Un bravo comico, poi diventato politico (e qui sospendo il
giudizio) ci ha spiegato, in un suo monologo, come far abbassare il prezzo
della benzina. E’ sufficiente che i consumatori, tutti contemporaneamente,
facciano benzina presso la stessa compagnia. Dopo dieci giorni le altre
compagnie, accorgendosi di non aver
incassato nulla, sarebbero costrette ad abbassare i prezzi per riconquistare i
clienti. Ecco che i consumatori, di nuovo tutti in contemporanea, si dovrebbero
spostare su una di queste compagnie al punto che il primo distributore non
incassando più nulla dovrebbe, anch’egli, abbassare i prezzi e avanti così, di
volta in volta saltando da un petroliere all’altro, controllare il prezzo del
carburante. Naturalmente si tratta di un monologo di un comico, del tutto
utopico e teorico, ma ci spiega quale può essere la forza del consumatore.
Per molti anni tale “forza” è rimasta inerme, schiacciata
dagli interessi della grande distribuzione - mi riferisco alle multinazionali,
non certo al supermercato sotto casa – che ha orientato, anche con relativa
facilità, le scelte del consumatore con la capacità di creare nuove “mode” di
consumo, con un altissimo livello di qualità della pubblicità (spesso occulta)
e con banali trucchetti come quelli di “nascondere”, nei supermercati sale e
zucchero o mettere a livello degli occhi ciò che si vuole vendere e,
naturalmente, a livello più basso le ”esche” per i bambini.
Qualcosa, però, si sta muovendo e il ”movimento” è iniziato
dal mondo agricolo che, conscio di non poter risolvere da solo i propri
problemi di mercato, ha cercato alleanza con i consumatori, appunto la forza
più grande ma ancora inespressa, anzi convinta di essere l’anello più debole
della catena. Coldiretti è certamente tra gli attori del processo di
cambiamento.
Naturalmente il primo passo è stato quello della
trasparenza, di cercare di mettere il consumatore nelle condizioni di sapere
cosa sta consumando, di fare le proprie scelte,
e questo può avvenire solo attraverso una etichetta più trasparente e
comprensibile : gli ultimi risultati conseguiti, come la la trasparenza sul latte e derivati ottenuta
dalla U.E., e i decreti interministeriali su tracciabilità del grano nella
pasta e per il riso sono anche il risultato – stavolta i consumatori sono stati
compatti – della consultazione pubblica sul sito del Ministero all’Agricoltura
dove ben il 96% dei cittadini che hanno
partecipato si sono espressi a favore
della trasparenza in etichetta.
Ma alle parole seguono i fatti, ed è questo che più conta: l’osservatore
attento avrà letto sui quotidiani (fonte: LA STAMPA del 17 luglio) una
dichiarazione del direttore commerciale
di Biraghi che dice «Noi ci battiamo perché il prodotto alimentare che deriva
dalla tradizione italiana sia fatto con latte italiano», non sarà sfuggita
nemmeno la notizia del 27 giugno rispetto alla quale Rigamonti ha concluso un
accordo con Coldiretti e Cremonini per
portare la propria produzione di Bresaola al 100% con carni Made in Italy. Ma
c’è di più, sempre su LA STAMPA del 20 luglio Barilla sostiene che «la pasta
buona e sostenibile inizia dal grano Italiano»: si legge nell’articolo «Barilla è il più grande acquirente di
grano Italiano» e ancora «sono coinvolte nella programmazione circa 1.500
aziende agricole italiane con accordi di fornitura al 50% ma con obiettivo 100%
entro il 2020” .
Abbiamo, però, letto anche altro, di tutt’altro tono: «Il concetto di Made in Italy si identifica
nel “saper fare” dei nostri produttori e non nell’origine della materia prima» e poi ancora, ad identificare il Made in Italy «sono
infatti la ricetta, la tecnologia, la cultura della produzione di qualità che
caratterizzano l’industria alimentare, non è certo riferendosi all’origine dei
grani che si valorizza il prodotto
nazionale».
Chi la pensa in questo modo ? Toh, sempre Paolo Barilla, ma
la dichiarazione è del 2 luglio 2013.........sono felice che abbia cambiato
idea, o semplicemente strategia commerciale, saranno le scelte dei consumatori?
Eppur si muove .....direbbe Galileo !
Ezio Mossoni
0 commenti:
Posta un commento