3 gennaio 2017

La denuncia di #Confartigianato: «In Valle d’#Aosta il sommerso nell’artigianato sfiora il 10%»

Da sinistra Guillermo Risso e Aldo Zappaterra, rispettivamente Presidente e Direttore di Confartigianato Valle d'Aosta
«Facciamo fronte comune per combattere questa piaga che sta causando danni non solo economici e alimenta un mercato fuori dalle regole e assolutamente fuori controllo». Guillermo Risso, Presidente di Confartigianato Valle d’Aosta, commenta così i dati diffusi dal Centro Studi di Confartigianato che evidenziano come, in Valle d’Aosta il sommerso nel mondo dell’artigianato sfiori il 10%.
Il sommerso nel sottore dall’artigianato ammonta al 9,9% e colloca la nostra regione al terzultimo posto nella classifica per il sommerso davanti a Bolzano (9,1%) e Veneto (8,8%).
In particolare il peso del sommerso è difficile da sostenere per i produttori che hanno una attività nel Mezzogiorno dove la quota di lavoro irregolare – per territorio misurata sugli occupati e non sulle unità di lavoro – è del 19,1% ed è quasi doppia rispetto all’11,2% del Centro-Nord. La quota più elevata di lavoro irregolare in Calabria (23,0%), seguita da Campania (21,5%), Sicilia (20,3%), Puglia 16,8% e Lazio (16,%). All’opposto i tassi più bassi in Lombardia e Marche (10,2%), Trento (10,1%), Emilia-Romagna (10,0%), Valle d’Aosta (9,9%), Bolzano (9,1%) e Veneto (8,8%).
Il settore artigiano in Valle d’Aosta raggruppa circa 3.792 iscritte all’albo regionale a fine 2015; un dato che però è inferiore di circa 500 unità rispetto al 2011-2012.
«E’ importante e necessaria – precisa Risso – la collaborazione di tutte le istituzioni e maggiori controlli nelle strutture abusive che, oltretutto, costantemente vìolano le norme, la sicurezza e che, in particolar modo, continuano a evadere il fisco ed essere un peso per la collettività».
La questione è complessa perché diverse sono le cause che hanno portato all’abusivismo incontrollato. Per Aldo Zappaterra, Direttore di Confartigianato VdA, «La crisi economica ha generato un mercato parallelo, alimentato spesso da ex dipendenti di aziende che hanno chiuso o ridimensionato il personale. Ma c’è anche un mercato parallelo più subdolo, quello che viene svolto in ambienti invisibili ma molto conosciuti, attività in nero rese possibili soprattutto per la facilità con la quale si possono reperire il materiale, e pezzi di ricambio».
Per Confartigianato la concorrenza sleale del sommerso è un fattore di blocco dello sviluppo che spiazza le imprese oneste attraverso diversi meccanismi:
le imprese che evadono possono mantenere prezzi più bassi e mettono fuori mercato le imprese regolari con analoghe funzioni di produzione;
la minore competitività delle imprese regolari può rendere ‘più conveniente’ attivare azioni di evasione fiscale: nel lungo termine tendono a sopravvivere imprese marginali mentre le imprese solide si avvicinano progressivamente alla marginalità;
l’evasione a valle genera fondi extra contabili realizzati con i ricavi ‘in nero’ utilizzati per acquisti non documentati che diffonde ed allarga la portata del fenomeno;
l’evasione fiscale tende a mantenere il gap tra le aliquote fiscali pagate dalle imprese in regola e le imprese che evadono, dato che il mancato gettito rende difficile politiche fiscali espansive tramite la riduzione delle aliquote fiscali; 
non si amplia la dimensione delle aziende: le imprese che evadono hanno una minore propensione all’investimento e all’ampliamento del volume d’affari e nel contempo spiazzano gli investimenti delle imprese che non evadono e che non trovano redditività adeguata per l’ampliamento delle dimensioni aziendali. 

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