3 dicembre 2007

Pietro Giorgio (Sea): serve più semplificazione


La Società Energetica Aostana di Pollein, azienda operante come core business nel settore dei
servizi energetici e delle reti (1050 impianti di teleriscaldamento gestiti su tutto il territorio regionale) con un occhio di riguardo per il settore delle energie rinnovabili (dagli impianti a biomassa fino all’eolico passando per il solare), ha fatto registrare nel 2006 una crescita record
nel fatturato passando da 8,7 a 13,8 milioni (+ 50%). Un aumento che se si tiene anche conto dei livelli occupazionali (70 dipendenti nel 2006 contro i 44 del 2004 e i 30 del 2001) colloca l’azienda, che proprio quest’anno compie i suoi primi quindici anni di vita, tra le realtà industriali di dimensioni medio-grandi della piccola regione autonoma. In crescita anche la quota di fatturato ottenuta al di fuori del confine regionale, attualmente pari a circa il 20%, raggiunta anche attraverso tre società di scopo in Molise, Basilicata e Sicilia. «Stiamo esplorando
– spiega l’ingegnere Pietro Giorgio, Presidente della Sea – possibili attività in Italia con dei
partner locali nel settore delle energie rinnovabili
». «In questa logica – prosegue - abbiamo attivato una società che si occupa di energia solare in Sicilia, e altre due operative in quella idroelettrica e eolica nell’area centromeridionale. Senza dimenticare l’esperienza avviata a San Benedetto legata agli impianti di teleriscaldamento che però stiamo in parte rivoluzionando attraverso l’inserimento dell’energia solare».

Il forte trend espansivo non fa però diminuire la volontà della società di consolidare il suo radicamento sul territorio valdostano dove l’attività è nata e ha potuto svilupparsi. Pietro Giorgio chiede in particolare due attenzioni da parte dell’Amministrazione regionale.
«Ci sono alcuni aspetti che, a mio avviso, - osserva – sono più utili dei contributi. Da un lato credo che ci possa essere un partenariato con le grandi aziende pubbliche della nostra regione, Cva o Inva ad esempio. A patto ovviamente che ci sia il giusto rispetto di quanto è iniziativa privata. Tuttavia credo che sia possibile un’alleanza pubblico-privato e possa dare buoni frutti, come la recente esperienza del teleriscaldamento per la città di Aosta. Dall’altro è profondamente necessaria un’azione di semplificazione della burocrazia che nella nostra regione talvolta raggiunge livelli davvero eccessivi». «Ad esempio – prosegue Pietro Giorgio - sul nuovo disegno di legge in materia di ricerca e sviluppo inspiegabilmente la nostra Regione ha fatto tutta una serie di scelte più restrittive rispetto ai paletti indicati dall’Unione europea. Questo ovviamente ci rende meno competitivi. In un quadro italiano che già non ci aiuta. E’ sufficiente citare l’aumento dei contributi per l’apprendistato. Un aumento di oneri che rischia di rendere sempre più difficile fare nuove assunzioni. Sono costi che pesano sulle Pmi come la nostra e finiscono per assorbire una parte ingente delle agevolazioni che, magari, altre leggi ci concedono. La cultura del fare in Italia e in Valle d’Aosta va aiutata di più».

Pietro Giorgio crede che anche le imprese valdostane debbano però operare tra di loro in maniera più sinergica. E in questa logica l’imprenditore è stato fra i fondatori del Consorzio Intese, nato circa un anno fa. Si tratta del primo consorzio industriale di servizi della Valle d’Aosta, e coinvolge una decina di aziende (circa 400 occupati), creato con lo scopo di potersi confrontare ad armi meno impari con le grosse aziende di servizi nazionali che con sempre maggiore intensità, nell’ultimo quinquennio, si sono presentate agli appalti banditi dagli enti pubblici della piccola regione autonoma (dal Comune di Aosta alla Regione), sfruttando l’atout di
una migliore competenza territoriale. «Questa iniziativa – conclude l’a.d. di Sea - è la prova che in Valle d’Aosta è possibile aggregarsi e dare servizi di qualità uguale se non superiore alle grandi aziende di servizi. Credo che da parte del mondo industriale si sia fatto uno sforzo importante e doveroso per rimanere competitivi. E’ una dimostrazione che in Valle l’industria dei servizi esiste, è viva e vegeta e vuole lavorare». (Pubblicato sul Corriere della Valle d'Aosta del 19 luglio 2007)

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