Terza ed ultima puntata della pubblicazione della tesina di Cristina Bracco. Qui trovate la prima puntata e qui la seconda.
Se finora la mia analisi si è focalizzata al fine di individuare i drivers che caratterizzano l’unicità ed il vantaggio di differenziazione dell’attività aziendale Bertolin, la resource based-view appare più semplificata
avendone tracciato già a grandi linee le componenti distintive.
Risorse tangibili: lo stabilimento di località Champagnolaz con una superficie di 2500 metri quadrati ed un altro ancora in fase di ultimazione nei quali si occupano, oltre alla produzione, anche della vendita e presso i quali è possibile anche ammirare le varie fasi della lavorazione. La distribuzione sul territorio avviene anche con mezzi propri refrigerati.
Risorse intangibili: le riconosciamo fra i suoi numerosi prodotti, dal fiore all’occhiello, il Lard d‘Arnad DOP, alle numerose varietà di insaccati, fino all’ultimo nato, il Reinhold speck, oltre che alla linea di prodotti pronti «Cuisine de la Maison».
Il know how di Bertolin si contraddistingue per le fasi della lavorazione che avviene quasi totalmente in maniera manuale. L’intuizione della famiglia Bertolin che ha contribuito allo sviluppo del territorio rurale, sfruttando in molti casi anche vaste aree di incolto impiantando le diverse colture utili per le diverse fasi della produzione dei prodotti.
Non irrilevante è la reputazione di cui godono gli imprenditori Bertolin sia all’interno dell’azienda che esternamente. Serietà, impegno, consacrazione e dedizione al lavoro, passione, amore per le tradizioni e il territorio da sempre li contraddistinguono, fidelizzando in maniera costante il cliente ma le stesse risorse umane dell’azienda, i dipendenti, che da anni e anni condividono contribuendo a tramandare e fare propri i valori ed il percorso che l’azienda persegue.
BERTOLIN VERSO IL FUTURO
Dall’intervento di Guido Bertolin, ospite dell’ateneo valdostano il 23 marzo scorso, è stato facile appassionarsi alla storia di questa intraprendente e coraggiosa famiglia valdostana. Il suo futuro, che si intravede piuttosto roseo, è caratterizzato dal fatto che il prodotto di qualità, con una specifica identità
culturale è destinato a coprire fasce di mercato probabilmente sempre più ampie rappresentando anche un’opportunità, una risorsa potenziale in grado di fornire reddito agricolo aggiuntivo. Lo ha affermato anche lo stesso Guido, il prodotto tipico con una coerente concertazione (tra l’azienda e consorzi, enti pubblici territoriali, terziario) e condivisione territoriale delle scelte riferite allo sviluppo rurale, può esprimere la massima efficienza in termini di attivazione economica locale, coagulando sinergie con altre componenti
dell’economia e del territorio. Ne sono l’esempio, fra le tante anticipazioni del futuro della Maison, la collaborazione con un’azienda locale per l’allevamento dei suini e la costruzione di una nuova struttura destinata alla produzione dell’olio di noce.
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