2 marzo 2011

Coldiretti Chiede Decisione Condivisa al Consiglio Regionale contro gli OGM

Il Direttore della Coldiretti Valdostana Ezio Mossoni ha partecipato, nei giorni scorsi, all'audizione della terza Commissione Regionale «Assetto del Territorio» in merito al disegno di legge presentato dal gruppo «Alpe» relativo al divieto di coltivare OGM sul territorio della Regione.

Mossoni ha sottolineato come gli OGM siano in netta contrapposizione con le costanti politiche di valorizzazione della tipicità dell’agroalimentare Regionale, della tutela del territorio, della biodiversità e ha ribadito l’avversità agli OGM che – da sempre – contraddistingue la Coldiretti, sia a livello Nazione che in Valle d’Aosta. Ma il passaggio più importante la Coldiretti Valdostana la dedica ad una richiesta di decisione condivisa che coinvolga tutto il Consiglio Regionale.

«Da una parte si chiede il bando degli OGM - ricorda infatti Mossoni - dall’altra si stanno preparando le linee di coesistenza che, vista la situazione fondiaria e meteorologica della nostra regione, porterà al risultato di impossibilità di utilizzo di OGM in Valle. Sono due provvedimenti che, con percorsi diversi – sostanzialmente – porteranno allo stesso risultato. Non vale forse la pena di chiedere al Consiglio Regionale di non trasformare il problema in dibattito politico e di condividere un testo unitario che dichiari chiaramente la volontà di salvaguardare il territorio da colture modificate geneticamente?»

In proposito Mossoni mi ha mandato un contributo di Coldiretti dal titolo «Ogm: Coldiretti, il Biotech in Europa fa flop (- 3 % semine nel 2010)» che ti sottopongo.

Calano del 3 per cento i terreni seminati con organismi geneticamente modificati (ogm) in Europa nel 2010 a conferma della crescente diffidenza nei confronti di una tecnologia che gli agricoltori europei stanno abbandonando, anche nei Paesi dove è ammessa, poiché nel coltivare prodotti transgenici non c’è neanche convenienza economica. E’ quanto afferma la Coldiretti nel sottolineare che dall’analisi del rapporto annuale 2010 dell’«International Service for the Acquisition of Agri-biotech Applications» (ISAAA) emerge che la superficie ogm in Europa nel 2010 si è ridotta a 91.643 ettari dei quali 91.193 coltivati a mais bt e 450 con patata «amflora» da seme autorizzata nel corso dell’anno dall’Unione Europea. Su un totale di 27 paesi dell’Unione Europea - sottolinea la Coldiretti in una nota - solo in 8 sono stati coltivati prodotti Ogm ed in particolare in cinque paesi è stato seminato solo mais (Spagna dove si trova quasi l’80 per cento del terreno seminato con ogm in Europa, Romania, Slovacchia, Portogallo e Polonia), in due solo patata (Germania e Svezia) e in Repubblica Ceca sia il mais che la patata.

«Sembra irreversibile dunque - sottolinea la Coldiretti - il trend negativo che aveva già portato nel 2009 ad una riduzione delle semine biotech in Europa con 94.750 ettari coltivati in calo del 12 per cento rispetto all’anno precedente, per effetto della crescente diffidenza degli agricoltori nei confronti di una tecnologia considerata vecchia, insicura e svantaggiosa dal punto di vista economico. Il fatto che, anche dove è possibile la coltivazione, gli agricoltori riducano le semine è la concreta dimostrazione che  per gli ogm attualmente in commercio non c’è quella miracolosa convenienza economica che le multinazionali e i loro “tifosi” propagandano. Tutt’altro, a tredici anni dalla loro introduzione in Europa, le coltivazioni biotech sono in calo per il secondo anno consecutivo e rappresentano appena lo 0,05 per cento perché, di fatto, non sono riuscite a trovare un mercato, vista la persistente contrarietà dei consumatori ad acquistare prodotti geneticamente modificati. Una contrarietà giustificata dai crescenti dubbi sul piano sanitario e ambientale che dà valore alla scelta lungimirante fatta dall’Italia per un agricoltura libera da ogm grazie all’impegno di un vasto schieramento che comprende Coldiretti, movimenti ambientalisti, consumatori e istituzioni in rappresentanza della maggioranza dei cittadini e agricoltori italiani che sono contrari al biotech nei campi e nel piatto».

Sulla base dei risultati dell'ultima indagine annuale Coldiretti-Swg «Le opinioni di italiani e europei sull'alimentazione», il 73 per cento dei cittadini italiani che esprimono una opinione ritiene che i prodotti alimentari contenenti organismi geneticamente modificati siano meno salutari rispetto a quelli tradizionali.
La forte contrarietà espressa dai consumatori sui prodotti geneticamente modificati è rimasta sostanzialmente stabile negli ultimi quattro anni nei quali è stato condotta la tradizionale indagine della Coldiretti ed è la conferma che non si tratta di una valutazione emotiva. «Gli ogm spingono - sostiene la Coldiretti - verso un modello di sviluppo che è il grande alleato dell'omologazione e il grande nemico della tipicità, della distintività e del Made in Italy. Il modello produttivo cui è orientato l’impiego ogm è il grande nemico della tipicità e della biodiversità e il grande alleato dell’omologazione, che è il vero nemico dell’agroalimentare italiano e per questo siamo contrari. In Italia, per la conformazione morfologica dei nostri terreni e le dimensioni delle nostre aziende, non sarebbe possibile evitare le contaminazioni e sarebbe violata  la sacrosanta libertà della stragrande maggioranza degli agricoltori e cittadini di avere i propri territori liberi da ogm».

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