La Valle d’Aosta archivia una vendemmia 2008 positiva con un +12% di produzione su tutto il territorio regionale. «Se prendiamo come riferimento i dati dell’ultimo quinquennio – commenta l’enologo regionale Massimo Bellocchia – la crescita si aggira intorno al 3%. La vendemmia precedente infatti in alcune zone aveva fatto registrare cali intorno al 50%. L’ultima invece è stata abbondante e, soprattutto, sana e la produzione sarà sicuramente di grande qualità».
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Una crescita percentualmente importante che però non deve far dimenticare le dimensioni della viticoltura valdostana. Con i suoi 550 ettari di vigneto, 42 aziende imbottigliatrici, 6 cantine sociali che producono 2 milioni di bottiglie con un fatturato di circa 7,5 milioni la viticoltura valdostana rappresenta una piccolissima fetta della produzione nazionale ma, di anno in anno, a livello regionale, fa crescere la sua incidenza sul pil agricolo (40,8 milioni sulla base degli ultimi dati forniti dalla Banca d’Italia) e il suo appeal turistico, rafforzato da numerosi riconoscimenti nazionali. Ora il settore si prepara ad una nuova sfida: l’ocm vino.
Sul bollettino ufficiale regionale è stato pubblicato il decreto vendemmiale del Presidente della Giunta, in qualità di Prefetto, in base al quale le operazioni di vendemmia e di fermentazione devono essere svolte fra il 24 agosto e il 31 dicembre. Una vendemmia che si annuncia come particolare in quanto sarà la prima a sperimentare gli effetti della nuova regolamentazione europea sulla produzione vitivinicola che verrà assorbita dal settore agroalimentare e la tradizionale tutela garantita da Doc e Docg sarà sostituita dalla Dop. Per assimilare comunque tutte le novità ci sarà tempo fino al 31 dicembre 2010. La Valle d’Aosta tuttavia non si è fatta trovare impreparata. Anzi ha cercato di agire in anticipo attraverso un attento lavoro di rete tra produttori e amministrazione regionale. «Nei mesi scorsi l’Assessorato dell’agricoltura e delle risorse naturali, di concerto con i produttori valdostani, - spiega Corrado Adamo, alla guida della Direzione produzioni vegetali e servizi fitosanitari - aveva provveduto alla redazione e al successivo invio al Ministero del piano di controllo richiesto dalla nuova normativa e contenente l’individuazione di «Valoritalia» come organismo di controllo. Il decreto ministeriale del 7 luglio approva tale piano e conferisce alla Regione Autonoma Valle d’Aosta, prima in Italia, le necessarie autorizzazioni».
Valoritalia è la nuova società adibita alla certificazione della qualità e delle produzioni vitivinicole italiane costituita da Federdoc e da due enti di certificazione leader nel settore agroalimentare, CSQA Certificazioni e Agroqualità. A partire dal 1° agosto 2009, quindi, tutte le fasi della filiera produttiva degli attuali vini a Denominazione di Origine, dalla produzione, alla trasformazione, all’imbottigliamento, alla vendita, sono soggette al controllo dell’organismo individuato. Il nuovo soggetto risponde ai nuovi requisiti europei in base ai quali le attuali DOC sono confluite nel regime dei prodotti DOP, con l’obbligo di controllo dell’intera filiera produttiva da parte di un organismo terzo provvisto di certificazione a norma ISO 45011. «E’ questa la grande novità – sottolinea Adamo -. I controlli erano già piuttosto severi e la tracciabilità dei prodotti risultava comunque garantita al consumatore attraverso l’azione dei consorzi di tutela che però erano formati da rappresentanti degli stessi produttori. Ora si assicura finalmente la terzietà del soggetto di controllo». Un’attività che in Valle d’Aosta, in assenza del Consorzio, era portata avanti da alcuni uffici dell’amministrazione regionale. «A lungo – prosegue Adamo – ci siamo interrogati sulla necessità di creare un Consorzio non volendo far crescere i costi per i produttori in quanto la spesa della certificazione, trattandosi di un vantaggio aziendale, sarebbe stata a carico dell’imprenditore e parametrata in base alla produzione. L’attuale soluzione permette invece di incidere in maniera non rilevante sui ricavi del settore». Il costo della struttura di certificazione si aggira intorno ai 15mila euro, mentre complessivamente tutti i produttori, secondo le stime fatte sulla base dell’ultima vendemmia dovrebbero sostenere una spesa non superiore ai 25mila euro.
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