Abbiamo intervistato Franco Trèves del Centre d'études Abbé Trèves con cui ci occupiamo del Convegno «Montagne à venir», che si è svolto nei giorni scorsi ad Emarèse.
Di cosa si tratta?
Si tratta di un convegno che si proponeva di analizzare, attraverso testimonianze dirette di imprenditori ed esperti di settore, le attività più significative e di maggior successo operanti in Valle d'Aosta negli ambiti:
agricoltura, allevamento, trasformazione e commercializzazione dei prodotti locali, agriturismo e turismo sostenibile
Come nasce questo evento?
Questo evento nasce dalla necessità di far emergere una nuova centralità della media montagna. La media montagna prima era considerata marginale e destinata al declino, allo spopolamento e all'abbandono. Ed era oggetto di interventi assistenziali da parte della pubblica amministrazione. Con l'avvento della crisi economica assistiamo a un parziale ritorno alla montagna, soprattutto da parte di giovani che vi si sono stabiliti e che hanno avviato delle attività imprenditoriali, questo perché attratti da risorse che mancano altrove. Pensiamo all'acqua, alle fonti energetiche rinnovabili, alla biodiversità, il paesaggio, la qualità insediativa, gli spazi per lo
sport e la ricreazione. Riteniamo che questo ritorno alla media montagna debba però essere sostenuto e incoraggiato. Da qui l'idea del convegno
Sono tanti i soggetti coinvolti?
Il convegno è stato organizzato dal Centre con la collaborazione della FondazioneComunitaria Valle d'Aosta
e dell'associazione Dislivelli. I soggetti coinvolti sono esperti del settore, imprenditori di aziende di settore della Valle d'Aosta, e rappresentanti delle istituzioni economiche e funzionari della pubblica amministrazione. In tutto 26 persone.
Potete illustrarci quali sono i vostri obiettivi?
I nostri obiettivi sono diversi. Innanzittutto promuovere un buon uso integrato delle risorse territoriali montane, quindi assicurare l'autosostenibilità economica delle imprese e di conseguenza garantire una qualità della vita soddisfacente per i residenti.
Spieghiamo concretamente come si è svolta la giornata...
Sono stati davvero tanti gli interventi nel corso della giornata. Il convegno ha visto le relazioni introduttive di Dario Ceccarelli, Dirigente regionale dell’Osservatorio Economico e Sociale, che ha offerto una fotografia
della situazione, di Giuseppe Dematteis, Presidente dell'associazione Dislivelli e di Ludovico Roccatello di Slow Food internazionale. E' seguita la tavola rotonda moderata da Maria Anna Bertolino (ate Sweet Mountains) con Aline Perrin (Agriturismo Boule de Neige), Massimo Mathamel (Centro Ecosostenibile
Lavese), Andrea Bionaz (Lou Tourbiillet Paese Albergo Saint-Marcel) e Daniele Pieiller (Alpe Rebelle
in rappresentanza Associazione NaturaValp). Poi un'altra tavola rotonda guidata da Mathieu Champrétavy (rete Tascapan) con Ivo Viérin (Azienda agricola SaintGrat), Didier Gerbelle (Azienda vitivinicola) e la
Famiglia Chappoz (Azienda Bonne Valleée). Poi Giacomo Sado con Francesco Mauris (Azienda
Douce Vallée), Jean-Paul Chadel (Azienda L’Etela du Berdzi), Roberta Raviola (Azienda La Chèvre
Heureuse), Alessio Zerga (Presidente Associazione Agriturismi Valle d’Aosta), Remy Charbonnier
(Azienda Les Bières du Grand-Saint-Bernard), Herveé Déguillame (Agriturismo La Vrille), Paolo Crétier (Tecnico regionale Assessorato Agricoltura e Risorse Naturali) e Erik Verraz (Coldiretti Valle d’Aosta). Alle conclusioni con Massimo Coda (Direttore Aree Istituzionali Compagnia di San Paolo), Nicola Rosset (Presidente Chambre Valdotaine), Andrea Barmaz (Direttore della Sperimentazione Institut Agricole
Regional), Luigino Vallet (Presidente Fondazione Comunitaria della Valle d’Aosta) e Cesare Dujany (Presidente Centre d’Etudes Abbé Trèves). Nell'ambito delle conclusioni doveva essere proposto un
manifesto per lo sviluppo locale incentrato sulle esigenze e le risorse specifiche dei territori, al quale potranno aderire coloro che hanno partecipato al convegno. Viste le tante suggestioni ricevute ci siamo presi ancora un
po' di tempo per proporre un testo che tenga conto di tutto.
Sul fronte del futuro per la Valle d’Aosta e non solo è un momento critico per non dire di peggio...
Sicuramente si deve voltare pagina, i tempi dei contributi di carattere assistenziale sono finiti. La pubblica amministrazione deve però continuare a fornire dei servizi quali assistenza tecnologica, ricerca applicata al territorio montano, formazione professionale e dare sostegno tecnico alle amministrazioni. Ma soprattutto servono interventi pubblici regolativi negli ambiti fiscalità, accorpamento fondiario, disciplinari e certificazioni rigorosi che garantiscano la qualità dei prodotti di montagna, governo delle risorse energetiche, ricerca e impiego appropriato, dei fondi strutturali europei e semplificazione delle pratiche burocratiche. Le popolazioni invece devono provvedere a fattori decisivi per la qualità della vita quali l'accoglienza, la socialità, la tutela dell'ambiente e del paesaggio. Un futuro di benessere, non può prescindere che da una forte sinergia tra pubblico e privato.
Quali saranno i vostri prossimi passi?
L'istituzione di gruppi di lavoro permanenti, che si occupino di approfondire le tematiche trattate durante il convegno.
Un sogno da realizzare grazie al vostro progetto? Cosa potete dirci?
Potrebbe essere quello di una montagna che sia messa in condizione di valorizzare essa stessa le sue risorse... e di progettare il suo fututo. Una montagna abitata da un montanaro fiero, indipendente
e solidale.
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