Roberto Sapia |
Recessione economica e new economy non sono le sole responsabili della grave crisi che le imprese in generale, e quelle artigiane in particolare, stanno attraversando. La crescita del commercio on-line e l’espansione di prodotti ad alto contenuto tecnologico, che in altri luoghi si sono rivelate delle opportunità, insieme alla persistente debolezza della domanda interna e al perdurare delle difficoltà di accesso al credito, sono le maggiori cause delle difficoltà delle nostre aziende.
Queste ragioni non sono tuttavia sufficienti a spiegare la mancanza o il ritardo delle risposte a una crisi economica così profonda da ridurne il numero e ancor più la possibilità di recuperare il gap organizzativo e tecnologico rispetto ai concorrenti stranieri e nazionali. Le aziende artigiane valdostane, a forte impronta familiare e con un numero di addetti per lo più non superiore a tre occupati, sono legate a settori più “tradizionali”, tipicamente al mondo delle costruzioni, a quello rurale e, più recentemente, a quello dei servizi alla persona e alle imprese.
Cittadini e imprese, anche nell’ultimo decennio, non hanno mai smesso di confidare sulla tenuta del welfare valdostano. Nato agli inizi degli anni ’80 con il riparto fiscale, nei due decenni successivi ha somministrato quantità massicce di sogni e illusioni che la società valdostana ha inseguito per poi cullarsi nel torpore degli ebbri. Nell’ultimo decennio, però, i cittadini si sono trovati nel pieno della crisi economica, senza lavoro e senza prospettive a breve termine, ma soprattutto senza la ciambella di salvataggio della politica. Da quando è esplosa, la politica ha tentato di affrontare la crisi, non tanto costruendo un nuovo patto sociale, ma occultando la vera entità dei tagli di bilancio che via via venivano imposti, preoccupandosi più della ricerca del consenso che delle cose da fare per superare lo stallo.
La crisi della democrazia rappresentativa, che altrove è sfociata nell’antipolitica, in Valle d’Aosta ha espresso la sua evidenza con il ritiro ai politici della delega in bianco, che sostanzialmente ottenevano al momento della loro elezione, e con la richiesta sempre più pressante di partecipazione e di condivisione delle scelte. La CNA ha voluto dar voce a tale rivendicazione fornendo un grande contributo di tempo e d’idee a favore di numerose iniziative. Esse sono state condivise o promosse con le altre associazioni di imprese presenti nella nostra Regione, con istituzioni ed enti, oltre che con la Chambre valdôtaine e con la società Valfidi per il credito.
Il nostro monolitico apparato politico-burocratico è rimasto tuttavia indifferente lasciando ancora per lo più inascoltate le richieste di una maggior progettazione strategica, di partecipazione e di condivisione di quelle decisioni di sicuro impatto sul futuro prossimo delle nostre aziende.
Quasi nulla sappiamo degli indirizzi strategici della Regione, nulla sull’utilizzo dei fondi strutturali europei per l’occupazione e lo sviluppo, così come siamo ancora in attesa che vengano pubblicamente enunciate, se esistono, le linee strategiche di rinnovamento in grado di guidare e progettare il capoluogo regionale nei prossimi decenni. Associazioni, imprese e cittadini sanno che dovranno insistere ancora perché le proposte formulate in tema di rigenerazione urbana e sociale, i progetti di partenariato pubblico-privato siano oggetto di confronto con le istituzioni e dunque per poter ricostruire insieme, non solo il nostro territorio, ma anche la speranza nel futuro.
Roberto Sapia
Rappresentante CNA-Costruzioni Valle d’Aosta
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