Come arriva a quest’esperienza?
Io parto da un’esperienza un po’ lontana dal mondo agricolo.
Dopo oltre 12 anni di direzione di un consorzio turistico nell'area del Gran
Paradiso, quindi comunque un’attività legata alla promozione del territorio e
delle produzioni tipiche, enogastronomiche in primis, nel 2012 sono stato chiamato
ad assumere l'incarico di Direttore del Confidi Agricoltori della Valle d'Aosta,
un'esperienza che mi ha permesso di entrare in stretto contatto con il mondo
agricolo e conoscere direttamente le difficoltà che le aziende locali si
trovano ad affrontare quotidianamente. Dopo 5 anni al Confidi è giunta, nello
scorso autunno, la proposta di entrare nella grande famiglia di Coldiretti, la
più grande associazione nazionale per quanto riguarda il settore agricolo, prima
ho fatto un’esperienza presso la Federazione di Torino fino a questi giorni e all'incarico
di direttore della Coldiretti valdostana dal 1° marzo.
La vicinanza al mondo agricolo è nel dna di famiglia…
Diciamo che è un ritorno al passato. La mia è, infatti, una
famiglia strettamente legata alla terra anche se le ultime generazioni non hanno
mai vissuto di agricoltura. Ma la cura della terra, la fatica nel lavorare la
terra e la soddisfazione nella raccolta dei frutti della terra sono
elementi che fanno parte del DNA
familiare. Ma soprattutto devo ricordare l'esempio di mio padre che ha vissuto
tutta la sua attività lavorativa nella Coldiretti nella veste di responsabile
regionale del Patronato Epaca. I ricordi, al riguardo, sono tanti ma
soprattutto sono tanti gli insegnamenti ricevuti che io mi auguro di poter
mettere in pratica nel migliore dei modi in questo nuovo ruolo a sostegno del
mondo agricolo.
Come è stato il passaggio di consegne con Mossoni?
La mia nomina a Direttore è frutto di un percorso condiviso
tra la Coldiretti Regionale e quella Nazionale e, pertanto, tutto è assolutamente
tranquillo, c’è una piena condivisione. Diciamo che è un cambio generazionale.
Mossoni avrà ancora un ruolo di delegato confederale ma si sta avvicinando alla
pensione e quindi si è trattato di un passaggio assolutamente naturale. E’
chiaro che io mi trovo a gestire una situazione particolare con la necessità di
effettuare delle scelte immediate con uno sguardo a quello che vuole e deve
divenire la Coldiretti in futuro.
Per il mondo agricolo è un momento delicato, soprattutto per
la zootecnia…
Servono delle decisione operative immediate. E’ purtroppo un
momento particolarmente delicato per il mondo agricolo valdostano, dove alle
già numerose difficoltà di lavorare in un territorio montano e complesso come
il nostro, con elevati costi di gestione e risicati margini di guadagno si sono
poi aggiunte negli ultimi anni le incertezze e le problematiche collegate al
mondo degli aiuti pubblici al settore. Al punto che oggi ci troviamo con aziende
in gravi difficoltà di liquidità, spesso indebitate con gli Istituti bancari
anche per l'ottenimento di anticipi sui contributi spettanti. Adesso c’a
speranza che non troppe aziende debbano optare per la chiusura della propria
attività, il mio obiettivo sarà quello non solo di lavorare al nostro interno
per essere sempre più attenti alla esigenze delle aziende, ma soprattutto
cercando anche di dialogare e confrontarsi a tutti i livelli per riuscire a
dare risposte concrete alle aziende. Credo che tutti debbano, ognuno per le sue
competenze, lavorare per semplificare il sistema. Noi con i nostri uffici siamo
sicuramente l'interlocutore principale dove l’azienda si rivolge, ma spesso troviamo
a gestire delle problematiche e anomalie che non dipendono da noi ma che, allo
stesso tempo, sono difficili da spiegare all'agricoltore che non sa con chi se
la deve prendere. Questo sistema va superato con procedure semplici e con tempi
certi, in alternativa il sistema rischia il collasso.
Cresce comunque l’imprenditoria giovanile. E’ vero anche in
Valle?
A livello nazionale si registra un boom di giovani imprese
agricole. Da uno studio Coldiretti ci risulta che quasi una impresa condotta da
under 35 su dieci in Italia opera in agricoltura (8,4%). Le difficoltà a
livello regionale sono diverse, ma segnali ci sono anche sul nostro territorio.
