23 novembre 2017

Riccardo Jacquemod (#Federsolidarietà): Come cambia in Valle il #TerzoSettore?

Riccardo Jacquemod
Questa settimana proponiamo l’intervista a Riccardo Jacquemod, responsabile della Cooperativa La Sorgente e delegato valdostano per federsolidarietà, l’organizzazione di rappresentanza politico-sindacale delle cooperative sociali e delle imprese sociali aderenti a Confcooperative

Definizione burocratica a parte, in concreto che cosa è Federsolidarietà?
Federsolidarietà è una federazione di Confcooperative che raggruppa le cooperative sociali. A livello nazionale sono 6150 organizzazioni che danno lavoro a 227mila persone di cui 16.800 svantaggiati e 24mila soci volontari.

Quale è il suo ruolo?
Io sono consigliere nazionale e rappresento la Valle d’Aosta quando ci sono i consigli nazionali delle cooperative che in particolare si riuniscono sotto la Fédération des Coopératives che è un po’ il punto di riferimento in Valle d’Aosta di Confcooperative. La parte più significativa è di rappresentanza, di tutela. Federsolidarietà segue la gestione del contratto collettivo nazionale delle cooperative sociali, quindi tutta la parte di rapporti con il sindacato per la costruzione del contrato collettivo e di sviluppo della cooperazione, compreso anche lo sviluppo e la promozione dei cooperatori che sono all’interno.

Da questo speciale osservatorio che cosa puoi dirci del mondo delle cooperative sociali a livello nazionale?
La cooperazione sociale sta vivendo un cambio di paradigma abbastanza significativo per diverse ragioni. Intanto perché la pubblica amministrazione ha drasticamente ridotto le risorse per il sociale e anche per una questione di immagine. Ci sono stati una serie di scandali legati alla gestione dei richiedenti protezione internazionale, piuttosto che mafia capitale. Di conseguenza il credito che prima veniva dato alla cooperazione sociale un po’ a priori adesso deve essere ricostruito. Però a fronte di questi due aspetti a livello nazionale si assiste ad un grandissimo dinamismo per ricavarsi uno spazio nuovo in cui trovare nuovi soggetti con cui lavorare per sviluppare le proprie caratteristiche a prescindere dalla pubblica amministrazione o comunque con un rapporto diverso. Di conseguenza le fondazioni di origine bancaria diventano dei partner importanti per andare a costruire pezzi di welfare o altri pezzi di welfare costruiti con la comunità con azioni di progettazione partecipata. E’ un momento molto fertile in quanto la precedente funzione di fornitore della pubblica amministrazione si è ormai persa.

La situazione valdostana è molto differente?
In valle d’Aosta il fenomeno delle riduzioni delle risorse è arrivato con diversi anni di ritardo, di conseguenza siamo in una situazione di rincorsa. Abbiamo vissuto questa situazione di fornitura di servizi della pubblica amministrazione più a lungo che nel resto d’Italia. In questo momento siamo a metà del guado. Da una parte le cooperative iniziano a fare dei passi, dei movimenti per riuscire a trovare una progettazione che non sia troppo dipendente dalle politiche pubbliche e dall’altra parte anche il soggetto pubblico ancora deve un po’ acquisire una cultura nuova del rapporto con questi soggetti di impresa sociale che ci sono in quanto abituata ancora fortemente a gestire le leve delle parti economiche.

Uno degli aspetti che mi sembra maggiormente cambiato è dunque il rapporto con la pubblica amministrazione?
E’ il punto più difficile e delicato di questa fase. Si tratta di un quadro in movimento che però da noi è ancora alle prime battute, mentre a livello nazionale siamo già molto più avanti. Inoltre le dimensioni del nostro contesto sono più critiche in quanto in Valle non abbiamo una fondazione bancaria che possa espletare le sue funzioni direttamente qui ma principalmente succursali di fondazioni che hanno la sede altrove.

Il settore ora è normato da una nuova legge. Quali sono state le sue concrete ricadute?
Il nuovo testo unico sul Terzo Settore porta grandi cambiamenti propria nella direzione di cui parlavamo prima. E’ ovviamente ancora in via di definizione in quanto mancano una quarantina di decreti applicativi per poterlo rendere effettivo nella sua operatività. Ma è una buona base per rilanciare i ruoli e le strategie di tutte le imprese sociali che nel caso del Terzo settore non sono più soltanto le cooperative sociali ma pure le imprese ordinarie che si connotano come imprese sociali, ma pure le associazioni e le associazioni di volontariato. E’ un mondo che si mette insieme per poi immaginare delle strategie legate allo sviluppo dei territori. E questo, secondo me, è un aspetto molto positivo. Quello che introduce in modo significativo è una fiscalizzazione degli investimenti fatti dalle imprese che diventano utili per l’impresa stessa per poter finanziare le attività proposte per il welfare del futuro. E’ un ottimo indirizzo, un ottimo avvio. Poi abbiamo la fortuna di avere come deus ex-machina della legge l’on. Luigi Bobba che è un grande amico della Valle d’Aosta.

Uno dei temi caldi è quello del Codice appalti…  
Il Codice sta cambiando radicalmente la funzione della cooperazione sociale, soprattutto di quella che ha radici nel territorio. Infatti assistiamo sempre più spesso a dei bandi di gara con cifre estremamente ridotte e quindi in tante situazioni impediscono alle imprese che hanno piccole dimensioni di poter partecipare stando in equilibrio in quanto non ci sono assolutamente più le marginalità che una volta consentivano di poter fare il lavoro, e poter gestire e mantenere la struttura. Assistiamo così sempre di più a grandi colossi che si muovono a livello nazionale e anche internazionale che acquisiscono questi lavori. Sono Cooperative sociali ma un po’ sui generis in quanto hanno industrializzato dei processi di lavoro.

Adesso su cosa state lavorando?
Questa è una fase in cui siamo tutti orientati ad approfondire le nuove leve che il testo unico sul Terzo Settore ci metterà a disposizione, immaginando un lavoro sempre più condiviso, più concertato, che possa anche superare i limiti che il Codice degli appalti ha messo in evidenza in questo periodo. Uno dei risultato è che i territori si spopolano delle proprie risorse di impresa e non è un bene. Il grosso da fare è diffondere una cultura nuova legata alla riforma e immaginare un lavoro che vada continuamente a tenere insieme anche un ragionamento importante sulla coesione sociale che anche in Valle d’Aosta mi sembra stia subendo qualche battuta di arresto

Un sogno cooperativo da realizzare?
Io credo che Confcooperative in generale, Federsolidarietà in particolare abbia il sogno di poter continuare a servire le comunità di riferimento assumendo un protagonismo maggiore e anche un po’ più diretto, assumendosi più responsabilità e cercando di sviluppare quello che a nostro modo di vedere è un principio importantissimo e cioè il lavorare insieme, in quanto solo insieme si riesce a vincere. La cooperazione come metodo di poter fare impresa, servire bene i territori, crescere tutti quanti, essere coesi, più vicini e più sereni.

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