sono i vostri timori rispetto al futuro dell'artigianato?
Le nostre preoccupazioni nascono dal fatto che da un punto di vista anagrafico il numero delle imprese attive è destinato a calare. Abbiamo calcolato che tra il 2015 e il 2020 per un non ricambio potremmo avere un calo di aziende pari al 70%. Un compito di Ivat è di arginare questa emorragia. E per fare questo dobbiamo creare delle opportunità per i giovani affinché possano vivere di questo lavoro.

In questa logica come sta cambiando l'attività dell'Ivat?
In realtà è una mission che c'era ed è sempre stata rimandata. Io sono stato chiamato a dirigere l'Ivat, ne abbiamo parlato a livello di Cda e questo è uno di quei punti a cui dobbiamo lavorare. E' un obiettivo a lungo termine che però necessita della giusta attenzione.

In merito alla start up cosa si può dire?
Noi già da un paio di anni com Ivat monitoriamo una serie di giovani artigiani hobbisti e quest'anno vorremmo stanziare una somma per poter acquistare dei prodotti di questi artigiani da inserire nei negozi per poter testare la loro vera commerciabilità e dare l'opportunità a questi ragazzi di inserire questi prodotti e rivederli per eventualmente renderli più appetibili al pubblico.

Una nouvelle vague dell'artigianato tradizionale…
Assolutamente sì. Ovviamente senza dimenticare la nostra storia in quanto l'artigianato valdostano è famoso al di fuori dei confini regionali proprio per le sue peculiarità.

L'Ivat si occupa anche del Mav e in merito c'è da segnalare un'iniziativa molto particolare in collaborazione con l'albergo Duca d'Aosta. Qual era l'obiettivo?
Questa è stata un'opportunità che abbiamo voluto dare a tutti i turisti che arrivano in Aosta, in particolare in concomitanza con la Fiera. Abbiamo esposto all'interno dell'albergo Duca d'Aosta delle opere del Museo di un periodo che va dal 1700 fino agli anni '50, cioè al periodo in cui è nato l'albergo. E' stata un'idea per cercare di portare il Mav, il museo, fuori dal Museo. E' un'iniziativa per noi molto importante caratterizzata da una sinergia privato-pubblico per far conoscere e valorizzare l'artigianato valdostano. E' un momento di incontro, di approfondimento e crediamo che questo progetto possa essere ulteriormente sviluppato in futuro. Abbiamo già dei contatti con altri alberghi per riproporre questa modalità.

Una sinergia turismo-artigianato…
Assolutamente sì. E' quello che si deve fare

Allora, da quello che dice, ci sono altre iniziative di questo tipo in vista?
Stiamo definendo altre date. Dobbiamo soltanto capire la disponibilità di questi alberghi ma per l'estate ci saranno altre iniziative di questo tipo.

Un bilancio sul fronte della commercializzazione?
Il 2015 con tutte le difficoltà di questo periodo abbiamo chiuso con una crescita del 2%. Questi primi mesi del 2016 registriamo un +20%. Non vuol dire che stiamo facendo dei miracoli però sicuramente abbiamo avuto la necessità di rivedere le modalità di vendita. Per cui come tutti gli enti anche noi abbiamo avuto dei tagli e per rimediare abbiamo dovuto rivedere tutto il mondo Ivat riducendo i costi, aumentando le vendite e i servizi.

Per il 2016 qualche novità da annunciare?
Sul fronte della commercializzazione ci sarà l'apertura di nuovi coin d'artisanat. Il coin consiste in una sinergia con dei soggetti privati dove noi mettiamo a disposizione il nostro materiale e il privato gli spazi e noi riconosciamo al privato una provvigione sul venduto. Questo ci permette di abbattere i costi e nello stesso tempo di essere presenti su più punti in Valle d'Aosta. Ad esempio ci sono dei coin a SkyWay e al Forte di Bard. Questo ci sta dando dei buoni risultati e speriamo di riproporlo anche in realtà più piccole. Non sono i turisti che vengono da noi, ma siamo noi che andiamo a cercare i turisti.E' necessario perché dobbiamo cercare di creare più opportunità ai nostri artigiani. Un'altra iniziativa è il progetto Biosphera di cui siamo partner istituzionali. Si tratta di un modulo abitativo energeticamente autonomo, un progetto di ricerca scientifica e tecnologica e di monitoraggio ambientale e un'esperienza abitativa itinerante. Noi siamo stati coinvolti e abbiamo arredato in parte questo modulo. L'inaugurazione è avvenuta il 1° marzo al Pavillon du Mont Fréty, presso la stazione intermedia dello Skyway.

Un balzo nel futuro…
Certo. Perchè artigianato vuol dire storia, ma anche futuro e innovazione.

Un sogno da Presidente dell'Ivat da realizzare?
Visto l'andamento economico dell'ultimo decennio come Ivat vorremmo lasciare ai giovani un settore non più in crisi ma che possa essere sviluppato al meglio.

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