Non so quanti si ricordano del mio intervento al seminario di economia aziendale del professore Carmine Garzia dal titolo «Le mie storie di ordinaria imprenditorialità». Per non scadere troppo nella mia personale agiografia quelli che non sanno proprio di cosa sto parlando clicchino qui. Comunque in occasione di quel piacevolissimo incontro (almeno per me) nacque l'idea di ospitare alcuni contributi degli studenti del seminario su ImpresaVda. Il primo a dare l'esempio fu il professore con una interessante case history sull'azienda Ligne Noire (leggete qui).
A partire da oggi, quasi quotidianamente ospiterò quattro tesine (alcune divise in più di una puntata data la loro corposità) sulle aziende i cui imprenditori sono stati ospiti, dopo di me, al seminario. Sono tutti vecchie conoscenze di ImpresaVda, del resto lo stesso professore mi ha apertamente confessato di avere utilizzato il blog per farsi un'idea di cosa fosse l'imprenditoria valdostana. E tutt'ora stiamo lavorando insieme ad un progetto di cui, forse, un giorno, vi scriverò sul blog.
Le aziende in questione sono Grivel, Les Crêtes, Maison Bertolin e Valgrisa.
Una piccola precisazione. Il professore mi ha mandato diverse relazioni. Io per ogni azienda ne ho scelta una, quella che più mi andava a genio. Mi raccomando non interpretatelo come un giudizio didattico perchè ai voti ci pensa il prof. Io non ci metto naso.
Oggi si comincia con la prima parte della relazione su Grivel di Marisa Creton. I commenti (ad esempio degli imprenditori interessati) sono come sempre benvenuti.
Un pò di storia
L’azienda Grivel nasce molto tempo fa, nel 1818, a Courmayeur ed è a tutt’oggi il più antico produttore di articoli di alpinismo. Henry Grivel era il fabbro del paese, figura molto utile in quei tempi per gli attrezzi agricoli, ma soprattutto per i ferri dei cavalli e degli animali da soma in genere.
E’ grazie alla sua posizione ai piedi della montagna più alta d’Europa, per i locali era la montagna maledetta sempre coperta di neve a cosa serviva, e al desiderio di conquista degli inglesi, che la sua attività di fabbro di paese diventa qualcosa di più. L’alpinismo, questa nuova moda, dà l’avvio a quello che diverrà turismo. Nel 1909, Grivel iniziò a produrre il suo primo vero rampone, prima si usavano scarpe chiodate che non garantivano nessuna sicurezza nell’attraversamento di pendii.
Il disegno del primo rampone è dell’ingegnere inglese Oskar Eckenstein e l’acciaio usato proveniva dalle rotaie consumate che venivano recuperate, tagliate a fette e forgiate a mano. Nel corso degli anni il disegno base del rampone è rimasto quello anche se ha avuto dei miglioramenti tecnici come ad esempio l’inserimento di punte anteriori nel 1932. Poi si è passati, per esigenze tecniche dovute a scalate sempre più difficili, al rampone a dodici punte.
Questi ramponi sono stati usati per la conquista di vette come l’Everest, il K2 e il Kangchenjunga: le montagne più alte del mondo. Per quanto riguarda il materiale usato oggi non si usa più recuperare l’acciaio delle rotaie, ma una nuova lega di Nichel Cromo Molibdeno che è resistente anche a basse temperature e questo dà sicurezza agli operatori del settore.
La Grivel è stata un’azienda a conduzione familiare, conosciuta a livello internazionale ma che negli anni 1960 è andata in crisi. Questa situazione è perdurata anche negli anni seguenti, l’azienda non è riuscita a rimanere sul mercato a contrastare la concorrenza straniera, non ha saputo rinnovarsi.
Poi nel 1982 è arrivato Gioachino Gobbi, un manager con esperienza nel campo commerciale e di consulenza aziendale nel settore dello sci, il quale grazie alla sua passata esperienza è riuscito a riportare quest’azienda ad essere una protagonista sul piano internazionale. (continua)
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