Riccardo Jacquemod |
Definizione
burocratica a parte, in concreto che cosa è Federsolidarietà?
Federsolidarietà è una federazione di Confcooperative che
raggruppa le cooperative sociali. A livello nazionale sono 6150 organizzazioni
che danno lavoro a 227mila persone di cui 16.800 svantaggiati e 24mila soci volontari.
Quale è il suo ruolo?
Io sono consigliere nazionale e rappresento la Valle d’Aosta
quando ci sono i consigli nazionali delle cooperative che in particolare si
riuniscono sotto la Fédération des Coopératives che è un po’ il punto di
riferimento in Valle d’Aosta di Confcooperative. La parte più significativa è
di rappresentanza, di tutela. Federsolidarietà segue la gestione del contratto
collettivo nazionale delle cooperative sociali, quindi tutta la parte di
rapporti con il sindacato per la costruzione del contrato collettivo e di
sviluppo della cooperazione, compreso anche lo sviluppo e la promozione dei
cooperatori che sono all’interno.
Da questo speciale
osservatorio che cosa puoi dirci del mondo delle cooperative sociali a livello
nazionale?
La cooperazione sociale sta vivendo un cambio di paradigma
abbastanza significativo per diverse ragioni. Intanto perché la pubblica
amministrazione ha drasticamente ridotto le risorse per il sociale e anche per
una questione di immagine. Ci sono stati una serie di scandali legati alla
gestione dei richiedenti protezione internazionale, piuttosto che mafia
capitale. Di conseguenza il credito che prima veniva dato alla cooperazione
sociale un po’ a priori adesso deve essere ricostruito. Però a fronte di questi
due aspetti a livello nazionale si assiste ad un grandissimo dinamismo per ricavarsi
uno spazio nuovo in cui trovare nuovi soggetti con cui lavorare per sviluppare
le proprie caratteristiche a prescindere dalla pubblica amministrazione o
comunque con un rapporto diverso. Di conseguenza le fondazioni di origine bancaria
diventano dei partner importanti per andare a costruire pezzi di welfare o altri
pezzi di welfare costruiti con la comunità con azioni di progettazione
partecipata. E’ un momento molto fertile in quanto la precedente funzione di
fornitore della pubblica amministrazione si è ormai persa.
La situazione
valdostana è molto differente?
In valle d’Aosta il fenomeno delle riduzioni delle risorse è
arrivato con diversi anni di ritardo, di conseguenza siamo in una situazione di
rincorsa. Abbiamo vissuto questa situazione di fornitura di servizi della
pubblica amministrazione più a lungo che nel resto d’Italia. In questo momento
siamo a metà del guado. Da una parte le cooperative iniziano a fare dei passi, dei
movimenti per riuscire a trovare una progettazione che non sia troppo
dipendente dalle politiche pubbliche e dall’altra parte anche il soggetto
pubblico ancora deve un po’ acquisire una cultura nuova del rapporto con questi
soggetti di impresa sociale che ci sono in quanto abituata ancora fortemente a
gestire le leve delle parti economiche.
Uno degli aspetti che
mi sembra maggiormente cambiato è dunque il rapporto con la pubblica
amministrazione?
E’ il punto più difficile e delicato di questa fase. Si
tratta di un quadro in movimento che però da noi è ancora alle prime battute,
mentre a livello nazionale siamo già molto più avanti. Inoltre le dimensioni
del nostro contesto sono più critiche in quanto in Valle non abbiamo una fondazione
bancaria che possa espletare le sue funzioni direttamente qui ma principalmente
succursali di fondazioni che hanno la sede altrove.
Il settore ora è
normato da una nuova legge. Quali sono state le sue concrete ricadute?
Il nuovo testo unico sul Terzo Settore porta grandi
cambiamenti propria nella direzione di cui parlavamo prima. E’ ovviamente
ancora in via di definizione in quanto mancano una quarantina di decreti
applicativi per poterlo rendere effettivo nella sua operatività. Ma è una buona
base per rilanciare i ruoli e le strategie di tutte le imprese sociali che nel
caso del Terzo settore non sono più soltanto le cooperative sociali ma pure le imprese
ordinarie che si connotano come imprese sociali, ma pure le associazioni e le
associazioni di volontariato. E’ un mondo che si mette insieme per poi
immaginare delle strategie legate allo sviluppo dei territori. E questo, secondo
me, è un aspetto molto positivo. Quello che introduce in modo significativo è
una fiscalizzazione degli investimenti fatti dalle imprese che diventano utili
per l’impresa stessa per poter finanziare le attività proposte per il welfare
del futuro. E’ un ottimo indirizzo, un ottimo avvio. Poi abbiamo la fortuna di
avere come deus ex-machina della legge l’on. Luigi Bobba che è un grande amico
della Valle d’Aosta.
Uno dei temi caldi è
quello del Codice appalti…
Il Codice sta cambiando radicalmente la funzione della
cooperazione sociale, soprattutto di quella che ha radici nel territorio.
Infatti assistiamo sempre più spesso a dei bandi di gara con cifre estremamente
ridotte e quindi in tante situazioni impediscono alle imprese che hanno piccole
dimensioni di poter partecipare stando in equilibrio in quanto non ci sono
assolutamente più le marginalità che una volta consentivano di poter fare il
lavoro, e poter gestire e mantenere la struttura. Assistiamo così sempre di più
a grandi colossi che si muovono a livello nazionale e anche internazionale che acquisiscono
questi lavori. Sono Cooperative sociali ma un po’ sui generis in quanto hanno
industrializzato dei processi di lavoro.
Adesso su cosa state
lavorando?
Questa è una fase in cui siamo tutti orientati ad
approfondire le nuove leve che il testo unico sul Terzo Settore ci metterà a
disposizione, immaginando un lavoro sempre più condiviso, più concertato, che
possa anche superare i limiti che il Codice degli appalti ha messo in evidenza
in questo periodo. Uno dei risultato è che i territori si spopolano delle
proprie risorse di impresa e non è un bene. Il grosso da fare è diffondere una
cultura nuova legata alla riforma e immaginare un lavoro che vada continuamente
a tenere insieme anche un ragionamento importante sulla coesione sociale che
anche in Valle d’Aosta mi sembra stia subendo qualche battuta di arresto
Un sogno cooperativo da realizzare?
Io credo che Confcooperative in generale, Federsolidarietà
in particolare abbia il sogno di poter continuare a servire le comunità di riferimento
assumendo un protagonismo maggiore e anche un po’ più diretto, assumendosi più
responsabilità e cercando di sviluppare quello che a nostro modo di vedere è un
principio importantissimo e cioè il lavorare insieme, in quanto solo insieme si
riesce a vincere. La cooperazione come metodo di poter fare impresa, servire
bene i territori, crescere tutti quanti, essere coesi, più vicini e più sereni.
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