Ermanno Bonomi |
C'è stato un Sant'Orso con
il botto. E' davvero un buon momento per l'artigianato tipico?
Per
la Fiera di sant'Orso è un buon momento in quanto è una fiera
consolidata. Non si può invece parlare di botto per l'artigianato
tipico perché la crisi c'è ancora e anche questo settore soffre.
Artigianato 2020: è il nome di un progetto FSE in cui è impegnata
l'Ivat. Di cosa si tratta?
Artigianato
2020 è un'animazionee imprenditoriale per l'artigianato valdostano e
le finalità di questo progetto, che abbiamo depositato com Ivat
presso gli uffici regionali, sono quelli di sperimentare un servizio
dedicato in grado di animare il territorio e far emergere potenziali
occasioni imprenditoriali e fornire strumenti operativi per
progettare o riprogettare le attività in un'ottica più prettamente
imprenditoriale. Poi in realtà queso progetto dovrà avere tutto un
suo iter però come Ivat nel Cda ne abbiamo discusso e vorremmo noi
cercare di creare una start up per dare una possibilità a dei
giovani di poter emergere e iniziare a pensare di creare un'attività
non soltanto più a livello hobbistico ma professionale. Questo è il
nostro obiettivo finale.
Quali
sono i vostri timori rispetto
al futuro dell'artigianato?
Le
nostre preoccupazioni nascono dal fatto che da un punto di vista
anagrafico il numero delle imprese attive è destinato a calare.
Abbiamo calcolato che tra il 2015 e il 2020 per un non ricambio
potremmo avere un calo di aziende pari al 70%. Un compito di Ivat è
di arginare questa emorragia. E per fare questo dobbiamo creare delle
opportunità per i giovani affinché possano vivere di questo lavoro.
In
questa logica come sta cambiando l'attività dell'Ivat?
In
realtà è una mission che c'era ed è sempre stata rimandata. Io
sono stato chiamato a dirigere l'Ivat, ne abbiamo parlato a livello
di Cda e questo è uno di quei punti a cui dobbiamo lavorare. E' un
obiettivo a lungo termine che però necessita della giusta
attenzione.
In
merito alla start up cosa si può dire?
Noi
già da un paio di anni com
Ivat monitoriamo
una serie di giovani artigiani hobbisti e quest'anno vorremmo
stanziare una
somma per poter acquistare dei prodotti di questi artigiani da
inserire nei negozi per poter testare la loro vera commerciabilità e
dare l'opportunità a questi ragazzi di inserire questi prodotti e
rivederli per eventualmente renderli più appetibili al pubblico.
Una
nouvelle vague dell'artigianato tradizionale…
Assolutamente
sì. Ovviamente senza dimenticare la nostra storia in quanto
l'artigianato valdostano è famoso al di fuori dei confini regionali
proprio per le sue peculiarità.
L'Ivat
si occupa anche del Mav e in merito c'è da segnalare un'iniziativa
molto particolare in collaborazione con l'albergo Duca d'Aosta. Qual
era l'obiettivo?
Questa
è stata un'opportunità che abbiamo voluto dare a tutti i turisti
che arrivano in Aosta, in particolare in concomitanza con la Fiera.
Abbiamo esposto all'interno dell'albergo Duca d'Aosta delle opere del
Museo di un periodo che va dal 1700 fino agli anni '50, cioè al
periodo in cui è nato l'albergo. E' stata un'idea per cercare di
portare il Mav, il museo, fuori dal Museo. E' un'iniziativa per noi
molto importante caratterizzata da una sinergia privato-pubblico per
far conoscere e valorizzare l'artigianato valdostano. E' un momento
di incontro, di approfondimento e crediamo che questo progetto possa
essere ulteriormente sviluppato in futuro. Abbiamo già dei contatti
con altri alberghi per riproporre questa modalità.
Una
sinergia turismo-artigianato…
Assolutamente
sì. E' quello che si deve fare
Allora,
da quello che dice, ci
sono altre iniziative di questo tipo in vista?
Stiamo
definendo altre date. Dobbiamo soltanto capire la disponibilità di
questi alberghi ma per l'estate ci saranno altre iniziative di questo
tipo.
Un
bilancio sul fronte della commercializzazione?
Il
2015 con tutte le difficoltà di questo periodo abbiamo chiuso con
una crescita del 2%. Questi primi mesi del 2016 registriamo un +20%.
Non vuol dire che stiamo facendo dei miracoli però sicuramente
abbiamo avuto la necessità di rivedere le modalità di vendita. Per
cui come tutti gli enti anche noi abbiamo avuto dei tagli e
per rimediare abbiamo dovuto rivedere tutto il mondo Ivat riducendo i
costi, aumentando le vendite e i servizi.
Per
il 2016 qualche novità da annunciare?
Sul
fronte della commercializzazione ci sarà l'apertura di nuovi coin
d'artisanat. Il coin consiste in una sinergia con dei soggetti
privati dove noi mettiamo a disposizione il nostro materiale e il
privato gli spazi e noi riconosciamo al privato una provvigione sul
venduto. Questo ci permette di abbattere i costi e nello stesso tempo
di essere presenti su più punti in Valle d'Aosta. Ad esempio ci sono
dei coin a SkyWay e al Forte di Bard. Questo ci sta dando dei buoni
risultati e speriamo di riproporlo anche in realtà più piccole. Non
sono i turisti che vengono da noi, ma siamo noi che andiamo a cercare
i turisti.E' necessario perché dobbiamo cercare di creare più
opportunità ai nostri artigiani. Un'altra iniziativa è il progetto
Biosphera di cui siamo partner istituzionali. Si tratta di un modulo
abitativo energeticamente autonomo, un progetto di ricerca
scientifica e tecnologica e di monitoraggio ambientale e
un'esperienza abitativa itinerante. Noi siamo stati coinvolti e
abbiamo arredato in parte questo modulo. L'inaugurazione è avvenuta
il 1° marzo al Pavillon du Mont Fréty, presso la stazione
intermedia dello Skyway.
Un
balzo nel futuro…
Certo.
Perchè artigianato vuol dire storia, ma anche futuro e innovazione.
Un
sogno da Presidente dell'Ivat da realizzare?
Visto
l'andamento economico dell'ultimo decennio come Ivat vorremmo
lasciare ai giovani un settore non più in crisi ma che possa essere
sviluppato al meglio.
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