Vi propongo l'editoriale che ho pubblicato questa settimana sul Corriere della Valle d'Aosta.
Dobbiamo «essere capaci» di «dare risalto al bene che sappiamo presente ovunque e disseminato fin nei luoghi più reconditi del nostro Paese». No ad un’informazione che «troppo spesso demolisce e dissacra». Con queste parole il cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Cei, ha aperto giovedì a Milano i lavori del convegno nazionale dei direttori e dei collaboratori degli Uffici diocesani per le comunicazioni sociali su «Lo sguardo quotidiano». Ai lavori era presente anche una mini-delegazioni del Corriere ed è stata un’importante occasione per rimotivare l’impegno settimanale di offrire un’informazione diversa. Mi sono chiesto che cosa significhi per il Corriere dare risalto al bene e mi sono subito venute in mente le pagine che stiamo dedicando agli oratori o quelle che presentano le varie comunità parrocchiali prima della visita pastorale. Ma è anche dare risalto al bene l’inchiesta che stiamo facendo sul mondo delle imprese. In molti si stupiscono che, anche in una congiuntura così difficile, ci siano aziende in grado di ben figurare anche al di fuori dei confini regionali. Ma dare risalto al bene non vuol dire dimenticarsi di un mondo caratterizzato da mille contraddizioni, nichilista fino alla schizofrenia che, allo stesso tempo, accorda una fiducia quasi fideistica alla conoscenza scientifica e tecnologica e manifesta scetticismo e relativismo quanto alla capacità dell’uomo di conoscere la verità, come evidenziato dal docente di filosofia morale alla Cattolica di Milano Francesco Botturi, sempre durante i lavori del convegno lombardo. Un mondo dove la libertà di scelta individuale è un valore primario estremo. Non conta se ciò che è stato scelto sia bene o male, ma solo se è stato scelto, perché è la forma dell’essere scelto che attribuisce valore al contenuto. Ma dalla frantumazione dell’esperienza, dalla verità che si fa molteplice deriva un senso di angoscia cui si deve dare una risposta. Per Bagnasco «il bene che raccontiamo dev’essere realistico, possibile, attraente»; occorre, al tempo stesso, fissare anche «l’attenzione sulle realtà che vedono la dignità umana colpita, la vita minacciata, la salute compromessa. Il male ci interpella sempre - avverte - e non dobbiamo occultarlo, ma va raccontato con ietà, evitando compiacenze e ogni suo uso strumentale volto a catturare attenzione». (Pubblicato sul Corriere della Valle d'Aosta del 15 maggio 2008)
Il crinale fra protesta e democrazia
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