Lea Lugon |
Riusciamo a dare una fotografia numerica di cosa significhi il mondo della Cooperazione in questo momento?
Nel complesso, la cooperazione anche se ha risentito delle conseguenze della congiuntura economica negativa è riuscita ad attenuare gli effetti della crisi facendo leva sulla forte coesione sociale dei propri soci e sulla capacità degli stessi di identificarsi con gli obiettivi d’impresa. Le cooperative hanno messo in atto un complesso di misure dirette a tutelare i propri soci, anche sacrificando i loro patrimoni, per mantenere un elevato grado di mutualità, garantire remunerazioni adeguate ai soci conferitori e reddito e occupazione ai soci lavoratori. Nonostante tutto, quindi, la cooperazione mantiene un ruolo importante in numerosi campi ed ha ancora oggi un valore rilevante nel nostro tessuto sociale.
Il nostro settore cooperativo ha un’elevata concentrazione di soci nel comparto agroalimentare (il 44%) e nel settore sociale (21%), mentre è minore l’incidenza di persone negli altri campi - anche se hanno un ruolo strategico ed economicamente importante - come ad esempio le cooperative elettriche e la BCC Valdostana. Si tratta di 36 cooperative agricole, 4 banche di Credito cooperativo e cooperative di garanzia fidi, una di consumo, 7 edilizie, 2 elettriche, 51 di produzione lavoro e miste, 39 sociali, 131 Consorzi di miglioramento fondiario e 15 altri enti per un totale di 286 aderenti.
Che complessivamente aggregano oltre 58.000 soci, con un fatturato intorno ai 100 milioni di euro.
Quali sono le realtà in difficoltà?
Tutti i settori sono in sofferenza, ma pensare di non investire o puntare sulla cooperazione sarebbe un errore perché oltre al valore economico esiste un significativo valore sociale; non dobbiamo perdere di vista i valori fondativi del cooperativismo, che consideriamo un’enorme ricchezza a disposizione della comunità, dobbiamo sviluppare di più la cultura del lavorare in rete, trovare sinergie per lavorare in modo costruttivo per risolvere insieme i problemi. Indubbiamente bisogna puntare sull’innovazione e sull’integrazione delle competenze degli addetti in tutti gli ambiti..
Il settore a cui appartengo – la cooperazione sociale – risente della significativa riduzione delle risorse pubbliche. Per la cooperazione sociale la questione chiave è quella di trovare altri spazi per sviluppare i servizi.
Una parte importante del mondo della cooperazione riguarda il welfare. C’è un modello valdostano che si sta verificando…
La crisi infinita porta dei continui cambiamenti, ed è sempre più evidente la crescente contraddizione tra l’aumento dei bisogni di assistenza sociale, la crescita della povertà da una parte e dall'altra la tendenza delle scelte politiche di togliere importanti risorse riducendo servizi e prestazioni sia dal punto di vista quantitativo che qualitativo. Bisogna lavorare per creare un welfare partecipativo, il Terzo settore per la propria natura associativa e aggregativa può contribuire e sostenere una ripresa economica: un welfare creatore di opportunità e relazioni positive. E’ necessario cambiare modo di fare impresa – bisogna sviluppare il welfare sociale, fondato sul principio di sussidiarietà circolare, cioè sulla collaborazione tra ente pubblico, imprese, terzo settore e famiglie. Non è una questione di principio, ma una necessità. L’impresa sociale da sola non regge, L’ente pubblico deve trovare risposta efficace ai vincoli di bilancio… ecco che insieme, secondo me, si può costruire il futuro della nostra economia sociale. La cooperazione sociale è inoltre fortemente coinvolta anche nel volontariato e nell'offerta di spazi per lo svolgimento del servizio civile da parte di quei giovani, sempre numerosi, che intendono fare un’esperienza sociale duratura nella loro vita. A volte, da questi percorsi nascono interessi e opportunità di lavoro che risultano preziosi sia per i ragazzi, sia per le imprese sociali. Sempre, il servizio civile sviluppa nei giovani un senso di appartenenza alla comunità duraturo nel tempo e in linea con la sfida dei nostri tempi: aumentare la coesione sociale.
Il Terzo Settore è comunque un campo forte ed operativo della nostra regione e oggi – più che mai – ha bisogno di giovani leve preparate che siano veramente i protagonisti della cooperazione: non solo esecutori, ma portatori di idee e capaci di scommettere sulle proprie capacità per migliorare i servizi ed individuarne di nuovi.
Anche il mondo dell’economia muta. Sempre più si parla di economia civile Queste espressioni quali riflessioni le suggeriscono?
L’economia sociale propone un modo di pensare al sistema economico basato su alcuni principi – come la reciprocità, la gratuità e la fraternità- credo, oggi più che mai, siano aspetti da approfondire perché utili e necessari anche per affrontare la crisi. Ritengo che in Valle d’Aosta si possa sviluppare maggiormente una economia civile-sociale nell'interesse di tutta la comunità. Le imprese, in particolare le sociali, soggetti socio-economici che operano perseguendo un obiettivo differente dal solo profitto, hanno imparato a parlarsi di più, a condividere e progettare insieme…certo non è semplice perché ogni organizzazione ha una propria identità e filosofia d’impresa. La strada è lunga, tortuosa e faticosa ma non per questo impossibile da percorrere. Peraltro ci sono buoni esempi che dimostrano come una società civilmente organizzata produce benessere. Abbiamo bisogno di riscoprire la fiducia, la gratuità e il dono per attivare nuove forme di solidarietà verso i più deboli.
Come Presidente della Fédération quali sono le sue principali preoccupazioni?
Sicuramente la contrazione dei trasferimenti regionali che ha penalizzato l’intero comparto cooperativo.
Come è il dialogo con Pubblica Amministrazione?
La collaborazione con la Pubblica Amministrazione è sempre stata improntata in un’ottica di reciproca stima e condivisione delle strategie da adottare, è doveroso sottolineare che negli ultimi anni si è trasformata in una collaborazione maggiormente paritaria, con un compito progettuale e di realizzazione dei servizi a cui la cooperazione deve saper rispondere assumendosi i relativi rischi d’impresa.
Immagino che il vostro impegno sul fronte dei servizi ai soci sia crescente…
La Fédération è impegnata a sostenere i soci con consulenze mirate, assistenza amministrativa e attività di formazione specifica per tutti i settori. Tantissime sono le esperienze che realizziamo nella nostra Regione attraverso l’Irecoop a partire dall’educazione cooperativa nelle scuole alla diffusione dei principi cooperativi. La Fédération è inoltre a disposizione per valutare idee e progetti che potrebbero confluire in nuove realtà cooperative..
Quali sono i vostri programmi per il 2016?
La Fédération è fortemente impegnata ad arginare le difficoltà dell’attuale crisi con iniziative di supporto, ad esempio, per l’acquisto di beni e servizi in forma aggregata, a favore delle cooperative agroalimentari. Abbiamo implementato nuovi servizi a sportello quali: consulenza assicurativa, assistenza alla fatturazione elettronica, consulenza in materia di sicurezza negli ambienti di lavoro e tanti altri servizi di sostegno alle varie attività delle cooperative.
Un sogno cooperativo-imprenditoriale da realizzare?
Mi piace sognare e a volte sono anche riuscita a realizzare parte dei mei sogni. Il mio sogno più grande resta ed è sicuramente quello di non smettere mai di sognare.. perché ciò significherebbe non avere più voglia di creare…
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