Michel Grosjacques, presidente Ordine ingegneri |
La prossima settimana toccherà invece all’Ordine dei Medici con Roberto Rosset. Ricordo che Grandangolo è anche una trasmissione radiofonica che va in onda tutti i giovedì alle 10,35 su radio
Proposta in Blu. A sponsorizzare l’intero ciclo di trasmissione (24 puntate) è il Consorzio Valfidi che ha al suo interno una sezione riservata alle professioni.
L’IDENTIKIT
Iscritti dell’ultimo triennio: 468 (17 nell’ultimo anno)
Composizione direttivo: Michel Grosjacques (Presidente), Edgardo Campane (segretario), Jeanpaul Grange (Tesoriere), Corrado Cavallero, Umberto Ventosi, Vincenzo Ubertalle, Daniele Boggio Marzet, Sergio Grange e Lorenzo Nelva Stellio (Consiglieri)
Il “trend” nei prossimi anni in termini di iscritti: In calo negli ultimi 7-8 anni del 50%: da 30 a 15.
Mail: infordine@ingegneriaosta.it
Sito internet: www.ordineingegneriaosta.it
LE DOMANDE
Mi descriva le principali problematiche a livello regionale e nazionale che la vostra professione si trova a dover affrontare?
Nella congiuntura attuale le problematiche si intersecano tra quelle nazionali e quelle regionali e sono legate purtroppo alla congiuntura negativa con caratteristiche di crisi recessiva che perdura da anni e dalla quale non si vedono spunti di uscita attuale. Il problema principale è legato ad un mercato rallentato e che dà segni
molto negativi anche per il futuro. Poi ci sono i problemi della professione che c’erano comunque prima della crisi e che questa crisi ha aggravato. Ossia una professione che è in profonda trasformazione perché parte da uno schema che era quello delle professioni liberali dove il professionista portava a termine la sua opera secondo principi di etica e senza assoggettarsi al mercato. Oggi invece siamo in pieno mercato, in piena concorrenza. Ci stiamo trasformando da professionisti in imprenditori con tutte le conseguenze del caso. Un processo avviato da una decina di anni e vede la professione in continua evoluzione. Un processo roblematico in quanto si tratta di coniugare la concorrenza che è giusto che ci sia con l’etica che deve perdurare. Cambia così il modo di lavorare e di approcciare il mercato. Ovviamente noi non siamo contro tutto questo, ma in qualche maniera è un processo che va accompagnato con quelli che sono i principi fondanti della professione legati all’etica. Quest’anno poi c’è stata un ulteriore trasformazione indotta dalla
riforma delle professioni che ha visto la luce nel mese di agosto e che finalmente si è trasformata in una opportunità di modificare in maniera più moderna la professione stessa.
Esistono possibilità di lavoro in Valle d’Aosta oppure il settore è saturo?
La crisi è profonda. Il lavoro deve essere ricercato nella fantasia tutta italiana di trovare soluzioni ai problemi esistenti.
Esistono nuovi sbocchi professionali?
Oggi esistono dei mercati possibili come quelli del corretto riuso del territorio, della riqualificazione energetica, statica, tutto ciò che va nella direzione di ottimizzare il patrimonio esistente e in generale le risorse
che abbiamo a disposizione. Il lavoro classico è drammaticamente diminuito e le prospettive sono negative. Le opportunità vanno create dando valore aggiunto a quanto già c’è sul territorio. Occorre tutelare quanto vale la pena di tutelare e magari avere anche il coraggio di fare un passo in più e qualche volta demolire e ricostruire nell’ottica di realizzare qualcosa di nuovo che possa costare meno nel futuro.
Soffermiamoci sulle iniziative di formazione realizzate nel corso del 2012 e su quelle che avete in programma nel 2013?