Domenica scorsa ho partecipato come Direttore al primo mercato di campagna
amica, in Piazza Chanoux, e già girando i banchi vedi facce giovani, entusiaste
di gente che ha voluto buttarsi in questa avventura o ritornare alla terra. E
questo è un segnale positivo in quanto i giovani portano innovazione, nuove idee,
c’è un livello medio di cultura più elevato di conseguenza la capacità e l’attenzione
a dei meccanismi che prima non c’erano.
Possiamo dire che si sta facendo avanti un nuovo modello di
agricoltore?
C’è un cambiamento in corso. Le nuove generazioni stanno
portando un nuovo modo di lavorare. Culture differenti e quindi tecniche di
lavorazione differenti che portano ad una crescita del livello di produzioni,
un approccio diverso anche del mercato, ad esempio l’attenzione alla vendita
diretta che da un lato porta maggior guadagno ma soprattutto permette un
contatto diretto e così far conoscere quanto lavoro sta dietro ad un prodotto.
E poi esperienze a 360° dalle fattorie didattiche alle attività ricreative per
attrarre la gente verso le aziende agricole o all’agricoltura sociale e poi
magari anche un ragionamento sul risparmio dei costi attraverso energie rinnovabili,
ottimizzazione dei costi e delle procedure normalmente utilizzate in
agricoltura.
In questo scenario qual è il ruolo di Coldiretti?
E’ in atto un cambiamento epocale. Sotto la spinta della
confederazione nazionale è partito un grande progetto di riorganizzazione del
nostro modo di lavorare e di conseguenza dei servizi rivolti alle aziende NUOVA
AGRICOLTURA che deve superare modalità non più adeguate. L’obiettivo è
modernizzare. Partiamo da una maggiore attenzione alle modalità operative per
dare di più alle aziende agricole e di conseguenza quando arrivano nei nostri
uffici devono avere servizi sempre più efficienti e risposte sempre più
puntuali. Occorre far crescere la professionalità, diventare sempre più punto
di riferimento per le Istituzioni in quanto abbiamo notato a livello nazionale
ma anche locale come l’organizzazione possa dare dei supporti importanti ai
decisori politici per far capire quali possono essere le problematiche e quali
le vie di uscita. E poi si sta lavorando ad un nuovo lavoro con il socio affinché
si senta sempre più legato alla propria organizzazione e sentirsi sempre a casa
quando si entra nei nostri uffici.
Da qui la ricchezza di appartenere ad una rete nazionale...
Esatto. La nostra associazione ha una dimensione nazionale e
internazionale e noi a livello locale dobbiamo agganciarci sempre più a queste
dimensioni. Ci sono battaglie fondamentali per il mondo agricolo penso a quella
sull’etichettatura, cioè la trasparenza, - e quindi non difendere a tutti i costi un prodotto ma il fatto che
il consumatore deve conoscere cosa sta acquistando – che Coldiretti sta
portando avanti a livello nazionale e internazionale e anche nel nostro mondo
va fatta capire la nostra voglia di difendere e aiutare il mondo agricolo.
Progetti per il 2017 e per il 2018?
I progetti sono tanti, sulla linea tracciata dalla Coldiretti
a livello nazionale. Tre i punti
principali: prima di tutto i giovani non tanto perché sono una nuova forza ma perché
sono il nostro futuro, di conseguenza io voglio dare gli stimoli alle aziende
associate affinché si lavori sempre più sui giovani e ci sia un gruppo all’interno
di Coldiretti che porti nuove proposte, nuove idee e soprattutto diventi nel
medio periodo la classe dirigente della Coldiretti a livello regionale. E
questo è fondamentale. Stesso discorso vale per le donne. Anche qui abbiamo una
realtà interessante. Ci sono delle aziende al femminile molto performanti e
innovative e anche qui Coldiretti deve essere la Casa per queste aziende,
essere un gruppo che stimola, che porta una visione differente, in certi casi
più positiva del lavorare in agricoltura e anche uno stimolo per crescere e migliorare
la nostra produttività. Infine il contatto con i consumatori. Penso ai
mercatini di campagna amica, iniziative che saranno potenziate magari con nuovi
approcci in quanto è una redditività per l’azienda agricola, ma soprattutto è la
conoscenza che un prodotto che ha dietro una storia, un lavoro, una passione.
Un sogno associativo-imprenditoriale da
realizzare?
L'Associazione Agricoltori - la Coldiretti ha sempre
rappresentato un punto di riferimento per il mondo agricolo valdostano il mio
sogno è quello di saper guidare il cambiamento che la nostra organizzazione
dovrà affrontare offrendo agli agricoltori valdostani una casa moderna in cui
poter trovare sempre risposte concrete, assistenza e soddisfazioni.
Un'organizzazione, in sostanza, di cui essere fortemente orgogliosi.
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