Secondo articolo del Rapporto Valle d'Aosta pubblicato sul Sole 24 Ore del lunedì del 30 novembre. Anche questa volta propongo la versione «valdostana» o potrei dire «anselmiana».
L’ambiente alpino è per la Valle d’Aosta una risorsa non soltanto turistica. E’ sufficiente, ad esempio, analizzare con più attenzione il fenomeno della produzione di energia idroelettrica per trovarsi di fronte ad una realtà economica che di «distretto» non ha soltanto il nome. La piccola regione autonoma presenta infatti realtà di eccellenza sia nel macro con l’impegno della Compagnia Valdostana delle acque, che nel micro dove meritano di essere segnalati gli impianti di teleriscaldamento realizzati da Sea di Pollein e il micro-idroelettrico di montagna, in particolare nell’Alta Valle d’Aosta, della Fratelli Ronc di Introd, questi ultimi esportatori del loro know anche all’estero, sui nuovi mercati dell’Albania e della Romania.
Per dare un’idea della dinamicità del settore - anche in tempi sicuramente non brillanti - è sufficiente ricordare come l’utile netto della Compagnia Valdostana delle acque, guidata dal manager Riccardo Trisoldi - sia passato dai 60,48 milioni del 2007 (che apparivano come un risultato già estremamente soddisfacente) ai 69,70 del 2008. E’ aumentato il valore della produzione (da 200,24 a 206,53 milioni), il margine operativo lordo (da 145,93 a 153,09), il patrimonio consolidato da 711,64 a 763,35, ma soprattutto è nettamente migliorata la posizione finanziaria netta, indebitamento dovuto all’acquisizione delle centrali da Enel, che nel 2005 presentava un rosso di 107,97 milioni e, oggi, è in positivo a quota 127,24. Quest’ultimo dato è davvero «esplosivo» se si pensa che l’uscita dal passivo, salutata con grande soddisfazione in occasione della presentazione del bilancio del 2007, era pari a 58,85.
Cva: nel 2009 ricavi +15%
E il 2009 non sarà da meno. Cva nel corso di quest’anno registrerà un ulteriore crescita nei ricavi del 15% grazie al record di produzione del 2008 con tre miliardi di Kwh. La Cva è indubbiamente un imponente volano di sviluppo per la regione visto che entro nel 2015 ha pianificato investimenti pari a 440 milioni. «Questo ovviamente – spiega il Presidente Riccardo Trisoldi – se oltre alle due centrali che realizzeremo nel comune di La Thuile andranno in porto anche le altre cinque per cui abbiamo fatto domanda di concessione in modo da assicurarci un aumento di produzione pari a 400 milioni di kwh». «Un risultato - osserva ancora Trisoldi - che nasce a più livelli. Non soltanto una crescita dei ricavi, ma anche un miglioramento dei proventi e degli oneri finanziari. Nel 2007 negativi, pari a 400mila euro, e oggi positivi a quota 3,45 milioni».
A Cva si deve anche l’intuizione di fidelizzare la clientela fornendole l’opportunità di esporre il marchio «Eaux de la Vallèe», un brand che garantisce alla clientela, soprattutto istituti di credito e player della grande distribuzione, di poter dimostrare, anche grazie ad una attenta campagna di comunicazione, l’utilizzo di energia completamente proveniente da fonti alternative. Un atout che in tempi di bilancio sociale è particolarmente gradito dai committenti.
La capacità di fare rete
Il settore sta poi dimostrando anche una grande capacità di fare rete. Una delle prossime sfide - che vedrà in gioco know-how interamente valdostano -sarà la realizzazione del teleriscaldamento della città di Aosta. Un progetto del valore di 73 milioni di euro. A realizzarlo sarà la Telechauffage Aoste srl (Telcha), società costituta ad hoc per dare vita all’impianto, di cui fanno parte la Cva con una quota del 49 per cento e la società Energetica Aosta e la Fratelli Ronc, entrambe con il 25,5%. Si tratterà di un impianto estremamente innovativo. «In Italia - spiega Pietro Giorgio, ad di Sea - ce n’è uno simile soltanto a Milano».
Insomma l’acqua sembra essere il vero «oro bianco» (anche sotto forma di neve) della Valle d’Aosta in grado di permettere di ritagliarsi un ruolo significativo in un’economia che sempre più scommette sull’ambiente. Ancora in salita invece la strada di un altro «oro bianco», particolarmente caro a chi abita ai piedi delle Alpi: il latte. In questo settore il player principale è la Cooperativa Produttori di Latte e Fontina che con i suoi 20 milioni di fatturato annuale cerca di assicurare una rendita dignitosa a chi vive di zootecnia. Ezio Mossoni, direttore di Coldiretti Valle d’Aosta, evidenzia come il mercato non presenti affatto elementi rassicuranti e pone sotto accusa il prezzo del latte. «So che molti si stupiranno. Noi dovremmo essere l’isola felice con il latte pagato anche oltre 50 centesimi al litro, mentre nelle altre regioni si punta ai 30 centesimi. Ma nessuno si chiede perché il nostro latte vale quasi il doppio dell’altro e gli allevatori si lamentano? Semplice, perché il nostro latte vale tanto come l’altro, forse perfino meno».
