26 aprile 2013

Elio #Ottin: «i #vini autoctoni #valdostani sono sempre più apprezzati»

Questa settimana ti propongo l'intervista fatta ad Elio Ottin, produttore vitivinicolo vincitore del  sondaggio, lanciato da questo blog e da Vino al Vino di Franco Ziliani, per premiare il miglior produttore valdostano del 2013. Ne approfitto per segnalarti che sto facendo i primi passi per organizzare la premiazione. Tieni d'occhio il blog. 
Elio Ottin


Lei è reduce dal Vinitaly come era organizzata la presenza valdostana?
C’era uno stand istituzionale della regione dove erano presenti il personale dell’Amministrazione regionale e i Sommelier della Valle d’Aosta e poi vari stand minori dove eravamo presenti noi produttori. Organizzativamente una scelta ben fatta. Tanta gente passava prima al banco di assaggio regionale dove erano presenti tutti i vini e potevano già farsi un’idea, una panoramica e poi andare a trovare il produttore che lo interessava.

Commercialmente il Vinitaly come è andato?
Ho trovato un crescente interesse per i vini autoctoni valdostani. Sia all’Italia che all’estero si riscontrano forti richieste.

L’Asia è sempre più conquistata dal vino italiano avete avuto qualche testimonianza di questo grande interesse?
Sì. Noi ormai da due anni lavoriamo su Honk Hong con un importatore. E a detta sua fino a circa quattro anni fa c’era soltanto vino francese in Asia. Adesso il vino italiano sta pian piano conquistano il suo spazio.

Da quanto tempo si dedica a questa attività?
A tempo pieno da una decina d’anni. Prima ho lavorato per quasi vent’anni all’Assessorato all’Agricoltura della Valle d’Aosta e ho sempre svolto questa attività in modo part time. Poi mano a mano mi sono allargato finché non ho deciso che era il momento di fare il passo.

Quanti ettari, quante bottiglie e, soprattutto, quali vini producete?  
Attualmente coltivo quattro ettari e mezzo e produco quattro vini: un bianco, la Petite arvine, e tre rossi, Pinot nero, Fumin e Torrette Supérieur per un totale di 35mila bottiglie.

Avete una buona produttività…
Direi il giusto calcolando che i nostri vigneti sono impiantati abbastanza stretti.

Autoctono o internazionale?
Vanno proposti entrambi. Noi abbiamo impiantato le vigne in base al terreno e ala giusta posizione di conseguenza non è stata una scelta commerciale. Per uscire dalla Valle l’internazionale aiuta farti conoscere in quanto la gente prima di tutto beve qualcosa di conosciuto poi se gradisce nasce l’interesse e la curiosità di provare qualcos’altro e così l’autoctono va bene.

Con il meteo è sempre una bella lotta?
Meno male che è così. E’ un bene che non riusciamo a governare proprio tutto altrimenti sarebbe troppo monotono.

Avete recentemente vinto il sondaggio di ImpresaVda sul miglior produttore di vino valdostano. Al di là del premio specifico quanto conta oggi la notorietà in rete?
E’ un modo di farsi conoscere, soprattutto tra i giovani, molto efficace. Difficile definirne il peso, ma c’è. E’ fondamentale avere un sito internet.

L’enoturismo sta crescendo. Quanto vino si riesce a vendere direttamente, senza intermediari?
E’ un fenomeno sicuramente in crescita. Negli ultimi anni a detta dei ristoratori, ad esempio, c’è sempre più gente che viene in Valle d’Aosta per passare un paio di giorni di vacanza per aver la possibilità di andare in azienda per conoscere il produttore e avere la possibilità di comprare il suo vino. E’ un turismo da guardare con un occhio di riguardo e da incentivare in quanto fa lavorare molto bene due realtà in sinergia, cioè l’agricoltura e il turismo. Vendere poi direttamente in azienda ha il vantaggio di parlare direttamente con il consumatore finale, di vendere ad un altro prezzo e crea un indotto non indifferente.

Come è andata l’ultima vendemmia?
L’ultima è stata caratterizzata da un forte calo di produzione. Noi ad esempio abbiamo riscontrato un calo del 30% dovuto a non si sa bene quale motivo. In alcune zone ci sono stati problemi sanitari, in altre di siccità, non né l’uno né l’altro però il calo c’è stato comunque. Fortunatamente non c’è stato il calo di qualità. Anzi direi che è ottima.

In proporzione è più importante il lavoro in cantina o in vigna?
Per me l’80% lo fa la vigna e il 20% la cantina. Mi spiego. Sicuramente devi lavorare bene in vigna e non devi sbagliare niente. E poi in cantina non è che pigi l’uva e lasci così. Devi comunque governarla e quelle quattro regole fondamentali vanno comunque adottate anche in cantina.

 Un sogno imprenditoriale da realizzare…
Il mio sogno è quello di mantenere quanto fatto fino adesso sperando che mio figlio lo porti avanti e lui realizzi il suo sogno.

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