Vi propongo il mio editoriale pubblicato sul Corriere della Valle e dedicato alla colletta nazionale del 31 maggio per le famiglie in difficoltà.
Torna a crescere, dopo 10 anni di diminuzione, la disoccupazione, che nel 2008 segna 186 mila unità in più rispetto all’anno precedente». E’ quanto emerge dall’ultimo rapporto annuale Istat sulla situazione del Paese,
diffuso in questi giorni. La causa principale della perdita del lavoro è la scadenza di un contratto a termine.
L’identikit del nuovo disoccupato risponde ad un «uomo, di età compresa tra i 35 e i 54 anni, che ha perso un lavoro dipendente nell’industria e risiede nel Centro-Nord e, come titolo di studio più alto ha la licenza media». Riflessi negativi della crisi anche sulle famiglie: quelle più vulnerabili, in cui non ci sono occupati e almeno un componente cerca un impiego salgono a 531 mila nel 2008, dopo la diminuzione ininterrotta iniziata nel 2004. Sono quasi 1.000.000, pari a circa 2,5 milioni di persone, le famiglie che hanno redditi
provenienti unicamente da occupazioni a termine o collaborazioni.
Critica la situazione dell’occupazione per le coppie con figli: diminuiscono di 95 mila quelle con almeno un occupato, aumentano di 41 mila quelle senza occupati e con almeno un disoccupato. Particolarmente vulnerabili le famiglie del Mezzogiorno; rispetto al 2007 quelle con almeno un occupato sono 45 mila in meno e quelle senza occupati e con almeno un disoccupato 32 mila in più. In Italia 1 persona su 5 è a rischio di vulnerabilità economica a causa del basso reddito familiare.
Questo tragico rosario di numeri, snocciolati impietosamente uno dietro l’altro dall’ultimo rapporto Istat, e in qualche maniera evocati dalle parole del Card. Angelo Bagnasco in occasione dell’ultima Assemblea
Cei, ci dicono quanto sarà importante il gesto di solidarietà che Domenica 31 maggio ciascuno di noi compirà nella sua parrocchia in comunione con tutte le altre parrocchie italiane per la creazione di un fondo di garanzia di 30 milioni di Euro da mettere a disposizione per il sostegno delle famiglie numerose in difficoltà garantendo ad ogni famiglia ammessa un prestito delle banche di 500 euro mensili per un massimo di due anni. Davvero per molti sarà il prestito della speranza…
La speranza di riprendere la strada di una vita dignitosa.
Alcune informazioni utili
La Conferenza Episcopale Italiana, come vi go già spiegato nel mio editoriale, ha indetto per domenica 31 maggio una colletta da farsi in tutte le parrocchie per concorrere alla creazione di un fondo di garanzia di 30.000.000,00 di Euro da mettere a disposizione per il sostegno delle famiglie numerose in difficoltà.
A che cosa serve il fondo C.E.I.?
A garantire un prestito delle banche di 500,00 € mensili per un massimo di due anni ad ogni famiglia ammessa.
Quali famiglie potranno chiedere il prestito?
Le famiglie che a causa della crisi hanno perso ogni fonte di reddito, che abbiano almeno tre figli, o siano gravate da particolari situazioni di malattia o disabilità.
Chi eroga il prestito?
Le banche.
Che fine farà il fondo di garanzia?
Quando la fase di emergenza sarà passata, il fondo di garanzia, dopo aver eventualmente coperto i prestiti o parti di essi non restituiti dalle famiglie, sarà ridistribuito alle Caritas diocesane per gli aiuti diretti alle famiglie in difficoltà.
È possibile contribuire al fondo "il prestito della speranza" anche:
- mediante bonifico bancario su conto corrente di Banca Prossima (Gruppo Intesa Sanpaolo S.p.A.) - codice IBAN: IT19 Q033 5901 6001 0000 0006 893 (I versamenti effettuati presso tutti gli sportelli del Gruppo Intesa Sanpaolo sono gratuiti)
- mediante versamento sul conto corrente postale n. 96240338, intestato a Conferenza Episcopale Italiana, Circonvallazione Aurelia n. 50, 00165 Roma.
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