Da sinistra Guillermo Risso e Aldo Zappaterra, rispettivamente Presidente e Direttore di Confartigianato Valle d'Aosta |
«Facciamo
fronte comune per combattere questa piaga che sta causando danni non
solo economici e alimenta un mercato fuori dalle regole e
assolutamente fuori controllo». Guillermo Risso, Presidente di
Confartigianato Valle d’Aosta, commenta così i dati diffusi dal
Centro Studi di Confartigianato che evidenziano come, in Valle
d’Aosta il sommerso nel mondo dell’artigianato sfiori il 10%.
Il
sommerso nel sottore dall’artigianato ammonta al 9,9% e colloca la
nostra regione al terzultimo posto nella classifica per il sommerso
davanti a Bolzano (9,1%) e Veneto (8,8%).
In
particolare il peso del sommerso è difficile da sostenere per i
produttori che hanno una attività nel Mezzogiorno dove la quota
di lavoro irregolare
– per territorio misurata sugli occupati e non sulle unità di
lavoro – è del 19,1% ed è quasi doppia rispetto all’11,2% del
Centro-Nord. La quota più elevata di lavoro irregolare in Calabria
(23,0%), seguita da Campania
(21,5%), Sicilia
(20,3%), Puglia
16,8% e Lazio
(16,%). All’opposto i tassi più bassi in Lombardia
e Marche
(10,2%), Trento
(10,1%), Emilia-Romagna
(10,0%), Valle
d’Aosta (9,9%),
Bolzano
(9,1%) e Veneto
(8,8%).
Il
settore artigiano in Valle d’Aosta raggruppa circa 3.792 iscritte
all’albo regionale a fine 2015; un dato che però è inferiore di
circa 500 unità rispetto al 2011-2012.
«E’
importante e necessaria – precisa Risso – la
collaborazione di tutte le istituzioni e maggiori controlli nelle
strutture abusive che, oltretutto, costantemente vìolano le norme,
la sicurezza e che, in particolar modo, continuano a evadere il fisco
ed essere un peso per la collettività».
La
questione è complessa perché diverse sono le cause che hanno
portato all’abusivismo incontrollato. Per Aldo Zappaterra,
Direttore di Confartigianato VdA, «La crisi economica ha generato
un mercato parallelo, alimentato spesso da ex dipendenti di aziende
che hanno chiuso o ridimensionato il personale. Ma c’è anche un
mercato parallelo più subdolo, quello che viene svolto in ambienti
invisibili ma molto conosciuti, attività in nero rese possibili
soprattutto per la facilità con la quale si possono reperire il
materiale, e pezzi di ricambio».
Per
Confartigianato la concorrenza
sleale del sommerso
è un fattore di blocco dello sviluppo che spiazza le imprese oneste
attraverso diversi
meccanismi:
le
imprese che evadono possono mantenere prezzi più bassi e mettono
fuori mercato le imprese regolari con analoghe funzioni di
produzione;
la
minore competitività delle imprese regolari può rendere ‘più
conveniente’ attivare azioni di evasione fiscale: nel lungo termine
tendono a sopravvivere imprese marginali mentre le imprese solide si
avvicinano progressivamente alla marginalità;
l’evasione
a valle genera fondi extra contabili realizzati con i ricavi ‘in
nero’ utilizzati per acquisti non documentati che diffonde ed
allarga la portata del fenomeno;
l’evasione
fiscale tende a mantenere il gap tra le aliquote fiscali pagate dalle
imprese in regola e le imprese che evadono, dato che il mancato
gettito rende difficile politiche fiscali espansive tramite la
riduzione delle aliquote fiscali;
non
si amplia la dimensione delle aziende: le imprese che evadono hanno
una minore propensione all’investimento e all’ampliamento del
volume d’affari e nel contempo spiazzano gli investimenti delle
imprese che non evadono e che non trovano redditività adeguata per
l’ampliamento delle dimensioni aziendali.
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