Paolo Massobrio, giornalista, autore del libro per la famiglia «Adesso» e fondatore del movimento di consumatori Papillon lancia un appello con una lettera aperta a quattro ministri per togliere il sabato nelle scuole. E in 5 punti ne spiega le sue ragioni, che si possono sottoscrivere sul suo sito. Trovo la proposta interessante. Che cosa ne pensano i lettori di ImpresVda? Una simile idea, oltre che aiutare la famiglia, può davvero rilanciare il turismo?
LETTERA APERTA
AI MINISTRI
MARIASTELLA GELMINI,
MICHELA VITTORIA BRAMBILLA
LUCA ZAIA
MARA CARFAGNA
Passata la stagione turistica ed in procinto di aprire le scuole, sorgono da più parti alcune domande sull'opportunità o meno di mantenere il sabato obbligatorio nelle scuole italiane. Da Rimini alla Valle d'Aosta, dalle località di campagna del nostro paese alle grandi città d'arte abbiamo raccolto una serie di lamentele a cui riteniamo necessario dare una risposta.
1) I ritmi della società odierna, dove spesso i due coniugi lavorano, precludono la possibilità di dedicare i necessari spazi ai propri figli, che rischiano di occupare il tempo in un pericoloso "fai da te". Il sabato scolastico rende impossibile per molte famiglie l'eventuale weekend insieme che potrebbe essere dedicato a recuperare una manualità comune, che diventa conoscenza, attraverso la cura di un giardino, di un orto, o anche attraverso il piacere di cucinare per l'altro, fino al tempo per il volontariato. Il nucleo famigliare ha bisogno di sorprendere insieme i valori di un ordine che regola l'evoluzione della natura, contro la confusione schizofrenica appesantita dalla mancanza di tempo.
2) Gli stessi operatori che hanno cominciato a credere nella destagionalizzazione turistica vedono cadere nel vuoto eventuali offerte di due notti nelle varie località.
3) Nelle grandi città ai ragazzi è spesso preclusa la conoscenza della natura e dei valori legati al mondo agricolo. E' quanto mai necessario favorire un rapporto di conoscenza con la campagna circostante. Questo sarebbe favorito se il sabato mattina fosse dedicato alla spesa in cascina e alla scoperta di un mondo operoso che è alla base della nostra stessa alimentazione: si farebbe un'operazione culturale ben più efficace del noioso sabato mattina scolastico.
4) Rinunciare al sabato scolastico ottimizzerebbe i costi come già avviene in alcuni istituti privati rispettando l'orario scolastico settimanale con una diversa ripartizione delle ore giornaliere e con un rientro pomeridiano.
5) I Comuni d'Italia potrebbero rilanciare così delle proposte di conoscenza diretta della propria realtà e dei propri valori alle famiglie che avrebbero più disponibilità di tempo.
In conclusione: il sabato a scuola è oggi quanto mai anacronistico in una società dove il principale bisogno è quello di darsi del tempo per favorire insieme quella vera conoscenza, che parte innanzitutto dal mondo che ci sta attorno.
Il crinale fra protesta e democrazia
9 mesi fa
1 commenti:
Dubito che con il sabato libero vedremmo frotte di teenager felici con i genitori a fare la spesa in cascina o a curare l'orto, ma sono d'accordo. Come genitore di una ragazzina di tredici anni dall'anno prossimo quando, si spera, arriverà alle superiori dovrò rinunciare a un po' di weekend in montagna. Ovviamente c'è di peggio nella vita, soprattutto in questi momenti, ma visto che fino alle medie, almeno a Milano, il sabato non si fa non si vede perché non continuare alle superiori. A patto che non venga diminuito l'orario scolastico per risparmiare soldi come purtroppo pensa di fare la Gelmini.
Luigi Ferro
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