La formazione è uno dei punti nevralgici anche dell’ultima Riforma che impone un aggiornamento continuo ed un attento monitoraggio della formazione svolta. E’ un’opportunità che abbiamo accolto a braccia aperte. Noi ne facciamo molta. Negli ultimi anni nel settore energetico, strutturale, sicurezza. Oggi la nuova sfida è
organizzarla su dei canali predeterminati, darle valore, visibilità e tracciabilità. Una sfida che intendiamo cogliere e portare avanti.
Consigli per chi si vuole avvicinare alla professione?
In questo momento è difficile dare consigli a chi inizia qualunque tipo di attività. L’unica cosa di cui c’è bisogno è veramente tanto coraggio. La situazione è critica e le prospettive ancora di più. Detto questo
va anche precisato che il mondo dell’ingegneria è sempre stato un mondo estremamente versatile perché la formazione di base è molto elevata ed ha le capacità di adattarsi a quelle che orno le esigenze del mercato.
Non è una professione in esaurimento, purtroppo occorre che l’economia generale riparta perché ci siano degli effetti positivi. L’unico consiglio che vorrei dare è di prepararsi ad un lavoro che non potrà più essere singolo, ma in “équipe” e basato su una sempre maggiore integrazione con gli altri aspetti anche esterni alla
professione. Se non si riesce a fare sinergia e squadra non si possono vincere le sfide del mercato legate ad innovazione e al riuso di quanto c’è sul territorio.
Un giudizio sulla riforma degli Ordini? Che cosa ha senso fare e che cosa no?
Complessivamente noi siamo contenti. Sono stati posti alcuni paletti necessari e doverosi. Ha posto il problema della concorrenza, delle società. Ha imposto il principio della formazione continua. Gli aspetti su cui ancora si sta ragionando – in quanto mancano ancora i regolamenti attuativi che determinano poi professione per professione le vere cose da fare – è il tirocinio che nel nostro caso è stato inserito per la prima volta. Attualmente è in una fase di congelamento perché non vorremmo diventasse un freno al
mercato trasformandosi in un nuovo balzello per iniziare una attività. Il tirocinio è per noi una leva importante per promuovere l’avvicinamento della scuola alla professione, ma deve essere gestito, regolamentato, con una remunerazione, con dei principi che lo trasformino in un apprendistato vero e proprio. Deve diventare
un’opportunità e non un freno.
Che rapporto avete con il mondo delle imprese?
Sta mutando parallelamente alla trasformazione della professione che prima era molto separata dalla fase di realizzazione, mentre ora c’è sempre più integrazione e la centralità si sta spostando dal progetto alla costruzione. E’ un rapporto migliorato in quanto sempre più integrato.
Qual è il vostro rapporto con il mondo del credito?
Di per sé è buono. Per quanto invece riguarda tutta la filiera della costruzione esiste un problema attualissimo sulla necessità di aumentare le possibilità di credito che al momento rappresentano un grosso freno. Credo che anche alla luce delle notizie quotidiane sui tagli che lo Stato e conseguentemente la Regione e i Comuni
si trovano a dover fare per esigenze di bilancio l’unica chiave di volta per uscire dalla crisi è che l’ente pubblico si trasformi sempre più da finanziatore a garante dando la possibilità sotto certe condizioni di fare da intermediario sulle garanzie per le banche affinché queste prestino con più facilità le risorse alle imprese per portare a termine determinate operazioni. Temo che senza questo passaggio non si riesce ad uscire da questa crisi.
Mi dica un valore da recuperare in questa nostra società sempre più sfilacciata…
L’etica e la coscienza del lavoro. Anche dalle notizie che leggiamo tutti i giorni sui giornali sono convinto che ci sia una estrema necessità di etica nel mondo del lavoro. Bisogna capire che per ottenere qualcosa bisogna guadagnarsela con fatica e cercando di lavorare con coscienza. Purtroppo questi sono valori sempre più relegati e sottomessi ad una logica di profitto che da sola non ci può che portare alla rovina.
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