Albert Lanièce e Rudi Marguerettaz |
Sull'ultimo numero dell'«Agriculteur Valdôtain», il periodico della Coldiretti valdostana in distribuzione in questi giorni, c'è un articolo dal titolo «Elezioni che cosa ci aspettiamo» che mi sembra di un certo interesse come riflessione sui problemi del mondo agricolo e proprio per questo motivo ho deciso di proporlo come post in questo blog.
Mentre
a livello Nazionale la
Coldiretti ha incontrato tutti Leaders politici (Letta,
Vendola, Casini, Monti, Berlusconi e Grillo) la Associazione Agricoltori
ha incontrato, nelle fasi precedenti le elezioni, prima i candidati
Guichardaz-Morelli, poi Lanièce-Marguerettaz, infine in candidato Vierin.
La campagna elettorale è – tradizionalmente – sempre calda e, nella
nostra Regione non si sfugge a tale realtà. Le elezioni politiche sono
sempre meno sentite delle Regionali ma, a causa del “traino” che vi sarà – in
quanto le elezioni si succederanno di pochi mesi – gli osservatori ritengono
che il primo risultato elettorale potrebbe poi influenzare gli schieramenti e i
risultati di maggio, anche se l’elettorato Valdostano ha, sovente, spiazzato
tutti con scelte – l’incrocio della penultima tornata elettorale ne è la prova
– che certamente avranno dei motivi validi. Non ci azzardiamo
a fare previsioni ma a sperare che, dopo una profonda crisi economica, ci
possa essere una fase di ripresa, soprattutto per l’occupazione e soprattutto
per i giovani.
Noi,
nel ruolo di difesa degli interessi del mondo agricolo abbiamo presentato ai
candidati un documento che vogliamo riassumere ora, a bocce ferme, per poi
riconfrontarci con i due eletti – Albert Lanièce al Senato e Rudi Marguerettaz
alla Camera - su temi che, e non poteva essere altrimenti , hanno
fortemente condiviso in campagna elettorale.
Innanzi
tutto la “Montagna” : ricordando che la Costituzione recita“Al
fine di conseguire il razionale sfruttamento del suolo e di stabilire equi
rapporti sociali …... la legge dispone provvedimenti a favore delle zone
montane” abbiamo sottolineato come le politiche di sostegno alla montagna
sono vanificate sia nelle risorse che nei conseguenti effetti, a causa di
quello che definiamo “il peccato originale” cioè una non corretta delimitazione
territoriale della montagna stessa. Si rende pertanto indispensabile una
revisione della norma poiché le sempre più limitate risorse portano a
vanificare qualsiasi intervento destinato alla montagna se disperso in
una moltitudine di territori che con la montagna poco hanno a che fare.
Il
fisco: L’agricoltura
è strozzata in una situazione economica rispetto alla quale non vi è uscita. Il
settore primario non produce né acciaio né automobili ma “CIBO” e il cibo è uno
dei pochissimi fattori indispensabili per l’umanità. Ma il cibo deve essere
accessibile e mantenere un prezzo che dia dignità ai consumatori e alle
famiglie. I costi però, per le imprese agricole, sono follemente aumentati
trainati da quelli dell’energia, ma i ricavi sono sempre gli stessi – portiamo
ad esempio il nostro prodotto principe, la Fontina pagata al produttore 7.03€ nel 2011
contro i 7,13€ nel 2008. L’attuale sistema fiscale serve da
“ammortizzatore sociale”rispetto a tale situazione; qualsiasi
modifica del fisco, che introduca nuove imposte per il settore agricolo NON
SARA’ SOPPORTABILE.
La previdenza:
In
tale ambito ricordiamo e, premettiamo, che la pensione di un coltivatore
diretto ammonta – oggi – a circa 480 euro mensili compresa l’integrazione
al minimo. Il settore agricolo si trova in una situazione, al momento, poco
evidenziata in quanto i tempi di attuazione della riforma Fornero non sono
immediati ma, con l’introduzione progressiva del sistema contributivo il mondo
autonomo agricolo dovrà cercare di versare sempre più contributi se vorrà avere
una soglia di sopravvivenza minima ma si trova a che fare con gravissime
difficoltà, oramai strutturali, ove, sempre più, aziende in difficoltà non
riesco a versare i propri contributi previdenziali e assistenziali. La riforma
porterà, inoltre, nel 2017,
a disperdere quasi interamente il patrimonio di
agevolazioni per le zone montane portando i nostri agricoltori pressoché
agli stessi livelli contributivi dell’agricoltura di pianura.
Il lavoro Come noto il
lavoro agricolo a tempo determinato è la prassi, mentre il lavoro a tempo
indeterminato è l’eccezione. La normativa non sembra però tenerne conto. Agli
inizi degli anni 2000 le norme relative al lavoro agricolo consentivano
“l’anarchia assoluta”. Oggi è molto più facile assumere per la Fiat che per un conduttore di
alpeggio e i costi del lavoro stesso sono molto elevati, salvo poi riscontrare
periodicamente – e questo lascia il mondo agricolo locale nello sconcerto – le
decine di “Rosarno” che la stampa nazionale evidenzia. Il concetto è da
estendere anche alla normativa relativa alla sicurezza sui luoghi di
lavoro in agricoltura. La tutela dei lavoratori autonomi e degli operai non
deve assolutamente essere messa in discussione ma, proprio per questo,
gli interventi di formazione, tutela e informazione dei lavoratori devono
essere efficaci e snelliti.
Agli eletti il lavoro,
certamente, non mancherà.
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