Indaco? Mi
incuriosiscono sempre i nomi e le ragioni che vi stanno dietro. In questo caso
di cosa si tratta?
Risale alla notte dei tempi perché la nostra cooperativa ha
ormai più di 25 anni e quando ci siamo trovati noi nove soci fondatori siamo un
po’ andati in crisi sulla scelta del nome. Alla fine abbiamo scelto un nome
semplice con una motivazione altrettanto semplice. E’ uno dei colori
fondamentali dell’arcobaleno e, quindi, ci è sembrato adatto. Poi siamo nati
come cooperativa di animazione e il colore ci stava.
Spieghiamo ai radioascoltatori
di cosa si occupa la vostra cooperativa?
Ovviamente la nostra è una cooperativa sociale normata dalla
legge e la nostra si occupa di erogazione di servizi socio-sanitari ed
educativi. Noi nasciamo come cooperativa di animazione, non nel senso classico
del termine, molti pensano subito agli animatori dei villaggi turistici, e,
quindi, senza togliere nulla a questa particolare figura professionale, la
nostra è un tipo di animazione sociale e interveniamo su tutti i tipi di fasce
d’età e su tutte le tipologie di utenze diverse: minori, anziani, disabili. Abbiamo
anche un servizio che si occupa di donne che hanno subito violenza e che noi
ospitiamo attraverso il servizio Arcolaio.
Nel 2017 su quali
progetti vi siete impegnati?
Come un po’ tutte le imprese anche la nostra ha vissuto i
suoi periodi più di crisi, di consolidamento, di crescita. Il 2017 come il 2016
sono stati due anni di consolidamento e anche un po’ di crescita. Comunque
abbiamo avuto un incremento di fatturato importante e così pure una crescita di
dipendenti. Una strategia rafforzata in questi ultimi anni dopo un periodo di
crisi abbastanza importante legato a vari servizi importanti che abbiamo perso
soprattutto nel servizio anziani. Siamo cooperative sociali ma spesso ci si
dimentica che siamo imprese sociali e quindi nel mercato economico come gli
altri. Circa sette anni fa per noi il settore anziani era infatti molto
importante, ma in seguito abbiamo di fatto ricostituirci e riconsolidarci in
altri settori. Il 2017 è stato l’anno in cui su alcuni servizi nuovi che ci
eravamo aggiudicati negli anni precedenti abbiamo rafforzato la nostra presenza
Lo scenario della
cooperazione sociale si è modificato molto in questi venti anni…
Il cambiamento c’è stato a livello generale e a livello regionale.
Noi siamo nati come cooperativa di animazione. Se penso al bilancio nostro dei
primi anni la parte legata alla stagionalità e quindi l’erogazione di centri
diurni per minori, i classici centri estivi e soggiorni di vacanza, settore nel
quale eravamo tra i pochi e avevamo un budget importante, ha visto per noi una
contrazione fortissima in parte per una diminuzione dell’impegno dell’ente
pubblico e in parte per il contemporaneo aumento della concorrenza. Come dico
un po’ polemicamente tutti oggi fanno centri estivi…manca soltanto quello della
numismatica. E noi che ce l’abbiamo tra l’altro come certificazione di qualità
l’erogazione di questo tipo di servizio abbiamo dovuto differenziare. Siamo
cambiati tanto. Siamo andati dietro al mercato e ci siamo sposta su anziani e
disabilità sul quale operiamo ormai da 15 anni.
Voi spaziate dai
giovani ai disabili agli anziani: come si riesce a presidiare ambiti così
complessi sul fronte dell’offerta di servizi?
Non è facile. E’ vero che la legge dice servizi
socio-sanitari ed educativi e lì dentro c’è tutto. E’ vero che la cooperazione inizialmente
puntava su specializzazione e territorialità. Sono due termini che se avessimo
dovuto mantenere in coerenza rispetto alle nostre scelte aziendali
probabilmente avremmo chiuso. Effettivamente specializzarsi oggi sarebbe
perdente in quanto poi si finisce per chiudere. Per differenziare è chiaro che
spaziamo su tutti gli ambiti cercando di mantenere un minimo di coerenza. Non è
facile bisogna puntare sulle professionalità e andare a cercare all’esterno i
supporti e le consulenze adeguate per continuare sempre a lavorare con qualità
in tutti gli ambiti.
Se aveste una
bacchetta magica e poteste evitare una difficoltà che incontrate nella vostra
attività che cosa fareste?
Come cooperativa abbiamo un bilancio che dipende per il 90%
dall’ente pubblico. I nostri servizi li otteniamo in convenzione con l’ente
pubblico dietro a partecipazione a gare d’appalto. L’orizzonte temporale che l’amministrazione
regionale ha posto in questi anni di crisi e di contrazione del bilancio
regionale è stato dal nostro punto di vista difficile da sostenere. Una volta
si facevano gare d’appalto con un respiro di 4-5 anni. Oggi sono annuali. E
significa che ogni anno si perde tempo noi e l’amministrazione pubblica loro
per indire la gara e noi per presentare progetti ma con il problema che un anno
di orizzonte impedisce investimenti strutturali anche in riferimento alla
formazione delle persone e non da una stabilità di tipo economico sufficiente.
La bacchetta magica servirebbe per poter garantire comunque gare pluriennali,
almeno sopra i tre anni e spesso è ancora poco. Questo impedisce al privato che
risorse potrebbe anche averle di poterlo fare. Mi piacerebbe anche che si
potesse lavorare di più in co-progettazione con l’ente pubblico. E’ chiaro che
la logica dell’appalto, soprattutto dopo Tangentopoli, appare preferibile per l’ente
pubblico e ci sono degli aspetti giustamente da presidiare con le dovute cautele
e attenzioni però poter mettere insieme il privato sociale e l’ente pubblico su
co-progettazione di servizi, uscendo un po’ da questa logica, forse sarebbe
auspicabile.
Cosa significa nel
vostro settore innovare?
Intanto significa essere umili in quanto per poter innovare
bisogna non avere la presunzione di sapere sempre tutto. La pratica del
benchmarking è da applicare, avere comunque l’umiltà e il tempo di andare a
vedere cosa fanno gli altri. Nell’epoca del computer il copia e incolla è
diffusa. Applicato al nostro settore è un copia, personalizza e incolla. Inoltre
l’innovazione si fa sempre di più coinvolgendo le risorse della realtà in cui
viviamo: le associazioni di volontariato, i familiari dei servizi che
eroghiamo, l’ente pubblico. Coinvolgere tutti in un’azione di co-progettazione
sarebbe la vera innovazione.
Cosa possiamo
segnalare per il 2018?
Nel 2018 continueremo con impegno a lavorare sui servizi che
abbiamo con alcune gare di appalto che abbiamo già in corso. Come dico sempre
da buon cooperatore che parte da animatore – ho iniziato nella vecchia colonia di
Pinarella di Cervia di cui qualcuno ancora si ricorda – dobbiamo essere un po’ come
i trampolieri che hanno un unico segreto: non devono mai stare fermi altrimenti
cadono. E fare impresa sociale in questo periodo è un po’ fare la stessa cosa.
Non bisogna stare fermi, ma continuare a progettare, innovare, creare perché altrimenti
cadiamo.
Un sogno da imprenditore
da realizzare?
Il 90% del nostro fatturato è con l’ente pubblico e da imprenditore
mi piacerebbe spostare questa percentuale verso il basso e avere un maggior
numero di servizi privati economicamente sostenibili
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