12 luglio 2012

Consiglio di territorio di Unicredit: «Occorre un nuovo modello di sviluppo»

Da sinistra Vladimiro Rambaldi, Luisa Vuillermoz, Costantino Charrère e Andrea Celesia
Proseguo la cronaca (leggi qui la prima parte), iniziata ieri, dell'incontro organizzato dal Consiglio di Territorio di Unicredit sul tema sul tema «Business del passaggio al business dell'attrattività».

Gabriella MorelliCapo del servizio marketing, studi e progetti speciali dell'Assessorato al Turismo della Valle d'Aosta, pur ritenendo il modello altoatesino sicuramente uno stimolo importante ha messo in evidenza alcune differenze strutturali con l'offerta valdostana. «La nostra montagna attrae più lo straniero che l'Italiano che sceglie questo tipo di vacanza non tanto per la montagna, ma per il relax e cerca prima di tutto servizi per la famiglia e la presenza di una Spa. L'esperienza di un rifugio nelle Dolomiti si può fare in funivia. Da noi implica comunque un certo tempo di cammino. Ma al di là di questo i dati dell'Alto Adige vanno disaggregati occorre un analisi prodotto per prodotto per capire dove loro sono migliori».


Miriana Detti dell'Office du Tourisme, con alle spalle anche un'esperienza in Trentino ha sottolineato come prima di tutto il modello altaotesino sia caratterizzato da una differenza culturale e di sistema turistico sottolineando come si verifichi «una convergenza talmente stretta tra imprenditoria privata e sistema pubblico da produrre effetti moltiplicatori». In Alto Adige la cultura dell'accoglienza è tramandata da generazioni».


Andrea Celesia, vicepresidente dell'Adava, ha invitato tutti a guardare al futuro e ha espresso  tre certezze, in parte un po' controcorrente:


1°) Destagionalizzare oggi è un errore. L'onda lunga della crisi per Celesia ormai sta colpendo anche la Valle e per questo gli investimenti necessari per destagionalizzare rischiano di portare a risultati nettamente inferiori alle aspettative. «Viviamo difficoltà nelle stagioni estive. Sviluppare il mese di ottobre e poi promuoverlo in mezzo a questa crisi è uno sforzo che non possiamo permetterci. In quest'anno là dove c'è spazio occorre consolidare le stagioni tradizionali. Anche le tariffe andrebbero ritoccate inq uanto i nostri margini si sono troppo ridotti in questi ultimi anni».


2°) Prolungare i periodi di vacanza è un errore. «E' uno sforzo mostruoso. E' meglio puntare a far venire più gente. - spiega Celesia - Per questo occorrono anche sistemi di prenotazione più veloci. Il booking on line ad esempio. Vanno aumentati i volumi di prenotazione. Un'offerta con uno stile di pronta fruibilità credo sia la scelta giusta».


3°) Un'offerta variegata è l'obiettivo da avere.


L'imprenditore vitivinicolo e Presidente della Federazione dei Vignaioli indipendenti (Fivi) Costantino Charrère ha poi posto al centro della sua riflessione il concetto di famiglia, di azienda famigliare che, indubbiamente, è uno dei grandi atout del sistema altoatesino, a partire dal famoso maso chiuso (proprietà terriera al figlio maschio) che ha preservato l'unità delle proprietà immobiliari. Per Charrère questo modello imprenditoriale è ripetibile in Valle. «Una famiglia che investa nel settore vino con tre ettari e mezzo e una produzione di 35-40mila bottiglie può dare vita ad una azienda di grande sostenibilità imprenditoriale e ambientale». Charrère parla di un modello di sviluppo agro-pastorale-turistico che dovrebbe portare, con un occhio benevolo dell'Europa dove da tempo indagini statistiche dimostrano la disponibilità delle popolazione europee a sostenere il mondo agricolo, alla creazione di una rete di filiera in una regione alpina.


Vladimiro Rambaldi, responsabile di Territorio Nord Ovest di Unicredit ha sottoposto ai presenti quattro suggestioni.


1°) L'importanza della presenza in Valle di una produzione di qualità che permetta di costruire un'offerta turistica ad essa collegata sul modello di una realtà come Le Langhe.


2°) L'importanza del Turismo congressuale, dove piazze come Courmayeur e Saint-Vincent possono fare sentire la loro voce.


3°) L'impegno per una maggior copertura dei posti letto nel periodo invernale


4°) L'Alto Adige ha beneficiato anche di un permanente flusso turistico che inizialmente era di passaggio. Possibile che non sia pensabile un'attrattiva di permanenza per il turista francese e svizzero che transita in Valle d'Aosta?


Ricco il dibattito che ha visto intervenire fra gli altri anche Giorgio Gerard, presidente dei Giovani albergatori valdostani, e Ferruccio Fournier, presidente dell'Associazione valdostana degli impianti a fune, che ha detto come gli indicatori più importanti sul fronte dell'accoglienza in montagna siano principalmente due: «il numero dei fiori sul balcone in estate e il numero di luci accese in inverno».  Qui sembra che Valle d'Aosta e Alto Adige siano ancora molto distanti. 

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