Princìpi guida del disciplinare saranno così l’integrazione fra imprese agroalimentari, commerciali e turistiche, rivolta al mantenimento, al miglioramento, all’innovazione ed alla valorizzazione delle filiere produttive locali; la volontarietà del contrassegno, richiesto dall’impresa interessata a fronte dell’assunzione degli obblighi e degli impegni previsti; la responsabilità diretta dell’impresa nella definizione e nella gestione delle proprie politiche di miglioramento continuo dell’offerta e dei processi produttivi; la cooperazione fra imprese per lo sviluppo delle risorse comuni di ospitalità, promozione, identità locale; il ruolo di indirizzo, promozione e controllo della Regione Autonoma Valle d’Aosta, esercitato attraverso una azione congiunta fra Assessorati e strutture competenti; la valorizzazione, da parte della Regione Autonoma Valle d’Aosta, delle imprese cui è concesso il contrassegno, attraverso le opportune azioni di promozione; la natura di risorsa collettiva del contrassegno, che implica – nella distinzione dei ruoli – la partecipazione attiva alla sua gestione da parte di tutti i soggetti interessati. Concretamente chi esporrà il marchio avrà una serie precisa di obblighi: la partecipazione attiva dei gestori delle attività alla sperimentazione attraverso la frequenza a un percorso di formazione; l'obbligo a esporre il materiale promozionale e a illustrarlo ai clienti; la sottomissione a controlli periodici. Inoltre le imprese sono chiamate a fare rete per valorizzare le filiere produttive locali. Soddisfatto a metà l'albergatore Piero Roullet che ha partecipato ai lavori del Comitato di pilotaggio del marchio. «I Saveur sono una risorsa importante. Tuttavia quaranta esercizi mi sembrano troppo pochi per imbastire una campagna promozionale sufficientemente incisiva anche perché, in base ai paletti che abbiamo definito, sono circa 400 gli esercizi che potrebbero fare domanda con discrete possibilità di fregiare della grolla dei Saveurs. Un centinaio di esercizi, equamente suddivisi tra alberghi, ristoranti, negozi e bar, poteva garantire una massa critica più significativa. Inoltre vorrei che la Regione definisse con chiarezza quanto intende investire in questa promozione. Questo marchio va fatto conoscere il più possibile. C’è già l’esempio non positivo del marchio “Osterie del Trentino”. Pochissimi lo conoscono al di fiori dei confini regionali, di conseguenza la sua azione di volàno turistico è limitatissima». (Pubblicato sul Sole 24 Ore Nord Ovest del 5 marzo 2008)
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