In effetti i dati forniti dall’Istituto Nazionale di Economia Agraria dimostrano che i costi di produzione del latte in Valle d’Aosta sono in assoluto i più alti d’Italia: pari a 73 centesimi al chilo. Il ragionamento di Mossoni si completa poi con la constatazione della stasi del mercato. «Il prezzo della Fontina - aggiunge - liquidato ai produttori era di 12.000 lire nel 1996 che equivalgono a euro 6,19. Nel 2007 il prezzo era di 6,38 euro. Una differenza di 0,19 centesimi in 10 anni. La Cooperativa, con grandi sforzi, è riuscita a portare il prezzo del 2008 a 7,13, ma l’incidenza sul decennio è, purtroppo, pressoché irrilevante. Diciannove centesimi al chilo di Fontina in dieci anni corrisponde a 0,02 centesimi al litro di latte dopo dieci anni. Quanto sono aumentati nel frattempo i costi? Nel 1996 un consumatore per il miglior latte alimentare che trovava sul mercato pagava circa 1.000 lire. Oggi anche un euro e sessanta, cioè circa 3.100 lire. I conti sono presto fatti».
Il crinale fra protesta e democrazia
10 mesi fa
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Per completezza d'informazione riporto un comunicato critico di Legambiente in merito ad alcune centrali che Cva vuole realizzare.
Ad agosto 2009 due società idroelettriche, la CVA S.p.A. e la SANTI ENERGIA s.r.l., hanno presentato due progetti, in concorrenza tra loro, per sfruttare le acque del Torrente du Lac e del Torrente Verney, con la conseguente prevista costruzione di una centrale ad Arpettes, in comune di La Thuile. Entrambi i progetti, se attuati, devasterebbero alcuni tra i più begli ambienti di quella zona e di tutta la Valle.
Contro questo ennesimo non sostenibile attacco alle nostre risorse naturali, si è registrata una forte opposizione da parte dei proprietari degli alpeggi riuniti nel Consorzio Comba de Verney, da parte del consiglio comunale di La Thuile e da parte di Legambiente: tutti hanno presentato agli uffici del VIA i propri rilievi nei termini di legge.
Il Comitato Tecnico per l'Ambiente, in data 27 gennaio 2010, ha espresso parere negativo all'unanimità su entrambi i progetti. Tra le motivazioni addotte va ricordata la non compatibilità ambientale sotto l'aspetto paesaggistico, del prelievo idrico e della tipologia dei manufatti in un contesto paesaggistico d'alta quota e d'elevato pregio. L'elevato valore agro-pastorale del sito ha inoltre motivato centinaia tra residenti e villeggianti a firmare una petizione che è stata presentata alla Presidenza del Consiglio regionale il 10 marzo dal Presidente del Consorzio, Bruno Boscardin.
Legambiente segnala però che l'Assessore all'Ambiente, cui competerebbe la tutela dei beni naturali, ha chiesto al Comitato Tecnico di rivedere il parere negativo emesso perchè, come espresso dalla Giunta, "non sufficientemente motivato in quanto le considerazioni espresse paiono riferibili a una condizione paesaggistico – ambientale frequente nel territorio regionale". Si vuole in sostanza che siano "approfondite le ragioni che hanno portato alla valutazione negativa, in considerazione delle ripercussioni che tale valutazione potrebbe avere su un’attività imprenditoriale".
Il Circolo Legambiente Valle d’Aosta rileva che la procedura di revisione, prevista per legge, dovrebbe servire ad armonizzare interessi economici e protezione ambientale: si teme invece una prevalenza indiscriminata dei primi, a scapito dell’ambiente che, lo vogliamo ricordare, se ben gestito rappresenta esso stesso una risorsa, in grado di generare profitti e creare posti di lavoro.
“Osserviamo con piacere – afferma la Presidente dell'associazione ambientalista, Alessandra Piccioni – che sempre più spesso cittadini sensibili fanno sentire la propria voce a protezione delle nostre stupende vallate, come nel caso della petizione presentata il 10 marzo. Ci auguriamo che l’Amministrazione Regionale, ed in particolare l’Assessorato all’Ambiente, sappiano interpretare questi segni di cittadinanza attiva come un valore importante per la nostra comunità ed accettino il confronto con i cittadini.”
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