15 dicembre 2019

Stefano Celi (#Vival): «I nostri vini raccontano il territorio»


Proponiamo questa settimana l'intervista a Stefano Celi, Presidente di Vival.


Cosa è Vival?
E' l'associazione dei viticultori della Valle d'Aosta e raggruppa una trentina dei produttori vitivinicoli e rappresenta circa l'85% della produzione enologica valdostana.

Cosa fate per i vostri associati?  
Curiamo i rapporti con l'amministrazione regionale prima di tutto, ma anche con altri organismi locali, nazionali e internazionali interessati al modo vitivinicolo sia per eventuali provvedimenti legislativi di nostro interesse sia per la promozione dei nostri prodotti. Oragnizziamo, ad esempio, la partecipazione al Vinitaly e anche ad altre manifestazioni e ci stiamo preparando a Vins etrêmes che sarà ospitato questo fine settimana al Forte di Bard.

Dal vostro osservatorio cosa si può dire sul mondo vitivinicolo valdostano?
E' un mondo abbastanza vivace, in leggera crescita anche se c'è un fenomeno di abbandono da parte di alcuni viticultori anziani con alcuni terreni più marginali, però allo stesso tempo ci sono anche molti giovani che si stanno avvicinando a questo mondo e intendono produrre vino.

La vendemmia come è andata?
La quantità è un po' più scarsa per via delle condizioni climatiche, in particolare della prolungata siccità, però avremo dei vini di grande qualità, di lunga conservaibilità, quindi da invecchiamento e questa è una bella notizia.

Siete stati anche al Vinitaly: come sono stati accolti i vini valdostani?
Nel panorama nazionale siamo una piccolissima nicchia, però c'è interesse. Anche i mercati esteri sono un po' stufi dei soliti vini che ormai da decenni bevono e cercano qualcosa di nuovo, in particolare le piccole produzioni. Noi in Valle d'Aosta in primis, ma anche altre località di queste viticulture cosiddette eroiche dove la produzione è piccola ma la qualità è molto alta. Inoltre spesso provengono da vitigni autoctoni che esistono soltanto in queste zone, la rarità li fa apprezzare anche perché permettono di raccontare un territorio. Se i nostri vini hanno delle qualità e anche, purtroppo, dei prezzi più elevati è dovuto ad un territorio che ci permette di fare anche della viticoltura di grande qualità a basso impatto ambientale con però molte ore di lavoro. E questo è tutto da raccontare.

Avete organizzato Vins extremes? Di cosa si tratta?
E' un salone dedicato ai vini di viticoltura eroica, ospitato il 30 novembre e il 1° dicembre al Forte di Bard dove erano presenti non soltanto viticultori valdostani ma produttori da zone a viticoltura estrema, a viticoltura eroica con i loro prodotti. Sarà un momento di confronto, di racconto e di degustazione.

Diamo un po’ di numeri della manifestazione…
Una sessantina di aziende espositrici di cui è sttao possibile assaggiare i vini e colloquiare con il produttore. Si è potuto anche degustare i 300 vini premiati al Mondial del Vins extrêmes del Cervim di quest'anno. Tutti vini di grande eccellenza, provenienti da ogni parte del mondo, che hanno preso più di 89 punti. 

Uno dei temi sarà “Da UNESCO e FAO nuovi strumenti per la valorizzazione dei paesaggi viticoli eroici”...
Indubbiamente i nostri territori ci danno dei paesaggi stupendi e questo è un elemento di grande attrazione quindi siamo inevitabilmente molto legati al mondo del turismo. In questi anni si parla molto di enoturismo e in questi organismi si sta approfondendo l'analisi della valorizzazione del legame fra prodotto e territorio.

La viticoltura eroica è in luoghi anche un po' inaspettati...
Certo avremo un'azienda che arriva da Ustica, dal Principato di Andorra. Al Concorso si sono presentati vini provenienti dal libano, dalla Palestina, da Capo Verde, dalla Bolivia, dal Perù, dalla Georgia, dal Kazakistan. Tante sorprese per tutti.

Novità per il 2020?
L'ultima domenica di maggio ci sarà Cantine Aperte, appuntamento che si svolge a livello nazionale da oltre 25 anni dove il visitatore, l'enoturista, l'appassionato può entrare direttamente in cantina, parlare con il produttore, vedere dove e come è prodotto il vino, assaggiarlo e così entrare proprio in contatto con la materia. Continuerà ovviamente il nostro supporto alle imprese valdostane: dal Vinitaly ad altri eventi dove siamo invitati a rappresentare la Valle d'Aosta con i nostri bellissimi vini.

Un sogno come associazione da realizzare?
Sicuramente che il comparto sia unito e lotti insieme per promuovere il vino e per le necesità del settore. E poi che la gente beva, lo faccia con cognizione di causa, il giusto, e sia curiosa di andare a cercare anche ciò che è meno famoso che può veramente regalare delle bellissime sorprese.

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