Riccardo Monzeglio |
Ogni
tanto si segnalano degli spiragli di ripresa. In base al vostro
osservatorio sono reali?
La
situazione ha ancora delle resistenze, soprattutto nelle piccole e
medie imprese, in particolare in quelle artigiane. Noi continuiamo a
ricevere domande di cassa integraziome ordinaria, straordinaria o in
deroga e settimanalmente continuiamo a vedere che la situazione non
sta evolvendo.
Le
PMI sono il settore più in difficoltà?
Sicuramente
e in questo settore ci sono tutte le imprese dell'artigianato. Di
qualunque tipo. Dalla piccola carrozzeria all'impresa tornitrice,
senza dimenticare le imprese edili dove la crisi è davvero acuta.
Forse meno sentita e registrata perché chi perde il lavoro parte e
se ne va. Lascia la Valle. Non ricerca neppure. Abbiamo avuto delle
contrazioni talmente forti e lo vediamo anche in quelli che sono i
dati cui normalmente facciamo riferimento.Abbiamo registrato ormai
centinaia di posti di lavoro persi. Questo non significa che non c'è
l'esigenza ma che sono proprio spariti questi lavoratori. O tornano a
casa o emigrano nel Nord Europa. La crisi da noi è entrata dopo però
persiste.
Quali
invece sembrano offrire maggiori garanzie…
Nelle
grandi aziende la tenuta c'è. Intendo ovviamente Birreria, Cogne.
Anche se constatiamo che i contratti di secondo livello, dove si
distribuiva ricchezza, sono decisamente diminuiti in valore. Sta
tenendo il turismo però ci sono dei segnali abbastanza positivi.
Abbiamo dei problemi - e li avremo sempre di più - con gli impianti
a fune perché o sono piccoli, o sono da concentrare o hanno spese
troppo alte. Si tratta di situazioni che nel futuro andranno risolte.
La
disoccupazione giovanile in Valle è ancora grave?
In
Valle è più grave della situazione italiana anche perché abbiamo
dei numeri ridotti e le percentuali pesano. Al momento abbiamo un 30%
di disoccupazione. Ma in realtà a preoccuparci di più è la non
ricerca di lavoro, cioè quelle persone che ormai possono essere
inserite all'interno del mercato del lavoro e non cercano più
attività perché sono o scoraggiati o non ne trovano o non vedono
soluzioni possibili.
Ci
sono valdostani che vanno all'estero?
Qualche
segnale di lavoro all'estero c'è, anche se ancora contenuto,
soprattutto nella Svizzera. Si tratta di lavori altamente
specializzati in campo sanitario ad esempio. Il problema più grave
da risolvere è che sono diminuiti quei fondi europei che ci
permettevano di fare un po' di formazione e tenere legati alla Valle
i nostri giovani. Escono i programmi comunitari dell'Erasmus. Gli
universitari se trovano una sistemazione fuori è difficile poi farli
rientrare perché abbiamo poche opportunità.
Massimo
Léveque intervistato come Presidente di Finaosta ha detto che ora
sarà l'economia a fare il bilancio regionale e non viceversa. Vale
anche per l'occupazione? Il posto pubblico diventerà più
marginale?
E'
vero che il bilancio regionale è stato tagliato dal governo
regionale però è vero che se ben distribuito abbiamo ancora delle
risorse per poter sopravvivere tutti bene. Dovremo fare anche noi
delle razionalizzazioni. Un po' di spending rewiew. E' come una
famiglia. Non si può spendere più di quanto si riceve e a volte in
Valle si esagera un po'. Per esempio è stato messo il ticket sui
farmaci salvavita. Di solito il ticket era una tassa in più per non
consumare farmaci, ma qui si è obbligati. Mi sembra che si siano
fatte delle scelte non molto felici. Non sono stati fatti tagli
lineari e questo è positivo però forse si poteva operare in maniera
diversa. D'altra parte è anche vero che la parte pubblica è
predominate però è altrettanto vero che noi diamo lavoro, da
mangiare, da vivere, delle opportunità per le quali fatico a vedere
privati in grado di subentrare senza essere affiancati dalla Regione.
Come
è il dialogo con le associazioni di categoria?
Con
le associazioni di categoria è rimasto costante. Il confronto c'è
anche con le altre organizzazioni sindacali. In Valle non ci possiamo
lamentare. Poi ognuno ha le sue posizioni, ma questo è naturale
E
con l'amministrazione regionale? Da alcuni mesi c'è un nuovo
Assessore all'Industria…
Rispetto
al nuovo Assessore ci sono stati alcuni segnali. Ci è venuto
incontro su alcune questioni. Questo va riconosciuto Si è cercato di
discutere a monte e non a posteriori delle problematiche che potevano
interessare tutta la regione e tutto il mercato del lavoro. Stiamo
facendo delle riunioni interessanti. Ci sono dei tavoli che
garantiscono dei confronti aperti su determinate problematiche e
speriamo che questo confronto continui e possa concretizzarsi in
qualcosa di positivo.
Per
il 2016 qualche novità da annunciare come Cisl?
Prima
di tutto ci auguriamo di uscire finalmente in maniera sostanziale da
questo stato di crisi. Poi mi sembra che anche nei vari progetti,
anche alivello europeo, che stiamo cercando di realizzare si punti alla misura della loro efficacia. Quante persone ho occupato?
Quante hanno avuto il lavoro? Si sta andando in questa direzione e mi
sembra una buona cosa. Per quanto riguarda più nello specifico la
Cisl ricordo che nel 2017 avremo il Congresso e intendiamo rilanciare
l'attività sia a livello nazionale che regionale però saremo
sempre attenti alle politiche del lavoro che sono il cuore della
nostra attività
Un
sogno da sindacalista da realizzare?
Innanzitutto
la piena occupazione. Questo è un fattore vitale. Il non
restringimento dei parametri dell'attività sindacale, i minimi
diritti sindacali. Le aziende, sia pubbliche che private, cercano
sempre più di registrare quest'ambito che era stato conquistato a
fatica negli anni passati.
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